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Il GP d’India cambia la faccia del Mondiale MotoGP?

Bagnaia cade per la quinta volta in stagione e rilancia la coppia Martin-Bezzecchi, vincitrice sia sabato (Jorge) sia domenica (Marco); le Case giapponesi rimettono in discussione l’egemonia europea mettendo in riga sia Aprilia sia KTM; i fenomeni Marquez e Quartararo tornano a riassaporare il gusto del podio

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È mancato solo l’annuncio ufficiale della destinazione 2024 di Marc Marquez, per il resto il GP d’India ha regalato una girandola di emozioni e di accadimenti che potrebbero cambiare l’inerzia del campionato. Per prima cosa Pecco Bagnaia è caduto al 13esimo giro, quando viaggiava in seconda posizione, gettando alle ortiche un altro GP, il quinto della stagione dopo Barcellona, Austin, Argentina e Le Mans, dove solo in quest’ultimo caso si può dire che il pilota non avesse tutte le responsabilità della scivolata. Il risultato è che un campionato che sembrava saldamente nelle mani della Rossa numero 1, ora vede il campione del mondo braccato da vicino sia da Jorge Martin (-13 punti) sia da Marco Bezzecchi (-44 punti), quando di punti da assegnare fino a fine stagione ne mancano ancora 252!

Nondimeno Pecco deve affrontare una situazione più complessa dello scorso anno, quando portò a compimento un’incredibile “cavalcata mondiale” ai danni di Quartararo: quest’anno, da favorito e da braccato, le cose sono molto più difficili da gestire a livello psicologico.

Martin "nudo" e disidratato

Partiamo dal primo degli inseguitori: Jorge Martin ha molta costanza e una straordinaria velocità, lo sappiamo bene, ma in questo GP Jorge ha mostrato in due occasioni anche la lucidità e la tenacia del fuoriclasse. Quanta freddezza quando, a 200 km/h, ha staccato le mani dal manubrio per chiudersi la tuta apertasi sul petto, probabilmente per una disattenzione al via, esattamente come accadde lo scorso anno a Quartararo a Barcellona.

E quanta caparbietà, per Jorge, nel chiudere la gara con un sorpasso magistrale ai danni di Quartararo nonostante fosse allo stremo delle forze, complice l’assenza di Camelbak (notizia in attesa di una conferma ufficiale) che lo ha portato a chiudere la gara completamente disidratato.

Bex e il distacco mai visto

Marco Bezzecchi mette ancora più paura di Jorge Martin, se non altro perché gli ha inflitto un distacco in gara di quasi 9 secondi: quest’anno nessun vincitore in MotoGP ha mai aperto una tale voragine fra sé e il secondo al traguardo. Un’affermazione così netta assume una portata ancora maggiore se consideriamo tutti i fattori in gioco. Con un caldo così opprimente e con l’umidità al 100%, in MotoGP occorre una preparazione atletica eccezionale. Per giunta, in una pista tutta nuova per tecnici e piloti, sono necessari una capacità di adattamento e un istinto di guida fuori del comune. In particolare se la pista in questione coniuga la guida stop&go imposta da tante staccate violentissime a una parte di circuito molto più “flow”, dove invece occorre tanta percorrenza. Ebbene, un pilota che domina in queste condizioni (sarebbe stato della partita anche nella Sprint Race del sabato se Luca Marini non lo avesse falciato al via), è senza dubbio un pilota in grado di vincere il Mondiale.

Giappone alla riscossa?

Non è dato sapere se si tratti di un fuoco di paglia, ma è pur certo che Honda e Yamaha hanno conquistato dei podi che mancavano da lungo tempo: a Marquez da Portimao (marzo) e a Quartararo da Austin (aprile). Se si aggiungono le buone prestazioni dei compagni di squadra Mir e Morbidelli, rispettivamente quinto e settimo al traguardo, si può ben dire che per la prima volta nella stagione Honda e Yamaha sono sembrate più competitive di Aprilia e KTM. Il motivo di questo colpo di reni potrebbe essere che le Case giapponesi dispongono di piloti più forti rispetto alle due europee. Una pista completamente nuova per tutti premia più di altre il talento e l’istinto di guida dei piloti, e per questa ragione potrebbe essere il luogo ideale per rilanciare due come Marquez e Quartararo. Non che Espargaro e soprattutto Binder difettino di talento, ma cadere e risalire in sella per poi chiudere la gara a 5 secondi dal quarto posto è roba che… solo Marc Marquez.

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