IL T-MAX è rivolto ad una fascia di utenti disposta a spendere ancora di più pur di avere qualcosa di veramente esclusivo e diverso. Yamaha lo presenta alla fine del 2000 e subito provoca una grande effervescenza, sia tra gli scooteristi già consumati, sia tra i motociclisti veraci.
Lo scooter
Com'è fatto
Come va
La sella larga e non proprio bassa per
chi è alto meno di 1,75 m, rende impacciate le manovre da fermo, tanto
più che non è previsto un freno di stazionamento col pericolo che il veicolo
ci trascini a terra se l’appoggio non è dei più fermi. Questione comunque
di impratichirsi un poco, poi si impara a gestire la mole di questo Yamaha
basso e lungo, ma sempre slanciato ed elegante. Sfioriamo il pulsante
d’avviamento
ed il deciso timbro di scarico riempie il casco.
Basta un filo di gas e ci muoviamo, accelerando con gradualità e dolcezza,
almeno finché non apriamo decisi, perchè allora il bicilindrico
“bastona”
forte e parte via con un’accelerazione notevole. Il passeggero è seduto
alla stessa altezza di chi guida ed è perciò riparato da questi, sicuramente
affrancato al bel maniglione il lega leggera che segue il contorno della
coda della sella. La seduta è inoltre comoda, senza scivolate in avanti
o indietro per tutto l’equipaggio. Convincente in autostrada, dove a
velocità
Codice si viaggia come sui binari, il TMax conquista nel misto, largo o
stretto che sia.
Nel primo caso la potenza del motore consente rapidi inserimenti in curva
con pieghe di tutto rispetto grazie ai “gommoni” di larga sezione ed
alla muscolosa progressione in uscita, dove non si avverte il minimo ritardo
in accelerazione. Quando poi bisogna frenare in fretta l’accoppiata disco
anteriore/posteriore, anche se non c’è l’impianto integrale, non si
fa
attendere e rallenta efficacemente il TMax, senza per altro mettere in
crisi la forcella. Complessivamente rispetto agli altri pretendenti, tutti
monocilindrici, il TMax offre il miglior compromesso, che però si paga
col prezzo più alto in assoluto (8.876 euro).