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Grossglockner: sul tetto dell'Austria

Grossglocknerstrasse

Si parte!


In moto sulla Grossglocknerstrasse, la strada asfaltata più alta della Carinzia. Una rivale dello Stelvio, anche se tra pedaggi, traffico e costruzioni invasive se ne va un po’ di poesia. Ma la vista del Grande Campanaro è sempre unica

Cala il sole sulla verdissima Zillertal. Nubi nere minacciano la Guzzi California che, con un rombo inconfondibile, viaggia a mezzo regime sull’asfalto ancora asciutto. Occorre trovare una gasthaus, ma dev’essere una vera, pacchiana gasthaus teutonica! Sulle prime rampe del valico, tra Zell am Ziller e Hainzenberg, compare la gasthaus desiderata e possiamo fermarci, proprio mentre inizia a piovere a dirotto con tuoni e fulmini. Per questa sera la cavalcata finisce qui, ci aspettano solo una doccia calda e una cotoletta alta due centimetri, in un tripudio di legname, bambole, quadri, reperti di archeologia contadina. Domani riprenderemo la strada; meta il Grossglockner e la famosa “pista” che corre ai suoi piedi.
La Grossglocknerstrasse è la strada più alta dell’Austria, una specie di “circuito ad alta velocità”, con curve stupende e sempre a vista, affrontabili previo pagamento di un pedaggio. La voglia di percorrerla era tanta, così quest’estate abbiamo colmato la lacuna usando una splendida Guzzi California. Da Milano basta un weekend, impegnato con un divertente tracciato tra Innsbruck e Lienz attraverso quattro valichi, tanto per avere due città piacevoli da visitare.

Strade perfette



Da Innsbruck si risale la valle dell’Inn, quella percorsa dall’autostrada per Monaco di Baviera; una decina di km dopo Schwaz si gira a destra e si risale la Zillertal, si scavalca il Gerlospass, si scende a Mittersill e si percorre la valle del fiume Salzach (che arriva fino a Salisburgo) fin quasi a Zell Am See, importante località turistica sul lago Zeller. Fino a qui, si viaggia su stradoni di fondovalle, tra superbe cortine di montagne.
Lungo l’Inn non è necessario prendere l’autostrada: la sua presenza svuota la statale che corre parallela e che passa per Hall, Wattens e Schwaz, paesi niente male. Dalla valle di Zill in poi, purtroppo, il traffico aumenta ed è prettamente turistico, con pullman, camper, roulotte, auto e moto, tutti molto ligi ai limiti di velocità.
La Zillertal viene percorsa fino al paese scioglilingua di Zill am Ziller ma non ci ha esaltato: le costruzioni sono troppe, moderne e turistiche e la superstrada è troppo veloce. Difficile identificare una gasthaus tipica tra questi edifici “senz’anima”, versioni alla McDonald dell’antica locanda teutonica.
Proseguendo oltre Zill, si giunge all’importante località sciistica di Mayrhofen, posta alla confluenza di ben quattro valli: Zillergrund, Stilluppgrund, Zemmtal e Tuxertal. Le prime tre sono percorribili in moto e auto fino ad altrettante dighe, la
Tuxertal fino alla stazione sciistica di Hintertux, con impianti che si spingono sul ghiacciaio del Gefrorene Wrand. Ma il nostro itinerario a Zill esce dalla superstrada e si arrampica, ad est, sui tornanti panoramici del Gerlospass.

Pedaggio



La gasthaus che c’interessa sta sulla strada, proprio alla fine dei tornanti ed è affacciata, con tanto di terrazza, sulla Zillertal che, da qui, è proprio bella. Oltre, la strada diventa piana e risale la valle del fiume Gerlos con un tracciato molto divertente, alto sopra il fiume e in vista di gobbe erbose incredibilmente tonde. Dopo pochi chilometri, strada e fiume si portano allo stesso livello e si attraversa Gerlos, località esclusivamente sciistica. Oltre Gerlos, si supera il lago artificiale dello Speicher Durlassboden e si arriva al fatidico bivio: a sinistra si va al Gerlospass vero e proprio, 1.630 m sul mare, da cui, con una stretta picchiata, si scende diretti a Wald Im Pinzgau.
la Gerlosstrasse turistica, invece, prosegue tramite il pagamento di 8 euro per 12 km: la tentazione è forte, cosa ci sarà mai? Di fatto, la strada sale solo un po’ più su (circa 1.700 metri), ha alcune diramazioni per impianti sciistici, per il resto prosegue quasi piana su un altopiano coperto di splendide foreste. La discesa è bella, con curvoni ben raccordati e un particolare tornante a 270° (con la strada che passa sotto se stessa) in prossimità di un punto panoramico. Scesi a Krimml, si ripassa il casello (conservate il tagliando del pedaggio, altrimenti ve lo fanno ricomprare) e si raggiunge Wald Im Pinzgau.

