Statistiche web

Tutto di traverso

Come imparare a derapare in moto? Come scoprire i segreti del Flat Track? Dove fare pratica nell’arte del “traverso”? Ad esempio alla scuola di Marco Belli, dove t'insegnano tutto con la Yamaha Yamaha SR 400. Il racconto di un allievo d’eccezione, il dakariano Francesco Catanese

antefatto

Dopo una giornata di lavoro delicata, sono fermo con la macchina in tangenziale causa traffico; cosa che detesto. Sono veramente preso male quando mi squilla il cellulare. Sullo schermo vedo la faccia di Cesare Zacchetti e mi torna il buon umore. Cesare l’ho conosciuto alla Dakar 2015. Tutti diventiamo pazzi per trovare i soldi e gli sponsor per andarci, mentre a lui è costata zero. Nel 2014 l’Australian Safari era un rally che faceva parte del Dakar Challange: chi vinceva questo speciale trofeo aveva l’iscrizione pagata per la Dakar. Cesare, gran manetta, arrivò secondo al trofeo e tornò a casa (Torino) da un lato contento dell’esperienza ma deluso per aver sfiorato il sogno di pochissimo. Un giorno di novembre 2014 gli arriva una telefonata dove gli comunicano che il 1° classificato del Dakar Challenge aveva rifiutato l’iscrizione e quindi lui aveva 2 giorni di tempo per accettare o no l’offerta. Ci ha pensato tipo 4 nanosecondi... Grande amico di Edouard Boulanger, uno dei map man migliori del mondo (sono gli esperti che studiano il road book delle tappe e dicono al pilota dove passare nei punti difficili – nda), si è fatto prestare la fiammante KTM 450 Rally che il team di Marc Coma gli aveva regalato perché aveva contribuito in modo determinante alla sua quinta vittoria e con l’aiuto di qualche sponsor amico è riuscito a trovare i soldi per viaggio, alberghi, gomme e trasporto moto. Praticamente una Dakar a costo zero per Cesare visto che, correndo nella categoria Malles-Moto, ha risparmiato pure i soldi (tanti...) dell’assistenza. Ed è quindi qui che ho conosciuto Cesare, super sorridente per questo incredibile colpo di fortuna che gli ha permesso di non tirare fuori un euro fino al km 500 della seconda tappa. In forte confusione mentale per una tremenda disidratazione (la Dakar si corre in Sud America dove è estate piena...) è finito con la moto in mezzo alla vegetazione secca. I collettori di scarico hanno innescato un incendio che ha subito divorato la povera KTM. 30.000 euro di moto (prestata) svaniti in 2 minuti compresa la costosa strumentazione satellitare presa a noleggio con 3.000 euro di cauzione. Persi anche quelli.

LA CASUALITÀ

Ciao Catano! Come stai? Mi sono iscritto ad un corso di flat-track che fanno a Misano, dai che domani passo da Bologna e andiamo a bere una birra!”. “Ma cos’è il flat track? Sono quelle moto tutte in derapata tipo speedway?”. “Sì! Sì! Una figata pazzesca! C’è Marco Belli come istruttore, uno dei piloti migliori del mondo!”. “Voglio venire anch’io!”. L’atto della derapata mi ha sempre incantato. Da ragazzino passavo le serate con la Vespa nei garage di dove abitavo. Il pavimento di accesso era in mattonelle rosse lisce il giusto e nelle curve a 90° di cui era pieno il lungo garage, cercavo di derapare il più possibile per la gioia di tutti i condomini che avevano il terrore di trovarmi di colpo sul loro cofano. Ma era più forte di me e da giovane facevo dei tempi alti nelle speciali delle gare di enduro perché a me piaceva derapare. Sembrava andassi il doppio degli altri in curva, invece tempi alla mano ero molto più lento. Però non mi è mai interessato, perché l’obiettivo non era fare la curva, ma derapare. Derapare al punto che spesso mi giravo per vedere la terra alzata dalla ruota dietro e la svirgolata lasciata sul terreno. Roba da psichiatria, lo so.

