La
Six Days sostituisce nel
1977
la più tranquilla
Regolarità 125. La
corretta distribuzione
dei pesi, unita ad un
telaio ben fatto e robusto e a
sospensioni
particolarmente efficaci, garantiscono una tenuta eccellente anche nella
guida impegnativa. Il
serbatoio è in
alluminio.
Abbandonato lo scarico basso ed ingombrante
della precedente versione, la
Six Days sfoggia
una professionale
espansione che passa
sopra il cilindro (che ha le alette tagliate
per farla sporgere meno) e non interferisce con la gamba del pilota. Rivista
sotto diversi aspetti, la Six Days si presenta con tutte le carte in regola
per ben figurare in un settore estremamente competitivo.

Grazie
alle sospensioni riviste e alle migliorie apportate al motore, le
prestazioni
della Six Days sono allineate a quelle delle dirette concorrenti. Il
cilindro conserva i
4 travasi del precedente modello. Aumenta
però la
compressione (da 12,4 a
14,6:1), viene rivisto il
diagramma di distribuzione e l’anticipo.
Il motore è
particolarmente
robusto perché in Ducati pensavano di aumentarne la cilindrata a
250
cc con pochi interventi se la moto avesse “sfondato”
commercialmente.
Sulla Six Days l’imbiellaggio viene irrobustito, migliorando anche la
lubrificazione della testa di biella. Nuovo anche il
pistone che
presenta il cielo leggermente conico per migliorare la combustione. Notevole
anche il lavoro di alleggerimento della
campana frizione a denti
elicoidali,
che scende dagli iniziali 1.320 grammi a 980. In tutto sono state costruite
3.846 motociclette nelle due versioni.
L’avventura della
Ducati nel settore
delle moto da Regolarità a due tempi non è durata molto. Una
sorta
di
parentesi, per molti
da dimenticare a causa dello
scarso
successo commerciale che le fuoristrada di Borgo Panigale hanno incontrato.
Le qualità ci sono, ma queste come spesso accade non sono
sufficienti.
Ma perché la Ducati decide di cimentarsi in un
settore che non le
appartiene?
Semplice, perché il
volume delle vendite delle moto con le ruote
artigliate fanno gola a molti. La Ducati non è a digiuno di fuoristrada,
basti pensare alle
Scrambler dei primi anni
Settanta, ma
il mercato vuole
motori a 2 tempi e la la Casa di Borgo Panigale
seppur in ritardo sulla concorrenza, ci prova. Nasce così nel
1975
la
Regolarità 125, un modello che nell’impostazione e
nell’estetica
richiama lo stile dei primi anni Settanta.
E’
veloce, robusta e sulla carta ha tutto quanto si può richiedere, dal
cambio a 6 marce alla componentistica di prim’ordine. Non è
però
un fuscello e per di più, anche visivamente, appare
“
massiccia”.
Così il successo sperato viene meno. Grazie all’esperienza del
crossista
Italo Forni, in Ducati si decide di migliorare la moto, rendendola
più
corsaiola ed accattivante. Nel
1977 vede così la luce la
nuova
versione, denominata
Six Days. Almeno sulla carta, la svolta
c’è. L’estetica è cambiata, grazie anche al nuovo
serbatoio ed allo
scarico
alto e poco ingombrante. Le sospensioni guadagnano in escursione ed
il motore rivisto, sprigiona parecchi CV (25 dichiarati) lasciando
comunque inalterata la
robustezza di base (il propulsore era stato
studiato per poter lievitare di cilindrata fino a 250 cc). Per avere successo
ora non le manca nulla. Estetica e prestazioni ci sono (queste ultime allineate,
se non superiori a quelle di moto ritenute mostri sacri della
Regolarità),
ma
la Six Days non sfonda e la Ducati da lì a poco decide di
abbandonare
il fuoristrada.
Caratteristiche tecniche
RIferite alla versione Six Days del 1977
Motore: monocilindrico due tempi raffreddato
ad aria, testa e cilindro in lega leggera, canna in ghisa, distribuzione
a quattro travasi, alesaggio per corsa 54x54 mm.
Cilindrata totale 123,6 cc.
Rapporto di compressione 14,6:1,
potenza 25 CV a 10.250 giri.
Alimentazione: Carburatore Dell’ Orto
PHBE32GS, diametro diffusore 32 mm, miscela al 5%.
Accensione: elettronica Motoplat.
Frizione: a dischi multipli in bagno d’olio.
Cambio: in blocco a sei rapporti.
Telaio: doppia culla chiusa in tubi d’acciaio.
Sospensioni: anteriore forcella Marzocchi
con foderi al magnesio, steli 35 mm; posteriore forcellone oscillante con
due ammortizzatori Marzocchi a gas.
Freni: a tamburo Grimeca. Anteriore e posteriore
ø 140 mm.
Ruote: a raggi con cerchi in lega leggera.
Anteriore 21”; posteriore 18”.
Pneumatici: anteriore 3.00- 21; posteriore
4.00-18.
Dimensioni (in mm) e peso:
lunghezza 2.150,
interasse 1.430,
larghezza manubrio 920,
altezza massima 1.200,
altezza sella 900,
altezza pedane 360.
Prezzo: lire 1.271.100.
Note: Provata da
Motociclismo fascicolo
12/1977.
Dati rilevati:
Velocità max 115,540 km/h.
Accelerazione 0-400 metri 17,215 secondi.
Peso a secco 104 kg.