Hocktorpass



I 56 km lungo il fiume Salzach scorrono paralleli alla catena alpina degli Alti Tauri, bastione roccioso con cime di poco inferiori ai 4.000 metri, tra le quali si trova la più alta vetta austriaca, il Grossglockner, 3.797 m. Sono poche le strade che violano queste montagne: limitatamente agli Alti Tauri, ci sono il tunnel a pedaggio del Felbertauertunnel tra Lienz e Kitzbühel, il tunnel ferroviario (con trasporto auto) che porta a Badgastein e la strada del Grossglockner, chiusa però per otto mesi all’anno.
Arrivati all’importante bivio prima di Zell Am See si gira a destra e si attacca, finalmente, la strada che ci interessa. L’accesso nord del valico è regolato da un casello a cui bisogna sborsare il folle obolo di 17 euro, che garantisce l’accesso ad una delle strade più divertenti da fare in montagna, anche se non è raccomandato correre perché il traffico è micidiale. Famiglie su auto o camper, comitive su pullman, tutti in fila indiana, tutti a rilento…
La famosa strada ci è stata descritta da amici e conoscenti, ma finché non si va sul posto è difficile farsi un’idea precisa. In sostanza si tratta di un’ottima strada di montagna che da Nord sale inizialmente ripida e a tornanti fino a un primo valico a quota 2.430, il Fuscher Törl, quindi scende in una conca (laghetti, pascoli, pietraie, rifugi) e ricomincia a salire decisa verso la cresta della montagna, “bucandola” poco sotto con un tunnel. All’uscita di questo c’è lo Hocktorpass, quotato 2.505 metri. Poi, la strada precipita con infiniti tornanti, lambisce il suggestivo villaggio di alpinisti di Heiligenblut e continua a perdere quota fino al fondovalle della Mölltal, che a Winklern devia bruscamente di 90°: per raggiungere Lienz bisogna proseguire, arrampicandosi sul quarto valico della giornata, l’Iselsbergpass, 1.200 metri.

Edelweisspitze



Un conoscente lussemburghese, molto esperto di itinerari alpini, ci aveva raccontato che dal tracciato principale si staccano due salite senza uscita, una per versante. Su quello nord, poco prima del Fuscher Törl, si trova la rampona che conduce all’Edelweissspitze, che l’amico ci spacciava per essere una delle strade più alte delle Alpi, oltre 3.200 metri di quota. Non ci credevamo: abbiamo il pallino di tali strade, sappiamo che in Austria c’è il Pitzhaler Joch che sfiora i tremila, ma questa cosa proprio la ignoravamo; l’unica era andare a controllare.
Ecco così un’affilata rupe comparire sulla sinistra della strada; c’è un acciottolato ripidissimo, con curve avvitate e fondo tormentato, che sale fino in cima. I ciclisti, che affrontano numerosi lo Hocktor, tentano anche l’Edelweissspitze, impresa niente male. Confessiamo che, viste le pendenze e il susseguirsi di rampe una dopo l’altra, per un po’ abbiamo creduto di salire a oltre tremila metri, ma il cartello in cima è perentorio: 2.577 metri.
Per gli Austriaci, questo posto è “il parcheggio più alto delle Alpi Orientali”, ma conferma la diceria che in Carinzia manca la cura per l’ambiente del vicino Tirolo. Pensando a quello che ci aspetta sull’altro versante, cioè il famoso Franz Josephs-Höhe, la cosa ci sembra ben più di una diceria. Si tratta di una seconda diramazione che sale fino a quota 2.370 metri,
affacciandosi sul meraviglioso spettacolo dell’immenso ghiacciaio del Pasterze, stretto da una cerchia di montagne delle quali la più illustre è il Grossglockner, scuro e minaccioso. In quest’epoca di riscaldamento globale commuove vedere un ghiacciaio che riesce ancora a spingersi sotto i duemila metri di quota, ma non si riesce a credere a quello che è stato
creato dall’uomo per godere lo spettacolo: un gigantesco garage multipiano simile a quello dei centri commerciali. Il traffico è da città all’ora di punta, cose simili non ci sono neanche sul deturpatissimo Stelvio!
Anche se lo spettacolo del ghiacciaio è maestoso, le infrastrutture che lo circondano fanno venire i nervi e così rinunciamo alla lunga discesa a piedi sul ghiacciaio. Molto meglio riprendere la California e scendere a Heiligenblut, un villaggio  elegante e austero accanto a uno dei tornanti della strada. Ha begli edifici, in legno e pietra, con tetti ripidi e fiori ovunque; è un posto dove gli alpinisti si ritrovano la sera, nelle taverne, a discutere di ascensioni passate e future.