IL MAESTRO E LA DISCIPLINA

Ho quindi sempre ammirato i piloti di Speedway, Short Track e Long Track che con moto stranissime si producono in impressionanti derapate, anche se non ho mai capito bene la differenza tra le varie specialità. Ed è stato proprio Marco Belli (45 anni di Varese), l’ideatore della Di Traverso School (ne abbiamo parlato qui) che ci ha spiegato le differenze: nello Speedway il tracciato è una pista ovale piatta con fondo di diversa natura (terriccio, sabbia o ghiaia), le moto sono completamente prive di freni, cambio (monomarcia) e sospensione posteriore. Lo Short Track invece si corre su un ovale lungo un quarto di miglio (circa 400 m), il terreno varia dallo sterrato al cemento e le moto hanno cambio, sospensioni e freni (ma non quello anteriore). Il Long Track è simile allo Short, ma le piste arrivano ad essere lunghe 1.200 m e le velocità diventano altissime, anche oltre i 180 km/h. Poi c’è il Flat Track (o Dirt Track), che è una disciplina che racchiude un po’ tutte le altre, il percorso può anche essere non ovale piano (con curve) e le moto che si usano attualmente sono delle cross modificate con ruote da 19”, sempre senza freno anteriore.

Marco Belli rappresenta l’essenza italiana di queste discipline nelle quali gareggia dal 2001. Ha passato diversi anni in Inghilterra e negli Stati Uniti dove ha vinto numerosi titoli e dove, al contrario che da noi, c’è una larghissima diffusione di questo sport. Innamorato perso della derapata, Marco ha deciso di trasmettere questa sua passione a chi ha il bisogno di saper gestire una perdita di aderenza della ruota posteriore, dal pilota affermato al più scarso degli amatori, fino a passare dallo scooterista che vuole vincere la paura delle strisce bianche o dei tombini quando piove. Perché è proprio questo il senso della scuola, al di là del divertimento: migliorare la propria capacità di guida e sentirsi più sicuri. Marco fa questi corsi in diverse località che, ovviamente, devono avere una struttura adeguata (circuito in terra tipo ippodromo, ecc.). Purtroppo non sono tante, anche se sta aiutando tantissimo l’effetto Valentino Rossi, di cui Marco è grande amico (oltre a Freddie Spencer e Micky Dymond), che negli ultimi anni ha creato il Ranch e la VR46 Riders Academy, sorta di parco giochi con all’interno una pista da Flat Track dove il Dottore si allena invitando anche i più grandi campioni di tutte le specialità.

IN PISTA

Marco ha quelle qualità pedagogiche che lo rendono un eccellente professore. Sì, perché non basta essere bravi ad andare in moto per poterlo insegnare. Ed in questo Marco è aiutato dalla grandissima passione che non vede l’ora di trasmettere e ti conquista con il suo modo di parlare e spiegare. Coadiuvato da sua moglie Chiara e dai 2 piccoli figli che sono un po’ le mascotte della scuola, Marco inizia il corso con le nozioni teoriche necessarie per derapare in sicurezza, tipo posizione in sella e direzioni ideali di ingresso e uscita curva. Finita la teoria ci si porta in pista con le moto che la scuola mette a disposizione: delle Yamaha SR 400 opportunamente modificate e alleggerite per l’uso specifico. Una moto che sulle prime può apparire fin troppo tranquilla, ma le scale si salgono sempre dal primo gradino... Obbligatori gli indumenti tipici del motocross con tutte le protezioni, perché la scivolata non è un evento improbabile, anzi. Dopo una serie di manovre base fatte con dei coni posti sulla pista (in cemento con sopra uno strato di sabbiolina che una macchina con dietro una larghissima scopa ogni tanto passa a distribuire uniformemente), si comincia a girare intorno al cono frenando dietro e facendo scappare il posteriore, oppure derapare continuamente su se stessi facendo perno sulla propria gamba ma senza appoggiarla troppo, facendo scivolare il piede, per poi passare a manovre sempre più ardite, il tutto con la continua supervisione di Marco e del suo staff. L’obiettivo della prima parte del corso è quello di naturalizzare la giusta posizione delle braccia e del tronco, cercando di sfruttare il piede e la gamba come appoggio per sostenere la scivolata. Piano piano si prende confidenza con la moto e con le sue reazioni su un terreno la cui aderenza è uguale a quel terribile brecciolino che si può trovare al lato delle curve nelle strade di tutti i giorni.

