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Cliccat...Issimo! Fantic sbaraglia tutte le altre elettriche

Grossa sfida quella della Fantic: abbinare la praticità delle e-bike alla sicurezza delle moto, con un’estetica stilosa e...capace di battere tutte le altre ebike in quanto a click. L'Issimo è stato in assoluto il test "elettrico" più letto dello scorso anno

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Nel gioco di parole presente nel titolo è già contenuto gran parte di quello che stiamo per dirvi. Come avrete capito, il Fantic Issimo è in cima alla nostra classifica delle e-bike 2020 (qui anche gli altri Top of the year). Non solo è stato il più cliccato al momento della presentazione, ma il nostro test vi ha incuriositi al punto da permettergli di sbaragliare la concorrenza di tutte le altre elettriche provate. Per festeggiare il traguardo, nelle pagine successive trovate come va e quali sono pregi e difetti di questo mezzo pensato per la citta, a metà tra una bici e uno scooter.

Chi ha passato i 40 anni ricorda bene come le città italiane fossero invase dai ciclomotori da 50 cc con pedali tipo bicicletta, che servivano sia per l’avviamento, sia in caso di panne. Erano pratici, economici, facili da guidare, utilizzabili (fino al 1993) senza casco e senza targa. Per i quattordicenni rappresentavano l’emancipazione, ma erano amati anche dagli adulti, come alternativa all’automobile nei percorsi trafficati. Oggi sono stati soppiantati dagli scooter, tanto che c’è chi usa il termine “motorino” riferendosi persino a quelli da 200 cc. C’è però chi ritiene che le e-bike, le biciclette a pedalata assistita, siano i nuovi ciclomotori. Come quelli sono semplici, immediate, si guidano senza targa e senza casco e permettono di attraversare le città senza fare fatica, ma sono attuali perché non utilizzano un monocilindrico a scoppio 2T alimentato a miscela, bensì un piccolo motore elettrico che agisce sui pedali: quanto più spingi, tanto più ti aiuta. Tra coloro che credono in questa rivoluzione c’è Fantic, che un tempo produceva il ciclomotore Issimo e oggi ha riutilizzato quel nome per un suo interessante concetto di e-bike. Va subito spiegato che le e-bike più pratiche, quelle senza targa, montano per legge un motore con potenza nominale di 250 W che si disinnesta appena si raggiungono i 25 km/h. Questo fa sì che non si possano paragonare i tempi casa-lavoro ottenibili con un Fantic Issimo degli anni 80 con un Issimo del 2020. Ma la e-bike permette di andare in posti che al “motorino” sono preclusi, come le piste ciclabili e i parchi cittadini. Chi scrive possiede una e-bike da un paio d’anni ed ha scoperto che, con questo mezzo, si riesce ad attraversare Milano senza fatica e senza sudare, scovando angoli inediti della città: traccio i percorsi con Google Earth, come se fosse un’avventura in fuoristrada! Poi ci sono le S-Pedelec, che sono e-bike con motore più potente (500 W) che si disattiva oltre i 45 km/h. Sembrerebbero le vere antagoniste degli antichi “motorini”, però qui sono obbligatori la targa, l’immatricolazione, l’assicurazione, i fari, gli specchietti, il casco e il patentino (detto tra noi: buona parte di queste cose sarebbe bene averle anche sulle e-bike da 25 km/h...). Essendo assimilate, dal Codice, ai ciclomotori, in teoria non potrebbero andare nelle piste ciclabili e nei parchi cittadini, ma di fatto ci vanno, anche se sfrecciare a 45 orari in mezzo alle persone è pericolosissimo e, quindi, andrebbero guidate con grande intelligenza. Fantic, in ogni caso, realizza i suoi (o dovremmo dire “le sue”? Sottointendendo le bici elettriche) Issimo in entrambe le versioni (25 e 45) e quella più potente ha una levetta al manubrio (tipo quad) con cui “dare gas” al posto di pedalare (ma i pedali girano lo stesso, essendo il motore centrale).