Il ghiacciaio



Quando la Grossglockner-Hochalpenstrasse (strada delle alte Alpi) fu costruita, nel 1935, era l’alba dell’epoca delle moderne strade alpine, destinate al traffico automobilistico. Se ne avevano già degli esempi nel Passo Susten (in Svizzera) e nella strada dell’Iseran in Francia, ma l’opera austriaca era decisamente più impegnativa e, per certi versi, ardita (un po’ come quella dello Stelvio in Italia).
Questa strada, lunga complessivamente circa 20 km, è di importanza vitale per il turismo dell’Austria, poiché collega la Baviera, il Tirolo e Salisburgo con Venezia attraverso la Plöchenstrasse e le Dolomiti; ogni anno si calcola che transitino lungo di essa ben 1.200.000 persone. Che sia una strada a uso e consumo dell’attività turistica è evidente, non foss’altro per il fatto che dal tratto principale si dipartono due strade panoramiche, per consentire al viaggiatore di vedere quanto più possibile delle bellezze del paesaggio. Una di queste strade porta all’Edelweisspitze, l’altra alla terrazza di Franz-Joseph-Höhe, da cui si possono ammirare le cime più alte dell’Austria, cioé il Grossglockner appunto e il ghiacciaio di Pasterzen che, con i suoi 24 km quadrati è il più esteso d’Austria. La strada ovviamente è chiusa in inverno e collega Heiligenblut a Fusch an der Grossglockner, superando i 2.500 metri di quota.
La realizzazione della strada si deve essenzialmente a due uomini: Franz Wallack e Franz Rehrl, governatore della provincia di Salisburgo. Il primo era capo architetto della Carinzia e, in quanto tale, fu incaricato della pianificazione del progetto. Lavoro che lo portò ad attraversare le Alpi Noriche (di cui fa parte la catena degli Alti Tauri che ha nel Grossglockner la vetta principale) per oltre 250 volte a piedi. La sua strada è unica nel contesto alpino, poiché corre per 7 km fra i 2.300 e i 2.500 metri di altitudine in un panorama impareggiabile. La strada fu inaugurata il 3 agosto 1935; durante i 26 mesi impiegati nella costruzione, furono movimentati 870.000 metri cubi di terra e roccia e costruiti 115.750 metri cubi di muratura, 67 ponti e una linea telefonica con 24 punti apparecchi. La forza lavoro era composta di 3.200 operai che si diedero il cambio per 1,8 milioni di turni. Il bilancio finanziario finale, concluso il 16 aprile 1936, vide una spesa di 53,5 milioni di euro in valuta attuale, più 3,3 milioni di euro per il miglioramento delle strade secondarie e altre spese.

"Campanaro"



Nel 2000 si sono festeggiati i 200 anni dalla conquista della vetta del Grossglockner, che con i suoi 3.798 metri è la montagna più alta in Austria. Già nel 16° secolo la forma a campana, da cui la montagna prende il nome, e l’imponenza rocciosa della sua forma, affascinarono i pionieri dell’alpinismo europeo. Nel 1789 era stato scalato per la prima volta il Monte Bianco e questa impresa aveva creato molto entusiasmo: dieci anni dopo si tentò una prima scalata al  Grossglockner, senza successo.
Ma l’anno seguente l’impresa riuscì al parroco di un paese vicino, don Horasch: un’impresa straordinaria, considerando che all’epoca non esisteva alcuna attrezzatura specifica né le conoscenze necessarie; molta gente in valle, anzi, credeva che la “montagna nera” fosse abitata da spiriti e demoni. Il fascino della montagna raggiunse anche le maestà imperiali: nel 1856, infatti, l’imperatore Francesco Giuseppe e sua moglie Sissi vollero compiere un viaggio fino al Grossglockner per ammirare il ghiacciaio Pasterze. L’imperatore salì in quattro ore da Heiligenblut fino alla sella che da allora si chiama “Franz-Josephs-Hoehe”: in silenziosa contemplazione il Kaiser rimase lassù per un paio d’ore, mentre l’imperatrice Sissi si fermò, a cavallo, un po’ più in basso, nel luogo in cui vent’anni dopo fu costruito il rifugio Glocknerhaus del club alpino. Dal belvedere Franz-Josefs-Hoehe si gode un bel panorama sull’imponente ghiacciaio Pasterzen (lungo 9,4 km).

Info Glockner



INFORMAZIONI


www.Austria-Tourism.at: tutto il turismo dell’Austria. Anche in inglese.
www.Grossglockner.at: tutto sul “Grande Campanaro”. Anche in inglese.
www.peakware.com: il sito delle montagne di tutto il mondo.
www.abnet.at/tourism: una piccola ma completa agenzia di viaggi per l’Austria.

Heiligenblut

E’ un villaggio ai piedi del Glockner, dove vale la pena fare una visita alla chiesa parrocchiale di San Vincenzo.
Secondo un’antica leggenda, nel tabernacolo in legno intagliato, alto 13 metri, è conservato un flacone contenente il sangue di Cristo. Su questa leggenda si basa la fama del villaggio come meta di pellegrinaggi.

Il Parco Nazionale degli Alti Tauri

E’ il più grande dell’Europa centrale con i suoi 1.800 km2 e il Grossglockner ne fa parte. I visitatori hanno a disposizione
sentieri didattici, centri visite, presentazioni multimediali e musei, oltre a visite guidate, trekking e osservazione delle
numerosissime specie di animali selvatici. Molto interessante inoltre la possibilità di escursioni con cavalli da soma su antiche vie di commercio che attraversavano la zona. Sono ancora visitabili i luoghi dove i cercatori d’oro setacciavano
i corsi d’acqua alla ricerca del prezioso metallo.
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