SENZA FRENO?

Facendo il corso ho capito il perché della mancanza del freno anteriore in queste moto: non è che non serva, è che se lo sfiori vai per terra! In realtà sulle SR 400 in dotazione alla scuola il freno c’è, ma Marco non vuole assolutamente vederci le dita sopra. Bisogna dimenticarsi che esiste, nel Flat Track si frena derapando. Finita la mattina con una introduzione teorico-pratica, Marco porta tutti al ristorante del circuito (prezzo compreso nel costo del corso che è di 300 euro incluso noleggio moto e assicurazione) dove quasi non riesce a mangiare per via delle mille domande che tutti gli fanno. Nel pomeriggio si comincia a fare sul serio con batterie di 5 piloti che si sfidano lungo il bellissimo circuito permanente di Misano Adriatico. I timori reverenziali sono svaniti in fretta ed il gas allo Yamahino si comincia a darlo tutto fino al punto che vorresti sotto al sedere un qualcosa di più potente, come una qualunque moto da cross alla quale è sufficiente cambiare entrambe le ruote (19” canale largo) e abbassare di circa 30 mm le sospensioni. La cosa importante sono gli pneumatici, perché sono quelli che permettono alla moto di scivolare in modo controllato e non repentino, grazie al battistrada micro tassellato che ricorda molto le gomme rain. Andando in velocità da un po’ fastidio la sabbiolina che finisce direttamente sulla maschera degli occhiali e in un attimo arriva la curva che può avere un raggio stretto o largo.

In ogni caso bisogna sempre anticiparla cercando di entrare a gas aperto. Inclinando la moto il posteriore parte automaticamente verso l’esterno, ma non bisogna spaventarsi, anzi bisogna assecondare la moto e cercare di mantenerla in derapata controllata il più possibile controsterzando, solo così si può chiudere la curva e percorrerla velocemente. Ovviamente non bisogna esagerare perché sennò si finisce in testacoda. È una simbiosi uomo-macchina in cui con le braccia, la gamba interna, il tronco del corpo, il gas e il manubrio si cerca di rimanere in equilibrio con la moto completamente di traverso. Finché la pista è bella liscia le sbandate controllate sono relativamente facili e con un po’ di mestiere si riesce a fare dei bei numeri, ma giro dopo giro le cose si complicano perché la pista si riempie di canali e zone lucide a maggior aderenza che portano scompensi alla ruota anteriore. L’avantreno comincia a ondeggiare mentre la moto è tutta di traverso e qui si capisce la reale difficoltà di questa disciplina: il difficile non è controllare la derapata della gomma posteriore, ma lo scivolamento laterale di quella anteriore! Oltretutto la gamba sinistra comincia a fare un male cane nella zona dell’anca per via del fatto che occorre tenerla sempre un po’ sollevata.

Con il passare dei giri cresce la fiducia nelle proprie capacità e si comincia ad osare sempre di più ingarellandosi con chiunque ci sia in pista, cercando di sorpassarlo all’interno, all’esterno o dovunque sia possibile. Di robe strane in moto ne ho fatte tante, ma questa è una delle più divertenti in assoluto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA