
Fin
dalla sua prima apparizione sul mercato il
Caballero (nella
foto
la versione
1976) si dimostra
un mezzo
competitivo. Il
motore
Minarelli ha una buona potenza ma non ha molto allungo. In compenso
la moto
non mette in difficoltà i neofiti e si rivela
molto
maneggevole
sul misto grazie anche allo sterzo “alla trial”.
Buona la qualità costruttiva del Caballero. Il guscio del fanale
anteriore è in gomma antiurto, mentre i fianchetti portanumero sono in
materiale plastico e proteggono la
cassetta di aspirazione in fibra
di vetro.
Sul lato sinistro invece c’è il piccolo
serbatoio per lubrificare la catena. Il telaio, compreso il forcellone,
pesa 13,5 kg. Per risparmiare peso
il perno del forcellone è cavo
e lavora su boccole in teflon. Per
agevolare lo smontaggio della
ruota posteriore
corona e freno posteriore restano solidali fra loro
e vincolati al forcellone. È una soluzione abbastanza comune, adottata
anche su altri modelli concorrenti.

La
vista fronte e retro mette in evidenza l’
ingombro minimo
dell’impianto
di scarico, con l’espansione che non sporge dalla sagoma della
macchina.
Il Caballero è sempre stato equipaggiato con il
monocilindrico
Minarelli
125, elaborato e modificato
su specifiche Fantic, stagione dopo
stagione, mettendo a frutto l’esperienza maturata sui campi di gara. Gli
interventi sono così radicali che della
prima versione con il cambio
a 5 rapporti vengono mantenuti solo i carter. A fianco, il robusto
imbiellaggio del motore Minarelli, con il
pistone dotato di un solo
segmento.
Il
carburatore era
Dell’Orto PHB da 30 mm montato
elasticamente
con un raccordo in gomma e gli ammortizzatori posteriori Marzocchi a gas
regolabili su 5 posizioni. Venivano montati con il serbatoio del gas in
alto per proteggere quest’ultimo da enventuali urti.
L’espansione
di scarico passava sopra la testa con traversini antivibrazioni e il
cilindro fortemente alettato.

Una
Casa giovane ed attenta alle tendenze del mercato, se non addirittura
capace di lanciarne di nuove come la Fantic Motor non poteva rimanere esclusa
dal mondo della Regolarità.
Se il
Caballero 50 si è ormai fatto apprezzare fin dalla sua
comparsa
nel 1970, una moto vera e propria di clindrata superiore manca nel listino
della
Casa di Barzago. A ciò si rimedia nel 197
3 quando
viene
presentato il
Caballero 125. Vista la giovanissima età
dell’azienda
(e dunque quasi impossibilitata a realizzarsi tutto in casa), in molti
si aspettano una moto dotata del classico ed affidabile propulsore Sachs.
In Fantic però
spiazzano tutti preferendo
puntare sulla Minarelli che fino a quel momento, anche se nei ciclomotori,
non ha mai tradito le aspettative.
Il Minarelli 125 è un
monocilindrico
corsa corta dotato di accensione elettronica e
cambio a 5 marce,
rivisto dai tecnici brianzoli che lo rendono più cattivo. La moto
promette
bene fin dalle prime uscite:
buone prestazioni, ottima
affidabilità,
componentistica di prim’ordine, espansione alta che passa sotto la sella
(a differenza di molte concorrenti di questi anni che conservano ancora
lo scarico basso, poco funzionale nei passaggi più difficili) e
prezzo
non elevato. Tutti elementi accolti favorevolmente, a cui si deve aggiungere
un’
estrema facilità di guida anche per i neofiti. Bisogna
però
costruire l’immagine impegnandosi ufficialmente nelle competizioni. Dal
nulla (l’azienda, è bene ricordarlo, era nata nel 1968) Mario
Agrati e
Henry Keppel danno l’input per dar vita al
Fantic Motor Racing
Team,
che negli anni, e con i migliori piloti in circolazione,
vincerà su
tutti i campi.
Con la decisione di partecipare alle corse,
il
Caballero Regolarità Competizione 125 (questo il nome ufficiale
del modello) viene migliorato. Il motore guadagna altri CV grazie anche
ai quattro travasi ed al carburatore da 30 mm. Il tutto è assecondato dal
nuovo gruppo termico con abbondante alettatura, nuovo
cambio
a sei rapporti e dalla ciclistica rivista. Protagonista nelle competizioni,
il Caballero 125 viene continuamente aggiornato e
nel 1978 lascia il
passo al Caballero RC 125 Corsa. Tutta un’altra moto.
Caratteristiche tecniche
Riferiti alla versione del 1976.
Motore: monocilindrico due tempi raffreddato
ad aria, testa e cilindro in lega leggera, canna in ghisa, distribuzione
a quattro travasi, alesaggio per corsa 55x52 mm.
Cilindrata totale 123,5 cc.
Rapporto di compressione 12,4:1.
Potenza 22,5 CV a 9.500 giri.
Accensione: elettronica Dansi.
Alimentazione: carburatore Dell’Orto PHB30BS,
diametro 30 mm. Miscela al 5%, capacità serbatoio 8 litri.
Frizione: a dischi multipli in bagno d’olio.
Cambio: in blocco sei rapporti, con innesti
frontali.
Telaio: a doppia culla chiusa in tubi d’acciaio.
Sospensioni: anteriore forcella Marzocchi;
posteriore forcellone oscillante con due ammortizzatori a gas Marzocchi.
Freni: a tamburo Grimeca conici in lega
leggera anteriore ø 125 mm; posteriore ø 140 mm.
Ruote: a raggi con cerchi Akront in lega
leggera. Ant 21”, post 18”.
Pneumatici: anteriore 3.00-21; posteriore
4.00-18.
Dimensioni (in mm) e peso:
lunghezza 2.150,
interasse 1.420,
larghezza manubrio 900,
altezza massima 1.270,
altezza sella 950,
altezza pedane 340.
Peso a secco 98 kg.
Prestazioni: velocità max 110 km/h.
Prezzo: 1.191.642 lire.