Lo scorso anno annegò la sua Husky 300 nel laghetto e si piegò allo strapotere messo in atto da Johnny Walker (KTM), quest’anno arriva un altro giovane e con prepotenza gli mette le ruote davanti. Jarvis non centra la vittoria all’Hell’s Gate dal 2014: segno che la sua carriera sta volgendo al termine? Probabile, vista l’età; improbabile, viste l’esperienza e il manico. Forse la lucidità non è più quella di una volta, forse la generazione sta cambiando e si sta specializzando in questa disciplina estrema. Forse, però, Jarvis è il maestro di questa disciplina e forse i vari Walker (non presente quest’anno perché impegnato nel secondo round del British Enduro Extreme Championship), Young e Roman sono tutti sui allievi. Allievi svegli, che stanno imparando alla svelta le mosse segrete del maestro e a volte (ormai spesso) gli mettono le ruote davanti. I quattro trionfi consecutivi del britannico dell’Husqvarna sono ormai acqua passata (
qui l’albo d’oro): il futuro ci riserva grandi piloti, grande spettacolo e tanta professionalità. Anche, però, grazie a Sua Maestrà Graham Jarvis.
Venendo al concreto, ossia alla gara dell’Hell’s Gate 2016, Jarvis ce la mette tutta per non sfigurare davanti al pubblico del Ciocco, letteralmente in visibilio per lui. Ma le cose si mettono male sin da subito: classificatosi con il 5° tempo per la consueta sfida con partenza in modalità GP, la sua Husqvarna non si avvia al primo colpo al “semaforo verde”: Graham perde tempo e deve recuperare.
Per l’edizione 2016 Fabio Fasola aggiunge un percorso di Endurocross: è massacrante per tutti, tranne che per Wade Young, primo pilota a completare il primo giro, saldamente al comando della corsa. Mario Roman tenta di colmare il gap dal leader, ma i suoi tentativi sono vani. Nel frattempo Jarvis rimonta fino alla terza posizione, poi supera Roman al terzo giro e si mette all’inseguimento di Young. La gara entra nel vivo. Allo scadere della prima ora gli ultimi 10 piloti sono eliminati (dei 30 partenti per la finale): questa è la nuova regola introdotta nel 2016. E allo scadere della seconda ora altri 10 sono out. Alle 18,30, dopo 2 ore e mezza di gara, quattro piloti sono “pronti” per affrontare la parte conclusiva della corsa, il massacrante Hell’s Peak. Tutto rimane com’è, con Young saldamente al comando, Jarvis che arriva al traguardo stremato e Roman in terza posizione. Ma i 10.000 spettatori dell’Hell’s Gate tifano tutti per Diego Nicoletti (Beta), unico pilota italiano a terminare la gara (per di più con moto italiana). In un’era dominata dai britannici, Nicoletti è la nostra speranza. Dopo i tentativi degli scorsi anni, quest’anno ce l’ha fatta! L’ultimo italiano a vedere la cima dell’Hell’s Peak era stato Alessandro Botturi nel 2009. Davvero non male, grande Diego!