Nate ai tempi della Dakar, le maxienduro bicilindriche, nonostante un peso che supera i 200 kg, piacciono perchè sono in grado di macinare chilometri e muoversi nel fuoristrada SEGUE...
Elefanti da enduro
ELEFANTI DA ENDURO Se la regola principale del fuoristrada è usare
moto semplici e leggere, perché stiamo qua a parlare dei bisonti da 200
e passa kg? Perché, nel mondo, poche cose obbediscono alla logica. L’uso
di pesanti pluricilindriche su fondo naturale si perde nella notte dei
tempi, perché in origine le strade erano tutte sterrate. Solo negli anni
Cinquanta-Settanta possiamo registrare l’uso consapevole di moto oversize
in gare prestigiose come le Sei Giorni di regolarità. Tutti noi abbiamo
in mente le immagini delle Triumph e BSA scrambler a due cilindri, così
come dei valorosi tedeschi che si incastravano nelle mulattiere della Valli
Bergamasche con le BMW boxer. Ed una di tali BMW, impiegata per curiosità
alla prima Dakar, nel 1979, ha fatto esplodere il fenomeno della maxi-enduro.
In quel periodo erano appena nate le moto da viaggio adatte all’Africa,
ovvero le monocilindriche giapponesi da 500 cc. Fino ad allora, la scelta
cadeva sulle moto da regolarità – ciclistiche robuste, motori inaffidabili
per l’uso turistico a lungo raggio – o su quelle da turismo, robuste
di motore ma inadeguate all’uso fuoristrada.
Origine delle maxi
ORIGINE DELLE MAXI Le varie Yamaha XT e Honda XL, per quanto
adattissime
ai raid africani, presentavano dei difetti: erano scomode in due, diventavano
instabili con i bagagli ed erano stressanti in autostrada. Quando BMW mise
in produzione la sua R 80 G/S, 28 anni fa, creò di fatto una moto che non
esisteva: un’infaticabile macinatrice di km su qualsiasi fondo, comoda
e stabile anche in due, veloce in autostrada e capace di andare in fuoristrada.
Le andarono tutti dietro: la Parigi-Dakar faceva da grancassa, servendo
come vetrina, ma anche come collaudo dei mezzi che sarebbero andati in
produzione. Nacquero così pezzi storici come le Yamaha Ténéré e Superténéré,
le Honda XL Paris Dakar e Africa Twin, la Cagiva Elefant, le BMW GS Dakar,
le Suzuki Djebel e Big… Tutte moto pensate per l’uso in fuoristrada,
ma non quello regolaristico (che richiede mezzi leggeri e scattanti), bensì
per quello turistico: quindi con componenti pesanti e robusti, per viaggiare
sulle piste africane belli carichi. Erano moto “vere”, che se
cascavano
per terra non si rompevano, pur se carenate. Ma, come spesso accade, questi
mezzi specialistici divennero di gran moda nelle città, usati come scooter
da gente neanche troppo appassionata che, però, poteva darsi arie da grande
esploratore (c’è chi ha definito quel periodo “pregno di edonismo
reaganiano”).
Episodio tipo
EPISODIO TIPO Un giorno, tornavamo da un week-end in moto e
posteggiammo
la nostre enduro con serbatoione, tenda e sacco a pelo davanti a un bar
della Milano fighetta, per prendere l’aperitivo con amici non
motociclisti.
Subito, una ragazza in tacchi a spillo chiese affascinata ad uno di noi
se arrivassimo direttamente dall’Africa. “No, dal Lago di
Garda” rispose
quello, conscio che se la stava giocando. Gli girò le spalle, delusa. Oggi,
presentarsi con quel tipo di moto significa fare la figura dello straccione,
a meno che non sia una BMW HP2 pulita.
Verso la strada
VERSO LA STRADA Quando la moda è passata, la maxi enduro si è
stradalizzata:
sospensioni a breve escursione, ruote anteriori da 19”, cerchi a razze,
motori strapotenti, paramotori in plastica, collettori di scarico sotto
al motore, radiatori che si staccano solo a cadere da fermi… È così nata
una nuova categoria di ottime viaggiatrici da asfalto, ma il fuoristrada
è uscito dalla loro vita, con buona pace degli appassionati veri ai quali
quel tipo di moto andava a genio. Si è così creato un paradosso: mentre
i patiti di sportive e stradali hanno goduto di un’evoluzione costante,
tanto che, oggi, una Yamaha R1 mangia la pastasciutta in testa alla precedente
FZR 1000, i grandi viaggiatori da sterrato si sono tenuti strette le loro
Africa Twin, Ténéré, GS 80 ecc., mantenendole in perfetta efficienza e,
addirittura, evolvendole col tempo.
Ritorno al passato, pensando al futuro
RITORNO AL PASSATO, PENSANDO AL FUTURO Solo dal 2000 in poi le Case
si sono accorte che avevano ucciso un mercato che non era mai morto… Ha
iniziato KTM con la LC8 Adventure, seguita da BMW con la HP2, quindi KTM
ha realizzato la Super Enduro per arrivare all’ultimo Salone di Milano,
con gli entusiasmi suscitati dalla BMW F 800 GS e dalla Yamaha 660 Ténéré.
Fuoristrada con la "vaccona"
FUORISTRADA CON LA “VACCONA” Ma cosa vuol dire fare
fuoristrada con
la bicilindrica? Tanto peso e una guida decisa, ma anche affascinante,
con motori pastosi, ciclistiche stabilissime e la sensazione di governare
un vascello tra i flutti, con la possibilità di affrontare lunghissimi
trasferimenti stando comodo e senza dover caricare il mezzo su un furgone.
Devi studiare bene i passaggi e il territorio. Cambia l’approccio con
l’ostacolo: sai che devi contare sull’aiuto degli altri, quindi
diventi
meno orgoglioso, più altruista, meno edonista e più tollerante. Per questo,
c’è chi fa enduro con la “vaccona” solo per l’aspetto
umano di chi
le usa. Raro vedere la scena, tipica con le mono, di quelli che passano
l’ostacolo e se ne vanno, senza controllare che quelli dietro ce la
facciano,
anzi, sperando che si piantino per sentirsi più bravi. Molti hanno sia
la maxi sia la mono leggera; altri, addirittura, non si divertono con le
specialistiche e usano le maxi solo in fuoristrada, facendo i trasferimenti
col carrello. Ci sono poi i rallysti, che corrono nella categoria
pluricilindriche:
nelle altre classi hanno tutti moto di serie, tutte uguali, qua c’è ancora
spazio al romanticismo, all’esperimento. Ecco perché fare enduro con le
maxi non è solo una questione di masochismo, ma una filosofia di vita.
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