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“Gli incidenti avvengono perché non si rispettano le regole”

In seguito all’ultimo incidente avvenuto al Mugello durante una gara del Trofeo Amatori, che è costato la vita ad un pilota di 52 anni, l’ideatore e organizzatore del Campionato, Daniele Alessandrini, esprime il suo punto di vista ed illustra cosa si potrebbe fare per aumentare la sicurezza in pista

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Daniele Alessandrini, ideatore e organizzatore del Trofeo Italiano Amatori 

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Lo scorso week end al Mugello durante la gara della Promo Racing Cup, nella categoria Amatori 1000 avanzata, è avvenuto in incidente tra tre piloti che è costato la vita a Nicola Sartori, un 52enne originario della provincia di Venezia e residente ad Adria. Dopo quanto successo, Daniele Alessandrini, ideatore e organizzatore del Trofeo Italiano Amatori è intervenuto sugli incidenti, purtroppo mortali, verificatisi nelle ultime tre stagioni. Vi riportiamo integralmente quanto espresso sui social network da Daniele, che esprime il suo punto di vista ed illustra cosa si potrebbe fare per aumentare la sicurezza in pista.

Gli autodromi di Misano o del Mugello sono pericolosi?

No, sono tra gli autodromi più sicuri al mondo, senza parlare del fatto che hanno dei centri medici di eccellenza; questi autodromi (come anche alcuni altri impianti nazionali) sono un fiore all’occhiello del nostro motorsport.

L’organizzazione della Federazione Motociclistica Italiana è carente sulla sicurezza?

No, è la migliore del mondo! Possiamo discutere sui prezzi, ma non sul tema della sicurezza.

Le moto potenti sono un problema per la sicurezza?

No, basta considerare gli incidenti che si sono verificati negli ultimi anni nella categoria 300, in cui i ragazzi abbandonano ogni forma di lucidità, purtroppo con esiti anche mortali. Le moto potenti possono non essere sfruttate completamente da chi non è sufficientemente allenato o non ha esperienza (ma non è il caso dei nostri piloti della RR Cup e della classe 1000 Avanzata). Inoltre, se analizziamo tutti e 5 gli incidenti degli ultimi 3 anni, nessuno di questi è dovuto al fatto che le moto fossero troppo potenti ma si sono verificati tutti in situazioni di mancato o limitato rispetto delle regole.

Il problema è che spesso anche piloti adulti perdono la necessaria lucidità e non guidano più con la testa mentre altri non rispettano le regole: queste situazioni aumentano fortemente il tasso di rischiosità delle gare, coinvolgendo anche piloti incolpevoli che diventano purtroppo vittime; i conduttori che tengono condotte scriteriate o non regolamentari vanno individuati e, dopo due o tre richiami, espulsi dalle gare.

Le griglie piene sono il problema?

No. Per fare un esempio Fabrizio Giraudo, perito a Misano il 16 aprile, era schierato in griglia in ventitreesima posizione su 26 partenti, quindi in una griglia non piena, eppure qualcuno lo ha involontariamente investito, sebbene avesse dietro di sé solo altri 3 piloti.

Diminuire il numero degli pneumatici utilizzabili o imporre determinate mescole, aumenterebbe la sicurezza?

No. Se parliamo di sicurezza, è bene che ogni pilota sia libero di scegliere la mescola della gomma che preferisce e di cambiarla quante volte vuole. Se invece parliamo di economicità delle competizioni nazionali amatoriali, si può pensare ad una griglia mono-mescola e/o di concedere ai piloti di utilizzare un numero molto limitato di pneumatici; faccio un esempio: massimo 4 penumatici per qualifiche e gara e solo gare singole. Detto ciò, perché realizzare un solo format? Per accontentare chi ha budget limitati e scontentare gli altri? In ogni caso potremmo pensare di creare due format che accontentino tutti, senza imporre nulla a nessuno.

Tutto ciò premesso, ho una grande tristezza dentro per gli incidenti ed i decessi accaduti negli ultimi 3 anni. Organizzo il trofeo da 19 anni e per i primi 16 anni non abbiamo mai avuto questi problemi, mai un decesso, eppure abbiamo avuto anche 240 piloti in un anno nel nostro trofeo, con 6 griglie di partenza (6 volte tanto quelli di un trofeo in salute con 40 piloti); purtroppo negli ultimi tre anni, sebbene il format del trofeo, i circuiti, gli pneumatici etc siano rimasti sempre gli stessi (o quasi), abbiamo visto morire troppo spesso i piloti, ed è per questo che, a mio modesto parere, ci dobbiamo attivare inserendo i correttivi (alcuni da me suggeriti) che spero possano essere condivisi anche da altri promotori e dalla FMI.

1. Tutti i piloti, per poter ottenere la licenza, dovrebbero sostenere un corso teorico "in presenza" (anche contenuto in 4 ore) in cui si mostrino i video degli incidenti verificatisi in gara, dovuti al mancato rispetto delle regole, e le loro conseguenze. Faccio un esempio classico: sei in griglia di partenza e ti si spegne la moto? Anziché stare lì a provare ad accenderla, devi alzare in alto entrambe le braccia ed agitarle! Alcuni piloti non lo fanno e allora durante il corso dobbiamo mostrare loro un incidente realmente accaduto, che possa procurare davvero impressione e far capire cosa succede se non si segue questa regola.

I corsi è bene che si effettuino durante l'inverno e comunque non nei giorni di gara, quando il pilota è concentrato solo sulla competizione e non presta attenzione né al direttore di gara né al briefing.

Comprendo che i corsi sul territorio nazionale non siano facili da organizzare ma noi operatori del settore dobbiamo spingere affinché sia possibile farli svolgere.

2. Altro punto secondo me centrale: devono essere inasprite le punizioni per chi non rispetta le regole; non parlo di multe economiche, ma di sanzioni che vadano a colpire il pilota sul suo risultato finale di gara. Cerco di spiegarmi meglio con degli esempi:

• non rispetti le bandiere gialle e non rallenti? 30 secondi di penalità a fine gara e nuova stesura della classifica

• percorri a 100 km/h la corsia dei box? 40 secondi di penalità a fine gara e nuova stesura della classifica

• durante le prove di qualifica entri in pista tagliando la corsia ed andando dalla parte opposta? Scatta la squalifica, non disputi la gara.

I piloti devono capire che le regole sono alla base della loro sicurezza e devono essere assolutamente rispettate; per obbligare i piloti a rispettare le regole, devono essere applicate sanzioni che “facciano male” al pilota e le uniche efficaci sono penalizzazioni che incidano sul risultato sportivo.

3. Riterrei inoltre opportuno che fosse istituita una licenza a punti che preveda un “percorso” lungo il quale la licenza stessa possa essere sospesa per periodi più o meno lungo, a seconda della gravità delle violazioni.

4. Occorrerebbe inoltre introdurre nel paddock dei controlli anti-doping a campione, perché chi è dopato o drogato, è pericoloso per sé e per gli altri. Questo è un argomento-tabù, di cui nessuno vuole parlare, ma il fenomeno è presente nel nostro ambiente che non è altro che lo specchio della nostra società.

5. Infine dobbiamo cercare di cambiare la moderna cultura motociclistica, che impone il raggiungimento del risultato a tutti i costi, la conquista della coppa a tutti i costi, e riaffermare quella del motociclismo sportivo degli anni ‘70-’90, dove la cosa più importante era migliorarsi, misurarsi con se stessi, rispettare i propri avversari, cenare insieme a loro la sera e, infine, cercare di vincere.

Va riaffermato il valore sano del motociclismo e non quello del risultato ad ogni costo.

Tutti i piloti o quasi tutti chiedono che si faccia qualche cosa, ma pochissimi di loro si mettono in discussione, pochissimi di loro hanno analizzato gli incidenti degli ultimi tre anni, pochissimi di loro hanno detto "spesso – o quasi sempre – è stata colpa nostra".

Noi operatori dobbiamo impegnarci per cercare di migliorare le mentalità dei piloti ed aiutarli a migliorarsi come sportivi; è questa la nostra sfida più importante.

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