Ogni anno in inverno vi chiediamo qual è la parte del corpo che più soffre il freddo. Nonostante l'evoluzione dell'abbigliamento tecnico la risposta negli ulti anni è sempre la stessa:
le mani! Abbiamo diversi modi per proteggere questa parte del corpo: dai classici guanti invernali, alle manopole riscaldate, fino alle moffole in cui infilare la mano intera.
Da pochi anni si stanno diffondendo i guanti riscaldati, alimentati da una batteria inserita nel guanto stesso. Rispetto alle prime tre, questa soluzione presenta dei vantaggi non indifferenti: sono versatili, si possono usare per altre attività invernali, e su qualunque moto, senza vincoli. Riscaldano la mano su tutta la parte superiore, quella esposta direttamente all’aria fredda, dorso e ogni singolo dito: le manopole riscaldate sono più potenti, ma trasmettono calore solo al palmo della mano. C’è un solo problema: le batterie hanno un’autonomia limitata, e quando finisce la carica, finisce la magia, e si torna nel mondo “reale”. Quando capita, entrano in gioco le filosofie costruttive che ogni Casa ha adottato, ma di base abbiamo dei guanti molto caldi. Nei viaggi invernali più lunghi, sarebbe ideale comprare una coppia di batterie di scorta, anche se hanno un prezzo non indifferente. Le batterie sono alloggiate in un apposito taschino all’interno del polsino, sul lato inferiore, dove danno veramente poco fastidio. Per capire quale prodotto assicura un calore ottimale abbiamo deciso di confrontare quattro modelli presenti sul mercato: Bering Vesuvio, Capit guanto moto, Klan Excess-Pro 2.0, Macna Neutron.