Qual è il primo elemento che hai disegnato?
“Il primissimo è stato il frontale. È il pezzo più importante, è quello che dà il carattere alla moto. Ciò che mi ha guidato è stata la volontà di renderla unica e riconoscibile, anche di notte se a vedi arrivare guardando lo specchietto retrovisore. In ogni caso avevo già in mente tutta la moto, nella mia testa è sempre stata un unico corpo”
Quanto motore e tecnologie di bordo hanno vincolato il progetto estetico?
“Più che il motore i vincoli maggiori arrivano dalla tecnologia della moto. La tecnologia presente sulla moto, tutta l’elettronica, andava nascosta. Ci sono parti elettroniche meno belle da veder e queste vanno in qualche modo integrate e non lasciate scoperte. Il lavoro svolto insieme agli ingegneri pone invece alcuni limiti relativi a certi pezzi. Io propongo, poi magari mi viene chiesto di cambiare in vista della funzionalità. Si tratta di un ping pong fino a che non si giunge a un compromesso”.
Oggi la Streetfighter è finita. Cosa ti rende più orgoglioso e cosa, invece, cambieresti?
“Ciò che mi soddisfa maggiormente è il volume della moto. Tanti CV in un peso così basso e in una dimensione contenuta sono un grande risultato per tutti quelli che ci hanno lavorato. Non è affatto semplice. Una moto bella deve avere volumi giusti, altrimenti questo si vede e stona. Riguardo a ciò che non mi soddisfa posso dire un progetto non è mai perfetto, non si è mai totalmente soddisfatto. Credo sia impossibile in senso assoluto. Il pezzo che personalmente rifarei è il cruscotto: è grande, comodo, si vede bene, ma è stato complesso da integrare nel frontale. Avrei preferito rendere il tutto ancora più compatto. Però si tratta di un oggetto tecnico, da usare, non è possibile rimpicciolirlo”.
Un’ultima domanda relativa alle ali. Si tratta di appendici pensate per estetica o funzionalità?
“Entrambe le cose. Inizialmente non c’erano, ma abbiamo notato una certa leggerezza dell’avantreno, anche ad alta velocità. Per ovviare a questo problema senza metter mano a un calo di potenza abbiamo scelto, con il test team Ducati, di sviluppare l’aerodinamica tramite appendici biplano. Questo porta numerosi benefici durante la guida. Ho scelto io di fare due appendici al posto che una sola. Penso si integrino meglio nell’estrattore dell’aria, siano facilmente cambiabili e belle da vedere”.