Fuoristrada difficile: sequestrato un campo di cross a Castiglione Chiavarese. La procura: “è abusivo”
A Castiglione Chiavarese (Genova), su un’area di circa quattro ettari, si trova un anello di 2 km adibito a pista da enduro. Sullo stesso terreno stava sorgendo anche un campo cross, sotto gli occhi di tutti. Invece i crossisti della zona non potranno più allenarsi, perché la Procura di Chiavari ha disposto il sequestro del campo e il Corpo Forestale lo ha sigillato ritenendo i lavori “abusivi”.
Fuoristrada difficile: sequestrato un campo di cross a castiglione chiavarese. la procura: “è abusivo”
Castiglione Chiavarese (GENOVA)
11 febbraio 2009 – Il fuoristrada diventa una disciplina sportiva
sempre più difficile da praticare. Questa volta, però, ad essere sotto
accusa non è l’enduro fatto in zone dove è proibito, bensì il cross fatto
in un luogo dove invece è consentito l’enduro. Si tratta di un’area
estesa
su quattro ettari nella località di Prato, frazione di Castiglione Chiavarese.
Nei confini del terreno privato, che ospitava un anello di 2 km su cui
si allenavano regolarmente gli enduristi, una società sportiva dilettantistica
stava costruendo un campo da cross. Il sostituto procuratore di Chiavari,
Margherita Ravera, ha disposto il sequestro dell’area. Lo scorso ottobre
2008, gli agenti del Corpo Forestale dello Stato avevano rilevato varie
irregolarità in materia ambientale e avevano contestato il reato di abuso
edilizio al proprietario del terreno e al rappresentante della società
sportiva, che risulta essere l’esecutore dei lavori. L’uomo aveva il
campo in comodato d’uso.
La zona sorge in un luogo che è
classificato come SIC (Sito d’Importanza Comunitaria), è sottoposto alla
tutela dei beni paesaggistici ed ambientali ed è un luogo idrogeologico.
Tutti caratteristiche che sarebbero d’impedimento all’installazione
di
una “città dei motori” fuoristrada. Eppure finché ci si faceva
enduro
non erano mai sorti problemi. Secondo gli agenti i due indagati asserivano
di avere le autorizzazioni necessarie per fare i lavori, ma in realtà lo
sbancamento con mezzi meccanici (le ruspe) avrebbe richiesto
un’autorizzazione
particolare che non sarebbe mai arrivata.
Potrebbe esserci anche una responsabilità
del Comune per non avere prodotto una documentazione scritta con cui autorizzava
o vietava la costruzione del campo da cross e per non avere segnalato il
fatto alle autorità, pur essendo a conoscenza dei fatti. Gli indagati avrebbero
fatto un’opera completamente diversa dalla “ripulitura e taglio
vegetazione”
che sembra siano descritti nella dichiarazione d’inizio lavori.
Tuttavia, anche se i lavori presentati
nella dichiarazione fossero stati quelli che effettivamente erano in fase
di svolgimento nel futuro campo da cross, il silenzio del Comune non poteva
essere considerato un tacito assenso, data la presenza delle tutele ambientali
che avrebbe richiesto autorizzazioni specifiche. Vicenda a parte resta
il fatto che in Italia il fuoristrada è sempre più inviso tanto alle autorità
quanto agli abitanti delle zone in cui è praticato. Un vero peccato che
le discipline dell’off-road siano così osteggiate ed i motociclisti che
le praticano tacciati di inquinare, devastare l’ambiente e
quant’altro.