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Honda, Hornet: “Il bicilindrico vince sul quattro cilindri”

Abbiamo intervistato Masatoshi Sato, Large Project Leader della nuova Honda Hornet, che ci ha parlato delle scelte che stanno dietro alla decisione di utilizzare un motore bicilindrico parallelo, del posizionamento sul mercato, del futuro del modello…

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Come mai avete cambiato il posizionamento nel mercato della Hornet, da naked media a entry-level?

“La Yamaha MT-07 è una moto di grande successo e sapevamo di non avere in gamma una diretta rivale. Inoltre, i trend di mercato ci hanno convinti di come per i giovani sia sempre più difficile avvicinarsi alle grosse cilindrate. Ecco spiegato il posizionamento della nuova Hornet”.

Perché la scelta del motore è caduta sul bicilindrico parallelo e non sul quattro cilindri?

“La prima ragione è l’agilità. Un bicilindrico parallelo, rispetto a un quattro in linea, ha un albero motore più corto e con meno inerzia. Poi c’è l’erogazione. Un quattro cilindri ha tanta potenza agli alti ma è un po’ fiacco ai bassi e medi”.

Le regole che riguardano la patente A2 stabiliscono che possono essere depotenziate moto che abbiano massimo 95 CV. Come mai la Hornet non raggiunge questo valore, come invece la CB650R?

“È complicato ottenere da questo motore più potenza senza inficiare altre caratteristiche per noi importanti quali regolarità e disponibilità di coppia ai bassi e medi. Per farlo avremmo dovuto crescere con la cilindrata, a discapito però di peso e maneggevolezza della moto”.

Era chiaro sin dall’inizio che questa nuova moto si sarebbe chiamata Hornet?

“All’inizio non era stato deciso che l’avremmo chiamata così. Via via che abbiamo definito le sue caratteristiche abbiamo pensato: ehi, abbiamo realizzato la nuova Hornet!”

Nella vostra gamma esiste un grosso gap in termini di potenza tra Hornet e CB1000R. È in progetto di realizzare un modello che rappresenti una via di mezzo?

“Prima che questo modello arrivasse c’era un gap ancora maggiore, perché si passava dalla CB500 alla CB1000R. Come prima cosa abbiamo ridotto le distanze”.

In realtà c’era anche la CB650R…

Ha un altro stile e si rivolge a un pubblico più maturo. La Hornet strizza l’occhio ai giovani. Ad ogni modo, per tornare alla domanda di prima, non possiamo svelare cosa realizzeremo in futuro”.

Vedremo una versione DCT di questo nuovo bicilindrico?

“Beh, se lo guardate con attenzione… potete capirlo da soli”.

Possiamo avere una risposta che non richieda conoscenze tecniche specifiche?

“Diciamo che abbiamo già avuto richieste relative alla Transalp con DCT. Necessariamente dovremo valutarle”.

Hornet e CB650R hanno prestazioni e cilindrata simili ma la prima, stando ai dati dichiarati, è più leggera di circa 12 kg. Sappiamo che il suo telaio è più leggero di 2 kg. Come siete riusciti a risparmiarne altri 10?

“Il motore della Hornet è molto leggero e lo sono anche tante delle parti che costituiscono la moto”.

Come mai la velocità massima della moto è limitata elettronicamente?

“Per garantire le qualità di guida che per noi sono imprescindibili a una velocità superiore a quella ora raggiungibile, dovremmo modificare alcune parti della moto e renderle più robuste e pesanti. In relazione anche al tipo di motociclisti a cui si rivolge la Hornet, riteniamo che il valore attuale sia soddisfacente”.

Come mai la scelta di una escursione insolitamente lunga, per le ruote, per una nuda stradale?

“È legata alla volontà di far percepire la moto come facile. Questa caratteristica, soprattutto per chi non è molto esperto, migliora il feeling e la sensazione di padronanza”.

Dove viene costruita la Hornet?

Nel nostro stabilimento di Kumamoto, in Giappone”.

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