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“Il Team Italia ha assolto il suo compito, ora tocca a VR46 e Gresini"

Dopo Valentino Rossi, Andrea Dovizioso e Andrea Iannone, quali giovani piloti italiani saranno i futuri campioni MotoGP, Moto2 e Moto3? Nel 2016 il talento di Antonelli, Bagnaia, Baldassarri, Bastianini, Bulega, Dalla Porta, Di Giannantonio, Fenati, Locatelli, Migno e Morbidelli ha fruttato titoli, vittorie e podi. Le aspettative 2017 sono alte, VR46 raddoppia, il Team Italia si ferma. Scopriamo perché nell’intervista al coordinatore velocità FMI

Prime comandava l’italia, poi la spagna. Ora torna il tricolore?

I giovani talenti italiani nel Motomondiale mancavano da troppo tempo. Dagli anni Ottanta fino al nuovo millennio sembrava tutto scontato, con vittorie a ripetizione e titoli in 125 e 250. L’onda lunga sembrava non dover mai finire invece, coi nostri migliori piloti andati a fare la voce grossa in MotoGP capitanati da Valentino Rossi, non c’è stato il ricambio. I motivi dell’involuzione? Era venuta a mancare la Sport Production 125, il Codice della Strada impediva ai sedicenni di guidare le ottavo di litro a potenza libera, le piccole GP stradali erano andate in pensione… E poi l'ambiente aveva dormito sugli allori: l’era di Rossi, Capirossi, Biaggi, Melandri, Poggiali sembrava non dovesse mai finire, ma non si creano nuovi campioni senza investimenti. Lo aveva capito la Spagna che, fra trofei, coppe e campionati, si stava preparando a invadere il Mondo coi vari Pedrosa, Lorenzo, Bautista, Marquez, gli Espargarò, Viñales, Rabat, fino agli ultimi talenti come Navarro, Canet e Mir.
Non si può decidere la nascita di un campione, ma si può preparare il terreno su cui si formerà e lo potrà diventare. La Spagna ha creato il CEV, il campionato spagnolo, dove ha cercato (e trovato) fortuna Casey Stoner, come tanti altri piloti stranieri e le squadre del Mondiale hanno dato vita ai propri team junior per fare crescere le nuove leve. Dallo scorso anno, la Moto 3 del CEV è diventata Mondiale Junior, e qui siamo messi bene: su due edizioni, due vittorie italiane: Bulega nel 2015 e Dalla Porta nel 2016.

Non solo Team italia

Tornando indietro di qualche anno, a un certo punto la FMI si è accorta che il movimento motociclistico nazionale non si stava dando una mossa così, nel 2011, ha rispolverato il Team Italia (quello dei titoli mondiali con Gresini e Cadalora quasi trent'anni prima) per offrire un ingresso nel Mondiale ai migliori piloti di casa nostra. L'iniziativa nei primi anni ha dato frutti, ma per la vera svolta sono dovuti intervenire i "privati", Valentino Rossi e Fausto Gresini. Ultimamente, anche il team Ongetta Rivalcold sta puntando sugli italiani (quest'anno con Antonelli, nel 2017 avrà Fenati), mentre lo spagnolo team Aspar (con l’italiano Gino Borsoi come direttore sportivo) ha contribuito alla crescita di Bagnaia e Dalla Porta: per il 2017 Lorenzo è già sotto contratto con la squadra di Martinez, “Pecco” torna invece in VR46 ma passa in Moto2, per la nuova avventura del team di Rossi. Nella prossima stagione arriverà in Moto3 anche la Squadra Corse Sic58 di Paolo Simoncelli, il Team Italia farà invece un passo indietro, dopo gli ultimi anni in cui ha concretizzato poco (qui la entry list completa del Motomondiale 2017).

Siamo in crescendo, continuiamo a lavorare. Insieme

I risultati per il tricolore si sono comunque visti. Limitiamoci al 2016: in Moto3 almeno un italiano è andato a podio in 17 gare su 18, conquistando 5 vittorie con Antonelli (Qatar), Fenati, (Austin), Bastianini (Motegi) e Bagnaia (Assen e Sepang). In Olanda, Bagnaia, Di Giannantonio e Migno hanno addirittura monopolizzato il podio, seguiti da altri due italiani, Fenati e Antonelli. Morale: Bastianini 2° nel Mondiale. Anche in Moto2 il tricolore è sventolato sul gradino più alto del podio grazie a Baldassarri a Misano, un risultato che mancava da ottobre 2012, quando in Malesia vinse De Angelis (ma Alex è sanmarinese, quindi più correttamente bisogna risalire fino alla vittoria di Iannone al Mugello, luglio 2012). Ma ci sono anche altri 11 podi, raggiunti da Baldassarri stesso, Corsi (2 volte, anche se è un veterano…) e Morbidelli, 4 volte terzo e altrettante volte secondo, con il 4° posto finale a un solo punto dal podio della generale.
Insomma, possiamo legittimamente ricominciare a sognare quel titolo che nella classe cadetta manca dal 2004 (Dovizioso campione in 125) e in quella intermedia dal 2008 (Simoncelli in 250). Ma qual è il terreno su cui sta finalmente crescendo il movimento? Cerchiamo di capirlo attraverso le parole dei diretti interessati, iniziando dalla Federmoto. Il Team Italia si ferma, ma la speranza è che la FMI possa sostenere come meritano i team esistenti perché, per continuare a crescere, non ci si può affidare alle iniziative personali, ma bisogna fare sistema.

