La nostra pista, accidentata, serpeggia leggermente tra gli ulivi fino a raggiungere il traguardo, dove è posizionata la fotocellula dell'arrivo, nascosto dietro una curva a 90 gradi estremamente inclinata. Sembra facile, ma essere veloci nel farlo non è così semplice.
Anche se è “only for fun”, il programma prevede 4 run di prova, per prendere confidenza con la moto e la pista, e due cronometrate, valide ai fini della classifica. Inevitabile quella sensazione di stress e ansia che si percepisce sempre quando c'è qualcuno davanti a voi con un cronometro in mano. Si sa, per sua natura l’essere umano è competitivo, se poi ci mettiamo di mezzo pure una moto.
Le prime quattro run ci servono per trarre alcune conclusioni: che il lato sinistro della pista è meno accidentato, ma ci fa percorrere più metri. Che allargare l’ingresso in curva per tagliare tra i rami dell’ulivo finale ci permette di limare decimi. E che lo stacco alla partenza è fondamentale! Dopo le libere abbiamo un tempo da “metà classifica”, ma siamo pronti a dare il meglio nelle due manche che contano. Vince chi fa segnare il miglior tempo secco! E infatti, dopo la prima run cronometrata abbiamo il miglior tempo tra gli italiani, ma non riusciamo a migliorarci ulteriormente nella seconda sessione.
Così ci soffiano la vittoria. Siamo secondi per soli 9 centesimi. Meritata vittoria per Stefano! Ma in realtà vinciamo tutti, perché questa competizione ci ha permesso di vivere un’esperienza unica e di toccare con mano quanto un’Harley-Davidson possa essere gustosa e divertente anche al di fuori dell'asfalto.