Meier è il ”sergente di ferro”, il pilota tenace e talentuoso che appartiene alla polizia militare della Wehrmacht tedesca. Per chi lo conosce bene - e poi per tutti - è solo ”Schorsch”, il diminutivo di Georg, che è il suo nome. Insomma, in Baviera, nel sud della Germania dove è nato, è "Giorgino". Un vezzeggiativo che non si addice a un colosso d’uomo. Corre per pura passione, ha un comportamento esemplare in gara come al di fuori delle competizioni.
Va forte in fuoristrada, e al suo esordio negli eventi che contano, si aggiudica a 23 anni il giro della Germania del 1933, un tour di 2.000 km, ma che presenta una sterminata tappa di 1.600 km: lo fa in sella alla BMW R 4, una piccola monocilindrica di 250 cc in dotazione alla Polizia. Dovrà aspettare quattro ore al traguardo perché si presenti a Baden-Baden il secondo arrivato. Dalla Polizia passa all’esercito e con la squadra nazionale partecipa in Galles alla Sei Giorni del 1937: con la BMW 500 si piazza al secondo posto (con i compagni Sterlzer e Kraus, quest’ultimo con un sidecar di 600 cc) dietro gli inglesi che hanno a disposizione le agili Norton e AJS 350.
Al marchio di Monaco di Baviera resta legato tutta la vita, ma si concede una digressione nelle quattro ruote, quando nel 1939 accetta l’offerta della Auto Union per guidare l’argentea V12 da Grand Prix, capace di una potenza di quasi 500 CV. È un pilota ufficiale, ma fa parte del team Junior, perché in quello principale c’è, prima di tutti, Tazio Nuvolari. Anche con due ruote in più Meier è veloce e arriva a cogliere il secondo posto nel GP di Francia dietro Hermann Paul Muller, che guida la stessa Auto Union.
A fine di una lunga carriera, terminata nell’autunno del 1953, sul suo petto ci sono sei campionati tedeschi, l’Europeo del 1938, le affermazioni alla Sei Giorni (anche quella del 1951 a Varese dove si merita la medaglia d’oro) e la straordinaria vittoria del TT del 1939. Morirà il 19 febbraio del 1999 e diventerà per sempre una vera leggenda della Casa di Monaco di Baviera.