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Il contentino regionale e l'assurdo blocco delle moto in Italia

In molti Paesi europei l'uso della moto è consentito da mesi o settimane su tutto il territorio nazionale, anche a scopo ricreativo. Perché solo a noi danno la caramellina dello spostamento libero in regione (dal 18 maggio) ma nulla più?

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La moto è una passione meravigliosa e anche un po' pericolosa, ce lo siamo già detto molte volte. Per questo motivo, a marzo e ad aprile, abbiamo sostenuto la scelta del Governo di obbligarci a restare fermi ai box. Tutta la redazione in quarantena si è spesa in questo senso anche attraverso un videomessaggio. In quei mesi, i nostri ospedali erano in gravissima sofferenza, e non avrebbe avuto alcun senso "combattere" per rimettere in strada milioni di motociclisti e di scooteristi, coi rischi che da ciò derivano. Tant'è vero che il lockdown ha portato alla salvifica riduzione degli incidenti dell'81%, a tutto vantaggio di terapie intensive vicinissime al collasso.

A maggio però la situazione è cambiata eccome. Questo ha portato il Governo ad allentare le restrizioni, fino alla possibilità di girare liberamente all'interno della regione a partire dal 18 maggio. Un contentino? Sì, nulla più. Se da un lato è innegabile che il Covid-19 sia ancora in circolazione, dall'altro si registra una situazione molto vicina alla normalità nei nostri ospedali. Questo significa che le precauzioni anti-contagio devono continuare ad essere le più alte possibili (qui un approfondimento sull’uso delle mascherine), ma anche che non ci sono ragioni per ritenere che qualche eventuale incidente in moto - non siamo gli unici a farne, oltre ad esserne spesso incolpevoli - possa mandare in tilt il nostro sistema sanitario. Se non altro nell'immediato. Da qui il mal di pancia di moltissimi motociclisti, che pure hanno mostrato in questi mesi un grande senso civico.

Se il problema oggi è la possibile risalita del contagio, perché dal 18 maggio si possono aprire bar e ristoranti e parrucchieri ma resta vietato andare a farsi un bel giro in moto per esempio da Milano al mare della Liguria? Le restrizioni della circolazione valgono, ovviamente, anche per gli altri mezzi pubblici e privati, ma concentriamoci sulle due ruote. Dov'è più facile che si diffonda il Coronavirus? In un posto chiuso dove si sta seduti a due metri di distanza l'uno dall'altro, o in sella a una moto che si arrampica in solitaria su un passo di montagna a cavallo fra Fiuli e Veneto? Davvero pensiamo che andare a correre a piedi o in bicicletta senza mascherina sia più salutare che farsi un bel giro dell'Appennino umbro-marchigiano "chiusi" dentro un casco? Che senso ha punire fino a questo punto uno dei mezzi, la moto, più adatti a ridurre il traffico e l'inquinamento non solo in città? E perché farlo proprio nel suo momento clou, affossando così l'industria di riferimento?

Queste domande se le sono fatte anche i governanti nel resto d'Europa, ed evidentemente si sono dati delle risposte diverse dai nostri. Ecco una fotografia scattata da ACEM (European Association of Motorcycle Manufacturers) della situazione nei principali paesi UE.

  • In Austria, Finlandia, Francia, Germania, Spagna e Svezia non esistono restrizioni specifiche. L’utilizzo delle due ruote è permesso per scopi ricreativi. Anche in Grecia è così, ma risulta vietato il trasporto di passeggeri, se non in caso di comprovata esigenza.
  • In Belgio è consentito usare la moto per svago anche in gruppo, ma questo dev'essere formato da un massimo di tre motociclisti. Tuttavia, non è permessa alcuna tappa lungo il percorso.
  • Nel Regno Unito sono permessi i soli spostamenti necessari.
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