Un conoscente lussemburghese, molto esperto di itinerari alpini, ci aveva
raccontato che dal tracciato principale si staccano due salite senza uscita,
una per versante. Su quello nord, poco prima del
Fuscher Törl,
si
trova la rampona che conduce all’
Edelweissspitze, che
l’amico
ci spacciava per essere una delle strade più alte delle Alpi, oltre 3.200
metri di quota. Non ci credevamo: abbiamo il pallino di tali strade, sappiamo
che in Austria c’è il Pitzhaler Joch che sfiora i tremila, ma questa cosa
proprio la ignoravamo; l’unica era
andare a controllare.
Ecco così un’affilata rupe comparire sulla sinistra della strada;
c’è
un acciottolato ripidissimo, con curve avvitate e fondo tormentato, che
sale fino in cima. I ciclisti, che affrontano numerosi lo Hocktor, tentano
anche l’Edelweissspitze, impresa niente male. Confessiamo che, viste le
pendenze e il susseguirsi di rampe una dopo l’altra, per un po’
abbiamo
creduto di salire a oltre tremila metri, ma il cartello in cima è perentorio:
2.577 metri.
Per gli Austriaci, questo posto è “il parcheggio più alto delle Alpi
Orientali”,
ma conferma la diceria che in Carinzia manca la cura per l’ambiente del
vicino Tirolo. Pensando a quello che ci aspetta sull’altro versante, cioè
il famoso
Franz Josephs-Höhe, la cosa ci sembra ben più di una
diceria.
Si tratta di una seconda diramazione che sale fino a quota 2.370 metri,
affacciandosi sul meraviglioso spettacolo dell’immenso ghiacciaio del
Pasterze, stretto da una cerchia di montagne delle quali la più
illustre è il Grossglockner, scuro e minaccioso. In quest’epoca di
riscaldamento
globale commuove vedere un ghiacciaio che riesce ancora a spingersi sotto
i duemila metri di quota, ma non si riesce a credere a quello che è stato
creato dall’uomo per godere lo spettacolo: un gigantesco garage multipiano
simile a quello dei centri commerciali. Il traffico è da città all’ora
di punta, cose simili non ci sono neanche sul deturpatissimo Stelvio!
Anche se lo spettacolo del ghiacciaio è maestoso, le infrastrutture che
lo circondano fanno venire i nervi e così rinunciamo alla lunga discesa
a piedi sul ghiacciaio. Molto meglio riprendere la California e scendere
a
Heiligenblut, un villaggio elegante e austero accanto a
uno dei tornanti della strada. Ha begli edifici, in legno e pietra, con
tetti ripidi e fiori ovunque; è un posto dove gli alpinisti si ritrovano
la sera, nelle taverne, a discutere di ascensioni passate e future.