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Il viaggio della vita

Siamo volati in Patagonia, insieme a Dainese, per vivere un viaggio metafisico ai confini del mondo. Su Motociclismo di giugno (e su SKY canale 208 a partire dal 9 giugno) il racconto completo di questa straordinaria avventura vissuta in sella alla Ducati DesertX

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Gli Expedition Master di Dainese incarnano quello che per me è il viaggio da sogno. Non me ne vogliano i duri e puri, ma alla soglia dei cinquant’anni confesso di essere sempre più incline alle coccole in moto: abbigliamento versatile e ultra comodo anche dopo dieci ore in sella; vitto e alloggio al top una volta giù dalla moto, che deve essere al top pure lei. Tutto questo è godimento puro a patto che non sfumi il senso di avventura, essenza, per noi motociclisti, del Viaggio della vita.

Come questi, con mete ai confini dell’immaginazione, correndo in sella a vere globetrotter verso (dis)avventure che neppure credevamo possibili. Per esempio la scorsa estate, al mio primo Expedition Master in Islanda, fui sorpreso da 50 nodi di vento laterale, temendo di prendere il volo, io e la mia Multistrada, e di essere inghiottito da Hekla. Un vulcano per nulla rassicurante anche se, in quel momento, teoricamente inattivo. Questa ricerca dell’estremo è la costante della mia vita in moto e coincide con lo spirito dei viaggi organizzati da Dainese, che nelle situazioni più disparate vuole mostrare ai clienti la bontà dei propri capi di abbigliamento in termini di comfort e sicurezza. Non a caso le prossime date del calendario 2023 mi solleticano oltre misura dato che prevedono, a fine giugno, un passaggio a 5.600 m sull’Himalaya, e un altro, la prima settimana di ottobre, nel catino più caldo del pianeta, la Death Valley californiana.

Ma la Patagonia! Il solo pensiero è osare troppo, è quel viaggio in moto ai confini dell’immaginazione, delle possibilità riservate a una persona normale, e per questo ancora più sospirato. Prima di partire, mi ero documentato sulla magnificenza della natura, ma quello che si è srotolato sotto le Pirelli Scorpion Rally STR della mia DesertX mi ha lasciato lo stesso senza fiato. Si passa dalle distese praterie, all’immobilità dei deserti. Segui fiumi e scopri laghi. Se ne stanno lucenti ai piedi della spina dorsale dell’America Latina, le Ande, disposte come a protezione di quell’ambiente conteso dai due Oceani. Eppure di montagne sembra non esserci traccia sulla mitica Ruta 40: il cupolino della mia Ducati si sovrappone per ore alla linea dell’orizzonte. Oltre, c’è la Terra del Fuoco. Odore di ghiacci. Ti attira come un magnete. Sei al confine del mondo. Un viaggio, direi, metafisico. Senza la premessa di una collina, come il guanaco che balza in mezzo alla strada all’improvviso, l’orizzonte sparisce dietro guglie di granito che sembrano sbucate dal nulla per levarsi al cielo e perforare le nuvole. Il degno epilogo di un’esperienza come questa è stato il Perito Moreno. Un ghiacciaio che misteriosamente cresce di grandezza ogni giorno anche se, dal suo fronte, ogni mezzora si staccano e franano palazzi di ghiaccio alti venti piani, generando dei piccoli tsunami nell’acqua. E nel tuo cuore.

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