Quali sono i punti focali su cui è stato sviluppato il progetto FTR?
“La moto da gara – che ha vinto 17 gare su 18 nel 2018 – è stata la nostra ispirazione. Il flat track è l’eredità che abbiamo voluto trasmettere alla moto di serie, tenendo saldi quattro punti. Motore: che deve essere potente ed emozionante, ma anche affidabile. Posizione di guida: l’abbiamo voluta attiva. Abbiamo studiato a lungo l’ergonomia, affinché fosse il più simile a quella della FTR da gara, ma offrisse anche comfort. Tecnologia: abbiamo fatto in modo che sia presente con dispositivi utili alla sicurezza e al piacere di guida, ma non in maniera eccessiva e invadente. Accessori: anche la FTR 1200, come le altre Indian, ha una gamma di componenti dedicati per customizzarla”.
Possiamo definire la FTR 1200 una moto “poco americana”?
“Effettivamente è anche molto europea. Il prototipo ha debuttato a Monza, nel maggio 2018, alla sprint race di The Reunion. Il primo modello marciante è stato realizzato nella nostra filiale in Svizzera ed è stato testato su strade spagnole. Ci aspettiamo un riscontro molto positivo nel Vecchio Continente”.
Leggendo la scheda tecnica abbiamo individuato un possibile difetto: il serbatoio ha una capacità ridotta, anche per essere una fun-bike…
“Il serbatoio carburante tiene 13 litri di benzina, sufficienti a percorrere 200 km. La scelta di posizionarlo sotto la sella ha imposto questa capacità. Il focus è stato sulle prestazioni e sul piacere di guida, non sul range. Con questa struttura, l’airbox è proprio sopra la V dei cilindri, in posizione ottimale per l’aspirazione. Inoltre aver posizionato il serbatoio sotto la sella ha contribuito ad abbassare le masse e accentrare il baricentro”