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“Il serbatoio rappresenta il 70% del design della Diavel”

Abbiamo intervistato Giovanni Antonacci, Senior Design della Ducati Diavel, che ci ha parlato delle linee della moto, dei limiti nel look, delle soluzioni tecniche adottate, dei colori…
1/15 Sketch di design della Ducati Diavel 1260

Tra le figlie della tua matita ci sono le ultime Monster e il face lift della "vecchia" Panigale bicilindrica: aver lavorato su altre moto ti ha ispirato o ti ha vincolato? Quali difficoltà nel disegnarla?
"Diavel è un concetto unico. La missione era partire dalla vecchia, rinnovarla senza stravolgere il concetto e lo spirito. Il difficile è stato proiettarla nel futuro, farla più moderna e curata senza abbandonare il concetto di quella precedente. Ci sono caratteristiche e proporzioni da mantenere e fortemente caratterizzanti. Il serbatoio rappresenta il 70% del design della moto e c'è il reiterato concetto delle prese d'aria ai alti del faro. Fissati questi elementi chiave, il resto viene facile".
Il motore ha rappresentato un limite?
"No: rispetto al precedente ha dato l’opportunità di avere un impatto estetico differente. Il traliccio adesso è molto compatto, simile a quello usato sulla Monster attuale, e dà la possibilità di avere tutto il motore a vista, molto importante su una moto come questa. La pompa è spostata per fare il motore più bello, e togliere le tubazioni: il layout è più pulito”.
Come avete gestito la dissipazione del calore?
"Il giro dei collettori è diverso: un passo avanti in termini di comfort termico. Anche i radiatori sono spostati: nella nuova configurazione i lati del motore sono completamente liberi. L'estetica ci guadagna. L'ergonomia invece è quasi identica: è stata punto fermo, intoccabile. Solo il manubrio è leggermente più arretrato, per elevare il comfort”.

1/51 Ducati Diavel 1260 2019
Ti saresti spinto oltre, nel design?
"No, sono soddisfatto. Abbiamo fatto un grande lavoro. Normalmente sono molto critico su quello che faccio, ma forme e andamento delle superfici sono nettamente più snelle e scolpite rispetto al passato, c'è più carico sull’anteriore. Nel design di tutti i modelli Ducati tracciamo superfici morbide e le intersechiamo con dei segni molto decisi, nettissimi. Questa è la definizione di sportività italiana, per noi".
Quali materiali sono diversi, nella carrozzeria, rispetto alla "vecchia" Diavel?
“Lo schema è simile: abbiamo i pannelli delle prese d’aria in alluminio spazzolato e i tre gusci copriserbatoio in acciaio: è un materiale duttile e consente di realizzare raggi più piccoli. Con l’alluminio non si riuscirebbe ad ottenere questo segno netto nella cover del serbatoio. Riuscire a realizzare questi componenti così come li vedete è stata una grande sfida: non ci sono viti in vista e le superfici sono perfettamente accoppiate. Non è semplice né banale”.
A che punto della progettazione sorgono questi aspetti?
“Sono tutte discussioni, queste, che si fanno nella fase iniziale dello stile, quando ancora si sta decidendo l'aspetto definitivo. È un lavoro che viaggia in parallelo con i progettisti e con gli ingegneri che dovranno pensare all’industrializzazione dei vari componenti”.
Come avete lavorato a livello di luci?
“Ci sono tre temi. Iniziamo dal proiettore, che ha necessità di mantenere la firma, il family feeling: le naked Ducati sono caratterizzate dalla luce di posizione o DRL a forma di omega. Gli indicatori di direzione sono qualcosa di completamente nuovo: erano già a LED sulla precedente Diavel, ma ora abbiamo una light blade con effetto tridimensionale, un volume che si vede anche lateralmente. Al posteriore infine abbiamo un fanale che richiama il look della XDiavel, con due luci opalescenti”.
1/28 Ducati Diavel 1260 S 2019

Quale è il componente della Diavel 1260 di cui sei maggiormente orgoglioso?
Tutta la moto mi soddisfa. Ma trovo la sella particolarmente ben riuscita. Abbiamo mantenuto il medesimo comfort e il maniglione retrattile per il passeggero, ma nel complesso è più leggera ed elegante”.
Come vedi il panorama del design motociclistico attuale?
“Penso che si sta omologando un po’ tutto: stiamo assistendo ad un appiattimento dell’originalità. Ducati cerca di anticipare a livello concettuale e stilistico, ma anche tecnico e tecnologico. Alcuni marchi, come KTM, osano di più, sono molto aggressivi. Ma ci vuole sempre equilibrio, bilanciamento: ed è questo l'aspetto difficile da trovare”.

Giovanni Antonacci
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