Ma perché parliamo di interessante concetto di e-bike? Perché offre la sensazione di essere a bordo di un ciclomotore ed è stato studiato per rendere facile e sicuro l’attraversamento delle città anche a chi non è abituato ad andare su due ruote. In Fantic lo hanno in testa da diversi anni, fin da quando hanno ridato vita al marchio. Da due lo stanno sviluppando. Il designer ha proposto qualcosa come 200 progetti ed è stato scelto il più semplice e “pulito”. L’idea è quella di creare un oggetto di culto come un iPhone, elegante come un Aprilia Scarabeo e irriverente come un MBK Booster, da vendere in 10.000 esemplari all’anno. Il telaio è in alluminio pressofuso, come sulle moto: è molto robusto anche se poco leggero. Da guardare è bellissimo, con la sua struttura a traliccio che però, volendo, è possibile coprire con una cover in plastica, disponibile in tanti colori, sia trasparenti sia opachi. In questo modo è possibile cambiare continuamente estetica. Il telaio monoculla è privo di tubo orizzontale, per poter salire e scendere al volo, come sugli scooter e i ciclomotori. La goduria dell’immediatezza la si prova anche per via della posizione di guida, a busto eretto, col manubrio largo e vicino: è esattamente come le “Graziella”, bici sulle quali viene naturale salire al volo e fare velocemente curve molto strette. In comune con quelle ha le ruote da 20”, che permettono di avere tale agilità in curva, ma i copertoni hanno una sezione di ben 4”, come sulle cosiddette mountain-bike “fat”, le bici nate per correre l’Iditabike in Alaska sulla neve e diffusesi poi anche al di fuori dei paesaggi innevati. Qui le gomme enormi servono per poter tagliare in diagonale i binari del tram senza che le ruote ci finiscano dentro, come capita spesso a chi pedala in città. La sella è larga e imbottita come quella di un ciclomotore. C’è una forcella realizzata direttamente da Fantic, con una corsa di 80 mm. I freni sono Shimano a disco da 180 mm di diametro. Il cambio è interno al mozzo, di tipo automobilistico e si comanda con due tasti posti accanto alla manopola destra: è lo Shimano Nexus a 5 velocità, studiato espressamente per resistere alle sollecitazioni dei motori delle e-bike. A proposito, il motore è il cinese Bafang M500, da 250 W e 36 Volt: non costa molto, è compatto e ha buone prestazioni (80 Nm di coppia massima), ma è stato addolcito per rendere la bicicletta amichevole anche a chi non è pratico. Abbiamo parlato con l’ingegner Vittorino Filippas, ex Aprilia, che è uno dei cinque amici che, quasi sei anni fa, decisero di ridare vita all’avventura Fantic. Molto simpatico e disponibile, ci ha spiegato che hanno voluto combattere la “sindrome dell’argine”, che colpisce chi è alle prime armi con le e-bike e sta facendo inversione a U su un argine ghiaioso: al momento di riprendere a pedalare, la bicicletta potrebbe perdere aderenza con il posteriore, o partire a razzo verso il bordo dell’argine, facendo precipitare il ciclista. Onestamente queste cose ce le aspettiamo di più da una moto da cross 500 a due tempi, fatto sta che il motore è stato modificato in modo da entrare in azione circa un secondo dopo che si è iniziato a premere sul pedale. La batteria si trova sul tubo verticale, per spostare i pesi indietro, abbassare il baricentro e mantenere l’avantreno agile; ha una capacità di ben 630 Wh. L’autonomia viene dichiarata tra i 70/120 km in condizioni ideali… che, nella vita vera, non si verificano mai. L’Issimo è disponibile in due allestimenti: il Fun è privo di portapacchi ed ha pneumatici tassellati da fuoristrada (ma il sottopancia non è protetto da un paramotore e, di conseguenza, i cavi sono vulnerabili); l’Urban ha gomme più scorrevoli e un lungo, solido portapacchi integrato con il telaio, sotto al quale è possibile piazzare una seconda batteria da 630 Wh, che estende l’uso dell’Issimo anche ai percorsi extraurbani. Le versioni S-Pedelec, oltre ad avere 500 W e il blocco oltre i 45 km/h, montano freni a disco idraulici Magura e cambio NuVinci Endriolo N380, automatico a variazione continua: basta impostare la cadenza desiderata e ìl rapporto cambia in base alla pressione sui pedali, senza scatti. Questa versione sarà disponibile tra sei mesi a un prezzo da definire, mentre è già disponibile la versione Fun da 25 km/h, a 2.990 euro.

Ciclisticamente parlando, questo mezzo è divertentissimo. Mantiene quello che promette: sali in sella al volo e fai le curve con grande naturalezza e divertimento, sentendoti molto sicuro. La forcella è tarata tenerissima anche per la nostra tester, che non arriva a 50 kg, mentre il carro posteriore, corto e massiccio, è rigidissimo, per cui molto importante è come vengono gonfiate le enormi gomme: davanti molto, dietro poco. Siamo però perplessi riguardo all’operazione di addolcimento del motore, perché l’Issimo pesa molto (32,4 il Fun, 33,5 l’Urban e 37 l’Urban a doppia batteria, quindi 10/15 kg in più rispetto a una e-bike mtb) e le gomme fanno un grande attrito. Ha cinque livelli di assistenza e in tutti presenta il ritardo alla risposta impostato per sconfiggere la “sindrome dell’argine”; però confessiamo che preferiremmo la prontezza tipica di questo genere di motori. Quando il motore “attacca” c’è una bella spinta iniziale, ma si sopisce in fretta, proprio perché il motore è stato modificato. Di solito, con una e-bike “Codice” da 250 Watt, anche chi non è allenato arriva facilmente e senza fatica ai 25 km/h, oltre i quali il motore si disattiva. Qui si arriva facilmente ai 20 km/h, poi bisogna “spingere”. I freni sono concepiti per affrontare le discese in fuoristrada, quindi in città vanno benissimo come potenza e modulabilità. La sella è comoda sulla breve distanza, perché è larga e morbida, mentre chi pedala con accanimento preferisce quelle strette e dure. Il peso elevato e l’assenza di maniglie posteriori rendono molto faticoso (e doloroso per le mani) spingere l’Issimo in salita sui gradini, così come caricarlo su un treno. Con il motore da 250 W si presta alla grande all’uso cittadino in zone molto trafficate, su distanze fino ai 10 km, dove ci si può permettere di andare al lavoro sgattaiolando ovunque, anche nelle isole pedonali, senza sudare. A noi piacerebbe di più se venisse dotato del motore tedesco Brose, utilizzato sulle mountain-bike della Fantic, che è potente e fluido: ma il prezzo si alzerebbe. Siamo poi molto curiosi di provare la versione da 450 W, che permetterà di sfruttare meglio la sua massiccia ciclistica.

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