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Honda CBF1000 contro Suzuki GSX1250FA: prova comparativa fra tourer economiche

Confrontiamo la Honda CBF1000 con la Suzuki GSX1250FA: migliore la protezione della GSX, la CBF è più comoda. I motori quasi uguali: Suzuki meglio ai bassi, Honda agli alti.

TOURER ECONOMICHE

ERGONOMIA HONDA La moto dell’ala dorata invita ad una postura rilassata; manubrio e pedane si trovano in posizione naturale, la schiena rimane dritta e l’imbottitura della sella è confortevole. Di migliorabile ha la protezione aerodinamica, anche col cupolino regolato nella posizione di massima estensione. Non si tratta di quanta aria arriva addosso – quasi nulla sulle spalle, qualcosa in più a livello della testa – ma del fatto che la poca che arriva al casco è lievemente turbolenta. Avete presente gli schiaffetti dell’aria sul casco? Ecco, quelli. Un consiglio: se comprate una CBF e siete grandi viaggiatori, investite in una di quelle “unghiette” protettive regolabili da applicare all’estremità del plexiglass o addirittura sostituitelo con uno più grosso. Pochi euro per renderla perfetta.

MOTO COMODE E PROTETTIVE

MOTO COMODE E PROTETTIVE Quando partiamo da Milano, piove a dirotto. Le passeggere, con un’espressione di – falso – dispiacere, ci abbandonano per l’automobile del fotografo, in questi primi chilometri. “Tanto ne abbiamo di strada da fare insieme, prima della Costa Azzurra...” dicono. Di buono c’è che le moto sono comode e protettive, e con la tuta antiacqua è come viaggiare col sole… quasi. Due aspetti che hanno in comune le nostre tourer sono i fianchi stretti e la quasi totale assenza di vibrazioni: si fanno sentire solo tirando le marce, ma mai in modo evidente o fastidioso.

ERGONOMIA HONDA

ERGONOMIA HONDA La moto dell’ala dorata invita ad una postura rilassata; manubrio e pedane si trovano in posizione naturale, la schiena rimane dritta e l’imbottitura della sella è confortevole. Di migliorabile ha la protezione aerodinamica, anche col cupolino regolato nella posizione di massima estensione. Non si tratta di quanta aria arriva addosso – quasi nulla sulle spalle, qualcosa in più a livello della testa – ma del fatto che la poca che arriva al casco è lievemente turbolenta. Avete presente gli schiaffetti dell’aria sul casco? Ecco, quelli. Un consiglio: se comprate una CBF e siete grandi viaggiatori, investite in una di quelle “unghiette” protettive regolabili da applicare all’estremità del plexiglass o addirittura sostituitelo con uno più grosso. Pochi euro per renderla perfetta.

ERGONOMIA SUZUKI

ERGONOMIA SUZUKI La tourer di Hamamatsu è più valida a livello di protezione: stessa quantità d’aria ma flusso più ordinato, e quindi casco fermo. La GSX accoglie in sella con una posizione del busto lievemente inclinato in avanti ad afferrare il manubrio; non è questo a incidere sul comfort, ma le pedane alte e arretrate che obbligano le gambe ad una piega un filo eccessiva, anche con la sella regolata alla massima altezza.

DIFETTI

DIFETTI Alla prima sosta-rifornimento, pioggia o non pioggia, ci riappropriamo delle nostre passeggere. L’ideale sarebbe poter dare un’aggiustatina al precarico del “mono” con un bel pomello a portata di mano, ma purtroppo questa avanzata tecnologia non è ancora arrivata né sulla CBF né sulla GSX. Scherzi a parte, è una lacuna abbastanza grossa, per due viaggiatrici. Così come è imperdonabile, ad entrambe, l’assenza di un vano per riporre il biglietto autostradale.

PREGI

PREGI Proseguiamo la ricerca del sole, sui curvoni dell’autostrada per Ventimiglia (A10). Sono due belle moto da guidare, anche a pieno carico: assecondano rapide le idee del pilota e rimangono stabili e sicure sui raccordi come nelle curve veloci. Spingono forte, anche. La GSX è un po’ più pronta e vigorosa ai medi, la CBF lo è agli alti… ma alla fine entrambe ci mettono un attimo a lanciare pilota, passeggero e bagagli oltre i 200 km/h. E i freni si dimostrano potenti (un filo in più l’impianto Suzuki) e modulabili (leggermente meglio l’impianto Honda); sempre all’altezza della situazione, insomma.

FRA LE CURVE

FRA LE CURVE Arriviamo a Vence (Costa Azzurra), ancora “freschi”, nonostante i 350 km di autostrada percorsi in poche ore. Puntiamo al colle che sovrasta la cittadina: curve strette e salite. Qui, Suzuki ha dalla sua pedane un po’ alte e arretrate, che non strisciano in fretta come quelle di Honda, e un “motorone” impressionante ai bassi: si fanno i tornanti in terza, e poi c’è da aggrapparsi al manubrio per come tira. La CBF si muove come se non sapesse di avere un’ottantina di kg di carico extra. Rapida, leggera, intuitiva. Lei segue lo sguardo del pilota; l’altra bisogna indirizzarla: utilizzando il peso del corpo, per avere reazioni rapide e contrastare una certa tendenza ad allargare le traiettorie. Il motore Honda non “strappa” l’asfalto come quello Suzuki, ma coppia ne ha in abbondanza – non dimentichiamo che è un mille, di derivazione CBR – e ha un’erogazione che è seta, oltre a cambio e frizione morbidissimi e precisi. È un gradino sopra Suzuki, in tutto questo. La CBF è la più ambita dalla nostra controparte femminile per il viaggio di ritorno, quando – finalmente – il sole accende di rosso il massiccio roccioso dell’Estérel, tra Saint-Raphaël e Cannes; l’ultima tappa prima del rientro.

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