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Emergency Call: come funziona, rispetto della privacy, costo

Si amplia l’offerta di servizi di eCall per moto, la chiamata automatica d’emergenza in grado di inviare i soccorsi nel punto esatto dell’incidente, ovunque sia avvenuto (obbligatoria sulle auto dal 2018). Dopo BMW, che lo offre dal 2016 come optional, arriva Bosch. Yamaha ha brevettato la propria versione. Ci sono anche prodotti aftermarket

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Stai guidando da solo lungo una strada deserta, quando all’improvviso un animale selvatico ti attraversa la strada, vicinissimo. Freni, scarti, cerchi di evitarlo, ma alla fine la caduta è inevitabile. Ti ritrovi sull’asfalto, tutto intero, ma uno stivale è incastrato sotto la moto. In una circostanza del genere è necessario aspettare che passi qualcuno per darti una mano, sperando che non sia una fragile vecchietta. Mentre aspetti pensi “e se fossi ferito?”, “se avessi bisogno di soccorsi urgenti?”. All’improvviso da un punto indefinito della moto (o negli auricolari del bluetooth) senti una voce che chiede se va tutto bene, se hai bisogno di assistenza, e ti spiega che è pronta ad allertare i soccorsi. Questo è l’eCall, il sistema di chiamata di emergenza europeo, già obbligatorio sulle auto di nuova omologazione dal marzo 2018, ma non ancora sulle moto. Al momento tra le Case moto lo propone solo BMW come optional su parte della gamma. Ma presto l’offerta aumenterà, visto che Bosch ha appena presentato ai costruttori Help Connect, dispositivo basato sulla propria piattaforma inerziale, già presente su numerosi modelli. Yamaha, invece, ha brevettato la propria versione. Anche la sensoristica Continental può essere equipaggiata con un “crash detector”, un rilevatore di incidenti. Infine, Dekra, il colosso tedesco del testing, e LoJack, il produttore di antifurti basato sulla localizzazione a radiofrequenza, propongono già al pubblico dei sistemi aftermarket.

Il sistema si basa su un localizzatore GPS (sulla moto o sul telefono del pilota) in grado di registrare la posizione e su una SIM telefonica per effettuare chiamate di emergenza. In caso di incidente, registrato attraverso i sensori di bordo, il call center o direttamente i servizi d’emergenza, a seconda dei sistemi, ricevono l’allerta dalla moto, e per prima cosa contattano il motociclista per conoscere le sue condizioni. Se si passa da un call center il contatto avviene nella lingua del pilota. Nel caso la caduta sia senza conseguenze o si tratti di un falso allarme, tutto finisce lì. In caso di richiesta d’aiuto o di mancata risposta, l’operatore allerta i servizi di emergenza, comunica loro la posizione esatta della moto e invia i soccorsi. Il call center può essere allertato anche direttamente dal motociclista, per esempio nel caso in cui assista a un incidente. BMW ha posizionato l’intero sistema a bordo della moto, mentre Bosch e LoJack utilizzano lo smartphone dell’utente collegato via bluetooth con il veicolo. Il sistema Dekra è un ibrido: non si appoggia al telefono del pilota, ma bisogna dotare il casco di un apposito set di cuffie e microfono o di un interfono bluetooth. Del sistema Yamaha si sa che oltre alla chiamata d’emergenza, attiva frecce, fari e clacson della moto incidentata, per attirare l’attenzione degli altri utenti della strada. I vari sistemi hanno vantaggi e svantaggi: l’on-board è indipendente dalla presenza dello smartphone, dal suo stato di carica o da un suo eventuale smarrimento o rottura durante l’incidente. D’altro canto, esiste la possibilità che moto e pilota si separino, impedendo a quest’ultimo di comunicare con il call center: il volume dell’altoparlante è molto alto, ma la discriminante è la capacità del motociclista farsi sentire, potenzialmente sotto shock e con il casco in testa. Comunque in assenza di risposta l’operatore invia i soccorsi. Ovviamente, perché l’eCall funzioni è sempre necessario che ci sia copertura telefonica. Il servizio di emergency call è in grado di accelerare notevolmente l’invio dei soccorsi, sia perché può allertarli quando la vittima non riesce a farlo, sia per la geolocalizzazione: pensate alla complicazione di spiegare al centralino del 112 – il numero unico di emergenza europeo – la vostra posizione o quella di un incidente cui avete assistito in un paese straniero lungo una strada sconosciuta.

Tanti storcono il naso di fronte a un sistema che conosce la tua posizione e potenzialmente la tua condotta di guida, e temono che sia un grimaldello per sorvegliare e magari multare i motociclisti, ma da questo punto di vista si può stare tranquilli: l’Ue in questo caso ha optato per una privacy quasi assoluta. Durante la guida il sistema non registra né trasmette informazioni, lo fa solo nel caso degli “eventi” e comunque veicola solo la posizione della moto e il senso di marcia (questo è importante in caso di incidenti in autostrada, dove i soccorsi non possono rischiare di arrivare nella carreggiata sbagliata), oltre alla lingua del pilota.

L’Intelligent Emergency Call di BMW ha un prezzo compreso tra i 300 e i 400 euro una tantum a seconda del modello e non ha costi di abbonamento. La Casa tedesca sta ampliando la gamma di moto che lo possono montare, le F 850-900 sono le ultime ad esserne state dotate. Il dispositivo LoJack, di cui l’eCall è solo un componente, costa 399 euro, incluso il primo anno di abbonamento e offre anche, tra gli altri, il servizio di localizzazione del veicolo rubato e la registrazione degli itinerari percorsi, mentre Dguard di Dekra al momento non è disponibile in Italia. I sistemi Bosch e Continental vengono invece venduti direttamente alle Case, che ne stabiliranno prezzi ed eventuali funzioni aggiuntive.

Rimanendo al mondo auto, dove iniziano a esserci dati statistici, l’Unione europea calcola che l’eCall salvi 2.500 vite ogni anno e riduca del 15% il numero di persone che riportano lesioni gravi. Questo è possibile perché, in media, tra l’evento e l’arrivo dei soccorsi il tempo di intervento è dimezzato.

In ogni caso, anche la moto va verso l’obbligo di eCall, una road map è già stata disegnata, ma ci vorrà ancora qualche anno. I requisiti minimi dell’eCall per moto e tre ruote sono già stati definiti dal progetto europeo I_HeERO (di cui fanno parte BMW Motorrad, Honda, KTM, Piaggio e Yamaha), sulla cui base sono stati adeguati alle moto gli standard previsti per le auto, dando vita nel 2018 ai protocolli CEN/TS 17249-5 e 17249-6, che avrebbero dovuto entrare in una fase di valutazione pratica quest’anno. Erano già stati definiti anche i Paesi dei test: Italia, Spagna, Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Germania, Portogallo e Slovenia, ma la pandemia ha costretto a rinviare tutto. Se è ancora difficile ipotizzare una tempistica per l’obbligo, ciò non vuol dire che non si diffonderanno rapidamente: così come i produttori di componentistica, le grandi Case, in ottica sicurezza, ammettono di star lavorando proprio su questo fronte.

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