"MEGLIO il CEV O il CIV? CONTA IL CRONOMETRO, NON IL CAMPIONATO IN CUI SI CORRE"

IIntervista ad Alfredo Mastropasqua (coordinatore velocità FMI)

Il Team Italia è rientrato nel Mondiale dal 2011, perché questa scelta?
Diventai Coordinatore della FMI nel 2009 e facemmo un programma di rilancio per il CIV e l'attività giovanile. In quell'anno la situazione dei piloti e dei team italiani nel Mondiale era disastrosa. Dopo avere riassestato l'attività interna, abbiamo cercato di dare ai piloti la possibilità di arrivare al motomondiale, perché, a differenza di oggi, mancavano le strutture.
 
Quindi vi siete voluti impegnare in prima persona...
In occasione del centenario della Federazione abbiamo deciso di riportare alla luce il progetto Team Italia, con cui ottenemmo negli anni Ottanta due titoli mondiali con Gresini e uno con Cadalora. La filosofia però è cambiata: era un progetto non per puntare alla vittoria del campionato, ma per portare in pista giovani piloti italiani.
 
All’inizio ha funzionato...
Siamo riusciti a innescare questo meccanismo, facendo debuttare piloti come Tonucci, Morciano, Fenati, Bagnaia, Locatelli, Antonelli e altri. Inoltre dal progetto giovani della Federazione sono passati tutti, da Bulega a Bastianini e Di Giannantonio.
 
Però negli ultimi anni il Team Italia non ha più la stessa spinta di prima.
Il nostro compito nel Mondiale è esaurito, perché nel frattempo sono arrivati la VR46 e Gresini e il prossimo anno ci sarà anche il team di Simoncelli. Una serie di strutture molto professionali che hanno deciso di investire sui piloti italiani.
 
Quindi quale sarà il prossimo passo?
Dal prossimo anno il Team Italia non farà più il Mondiale Moto3 perché non ce n'è più la necessità. Torneremo a concentrare la nostra attività di sostegno ai piloti nel CIV e nel CEV. A dimostrazione di ciò, dico che nel 2011 c'erano solo due piloti italiani in 125, ora in Moto3 coprono un terzo dello schieramento. Vuol dire che la FMI, grazie a una ristrutturazione sportiva dei regolamenti delle categorie giovanili, ha prodotto molti piloti e continua a farlo.
 
Non essendoci più un impegno diretto nel Mondiale, ci sarà la possibilità di collaborare maggiormente con i team italiani?
Da parte nostra c'è certamente un'apertura in questo senso. Le collaborazioni ci sono già state e ci saranno dove ci sono strutture che vogliano farlo, anzi lo auspichiamo. Oggi stiamo lavorando bene con la VR46 e penso che questo rapporto si possa ampliare. Personalmente ho già fatto proposte in questo senso sia a Gresini che Simoncelli e la FMI rimane disponibile a dialogare con tutti i team per l'interesse dei piloti italiani, come fatto in passato.
 
In Italia non è facile allenarsi, sia per i costi dei circuiti sia per alcune normative.
La questione è legata alla legge italiana per cui gli allenamenti in pista di minorenni sono in larga parte vietati. Per questo abbiamo ideato un format per cui, in collaborazione con l'autodromo, la Federazione fornisce dei tecnici con funzione di controllo e questo permette di estendere la copertura assicurativa anche ai minorenni. È il caso degli allenamenti che organizziamo con la VR46 a Misano e a cui abbiamo invitato dei piloti del team di Gresini. Naturalmente, i minorenni per ottenere la licenza devono avere la sottoscrizione di entrambi i genitori o di chi esercita la patria potestà. È un problema normativo che non ha riscontri in altre nazioni e che crea una barriera per determinate attività, anche se aumentando il numero di gare e organizzando degli stage penso siamo riusciti a trovare una soluzione.
 
La Spagna in questo senso fa scuola. C'è un progetto per rilanciare il CIV?
Bisogna ragionare sui dati di fatto e questi dicono che Bastianini, Fenati e Antonelli non hanno corso permanentemente il campionato spagnolo. Ora il CEV è diventato un campionato del mondo Junior e bisogna rispettarlo, quindi la FIM, andando via dal Mondiale, guarderà a quel campionato come passo intermedio tra quelli nazionali e il mondiale. Ci sono comunque piloti che sono passati dal CIV direttamente al Mondiale. Non bisogna fare battaglie ideologiche tra Spagna e Italia, il Mondiale Junior per noi è un'opportunità che va valorizzata e colta, come faremo. È una piattaforma interessante per verificare la competitività di alcuni piloti, come abbiamo fatto in passato con Fenati e Antonelli che hanno fatto alcune wild card nel CEV in passato. Alla fine è il cronometro che parla e non il campionato in cui si corre.
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