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30 anni di Superbike: come sono cambiati i freni

Brembo ci racconta come in 30 anni di Superbike sono cambiati gli impianti frenanti delle moto in pista. Dischi, pinze, pompe, pastiglie… scopriamo le differenze con i modelli del passato
1/7 Davide Tardozzi nel 1988 sulla sua Bimota YB4 (foto Brembo)
Facciamo un salto indietro di 30 anni. 3 aprile 1988, Donington Park (Inghilterra). Tutto è pronto per la prima gara del Mondiale Superbike. Sulla griglia di partenza 39 piloti, con nomi del calibro di Marco Lucchinelli, Davide Tardozzi, Fred Merkel, Joey Dunlop… in sella a moto mitiche come le Ducati 851, le Bimota YB4, le Honda RC30 e le Suzuki GSX-R750.
È Davide Tardozzi con la sua YB4 il vincitore di quella prima gara, diventando così il primo vincitore di una gara nella storia del mondiale Superbike! Al secondo posto Marco Lucchinelli, su Ducati a solo un secondo e 90 millesimi di ritardo, terzo Joey Dunlop con la Honda RC30. I due piloti italiani si danno battaglia anche per tutta Gara 2, ma nel finale Tardozzi cade e Lucchinelli riusce così a vincere con 9 secondi e 350 millesimi sulla Honda Fred Merkel (che a fine stagione diventerà il primo Campione del Mondo della Superbike). ​

Fin da quella prima gara, di 30 anni fa, molte delle moto sulla griglia di partenza del mondiale Superbike sono equipaggiate con freni Brembo. Nel campionato delle derivate di serie, infatti, gli impianti della Casa bergamasca non sono mai mancati, anzi.. le moto equipaggiate con freni Brembo hanno conquistato tutte e 30 le edizioni finora disputate del Campionato del Mondo Superbike Costruttori e 27 edizioni del Campionato del Mondo Superbike Piloti. ​ Per celebrare al meglio questa ricorrenza Brembo ha pensato di mettere a confronto gli impianti frenanti delle attuali Superbike del Mondiale con quelli delle moto che scesero in pista 30 anni fa.

Sei le principali differenze, ce le illustra Brembo, vediamole insieme.
Davide Tardozzi nel 1988 sulla sua Bimota YB4 (foto Brembo)

I dischi freno

Le Ducati, le Bimota e le Honda del 1988 utilizzavano dischi in ghisa, di 5 mm di spessore e con diametri da 290 mm e 320 mm a seconda delle occasioni. Rappresentavano la soluzione più economica e non avevano bisogno di essere portati in temperatura per essere utilizzati. D’altro canto, la ghisa è un materiale fragile e l’abbinamento con materiali d’attrito sempre più aggressivi ne ha causato il prematuro abbandono, a vantaggio prima dell’acciaio, poi del carbonio. I dischi in carbonio sono però stati banditi nel 1994 per contenere i costi e si è tornati all’acciaio.

Nel 2018 le Superbike utilizzano dischi in acciaio inox da 336 mm di diametro, ma c’è chi usa ancora il 328 mm. A seconda della durezza delle gare e dello stile di guida dei piloti cambia lo spessore, da un minimo di 5,5 mm ad un massimo di 7,1 mm.​
Le differenze tra i dischi

Le pinze freno

Nel 1988 le Superbike utilizzavano le pinze in 2 pezzi fissate con 4 viti d’unione. Il sistema composto da 2 semi-pinze accoppiate meccanicamente presentava evidenti limiti di rigidezza e scontava la diversa dilatazione tecnica dell’alluminio della pinza e delle viti. Per risolvere questi problemi, nella seconda metà degli anni Novanta Brembo ha introdotto le pinza freno monoblocco assiali.

Qualche anno dopo queste furono a loro volta rimpiazzate dalle pinze radiali: lo stress meccanico è minore e di conseguenza si riducono anche le deformazioni elastiche, con evidenti benefici nella sensibilità in frenata. Sedici dei piloti del Mondiale Superbike 2018 utilizzano pinze radiali Brembo in alluminio nichelato ricavate dal pieno. ​
Pompa freno Brembo GP Billet Radial Brake Master Cylinder

Le pastiglie freno

Alcuni piloti del Mondiale Superbike 1988 usavano pastiglie in materiale organico, altri pastiglie sinterizzate. I primi beneficiavano di una frenata pronta fin dalle prime curve e non avevano problemi con la pioggia, ma dovevano eseguire il rodaggio termico per farla adattare alla perfezione al disco. Le pastiglie organiche erano però meno prestazionali, lamentavano usure elevate alle alte temperature ed erano soggette al rischio di vetrificazione: per scongiurarlo alcuni piloti utilizzavano pastiglie sinterizzate, per loro natura più costose. La composizione di queste ultime era ben diversa da quella delle Brembo Racing Z04, in uso negli ultimi anni nel Mondiale Superbike: la loro costanza di rendimento alle alte temperature evita l’effetto Fading, cioè il decadimento di prestazioni che non era infrequente nel 1988.
Pastigle freno Brembo ZO4

Le pompe freno

Trent’anni fa in Superbike si usavano ancora le pompe freno assiali: oltre ad essere realizzate tramite fusione, presentavano anche altri limiti. L’ingombro era considerevole e parte della forza esercitata dal pilota andava smarrita perché il corpo di queste pinze è soggetto a torsione. Dopo pochi mesi fecero la loro comparsa le pompe radiali ricavate dal pieno con leve sagomate, già sperimentate con successo nel Motomondiale.

Le pompe radiali moderne, avendo il pistone in posizione trasversale al manubrio, garantiscono l’assenza di sprechi di energia perché la forza delle dita sulla leva e quella della leva stessa sul pistoncino agiscono nello stesso senso.
Pompa freno Brembo GP Billet Radial Brake Master Cylinder

La frenata

La combinazione di pinze e pompe assiali, dischi in ghisa, pastiglie organiche e le caratteristiche delle moto del 1988 rendevano le frenate più lunghe delle attuali di almeno il 25 per cento: la Ducati 851 pesava a secco 178 kg, la Bimota YB4 180 kg e la Honda RC30 185 kg mentre le Superbike del Mondiale 2018 pesano 168 kg.

Negli ultimi 30 anni Brembo ha introdotto diverse innovazioni su prodotti, materiali e processi produttivi: il risultato è il drastico accorciamento degli spazi di frenata. Inoltre, a parità di forza esercitata sulla leva, agli albori della Superbike si ottenevano frenate differenti essendo le prestazioni soggette a decadimento durante la gara.

Oggi invece, grazie anche a fluidi freno sempre più avanzati, il range di utilizzo è più elevato e la risposta costante dalla partenza al traguardo. ​
Marco Lucchinelli nel 1988 in sella alla sua Ducati 851 (foto Brembo)

La manutenzione

Revisione pinze freno Brembo
Nel 1988 le revisioni erano più frequenti di oggi perché i componenti interni alle pinze, dai pistoni ai lamierini, fino alle parti in gomma, non offrivano le stesse caratteristiche strutturali e di resistenza dei materiali attuali. Di conseguenza le pinze e le pompe rientravano più spesso in fabbrica per il controllo periodico e la sostituzione di tutti i materiali deperibili.

Oggi, invece, una pinza usata nel Mondiale Superbike è soggetta a revisione ogni 2.500/3.000 km e può durare anche un paio di stagioni. Questo intervallo è però precauzionalmente ridotto in caso di caduta e persino nell’ipotesi in cui la pinza abbia raggiunto temperature (misurabili con i termotape) superiori ai 200 gradi. ​
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