Statistiche web

Ducati Scrambler Special Flat Track

Da Urban Enduro abbandonata in un concessionario fallito a regina degli ovali: questa Ducati Scrambler si è rivelata un’ottima base per le competizioni di Flat Track. E il suo preparatore (e pilota) ne ha da raccontare...

1/26

Ducati Scrambler Special Flat Track by Sami Garage

1 di 2

Sami non è diminutivo né vezzeggiativo, ma originalissimo nome proprio (all’anagrafe finisce con la i, non con la y). E Garage non sta ad indicare in maniera modaiola un’officina, ma si riferisce proprio al box di casa. Basterebbe questo a definire Sami Panseri e la sua special: un pilota fuori dall’ordinario (capace di finire il campionato italiano Flat Track al secondo posto nel 2020 e di raccogliere importanti vittorie all’estero), con una moto costruita con pochi mezzi e passione a non finire.

In realtà Sami non è un volto nuovo: lo abbiamo conosciuto nel 2016, alla prima edizione di The Bike Field, il contest di Motociclismo dedicato alle special fatte in casa. Allora era stato artefice di una Suzuki GS400 del 1977 con livrea Barry Sheen Replica. Da allora, però, ne è passata di acqua sotto i ponti… Ora si dedica alle derapate negli ovali di terra battuta. Ha già una Ducati Scrambler Desert Sled che usa quotidianamente e gli è venuta voglia di prenderne un’altra da elaborare per realizzare una Hooligan (categoria del Flat Track in cui sono iscritte le bicilindriche con cubatura superiore ai 700 cc).

Ne trova una – in versione Urban Enduro – mai immatricolata e a prezzo stracciato presso un concessionario fallito. La smonta nel garage di casa, la sera dopo il lavoro; rivende i pezzi che non gli servono per rientrare un po’ delle spese. Taglia il telaio e provvede personalmente alle modifiche con una saldatrice a filo di tipo hobbistico. La parte posteriore è accorciata e irrobustita per alloggiare il codino da Flat Track e per alzare la seduta, che in questa disciplina è più rialzata rispetto alla moto di serie. Il forcellone, in alluminio, è rimodellato per ospitare la ruota da 19”. Cartucce forcella e monoammoritzzatore – entrambi pluriregolabili – sono della Bitubo. La moto è adesso è tutta più alta: il regolamento impone una luce a terra di almeno 20 cm. A chiudere la ciclistica ci sono i cerchi, due anteriori di Scrambler Desert Sled da 19”, montati sui mozzi originali. Calzano pneumatici Maxxis specifici per derapare. L’ergonomia è adeguata alle necessità, con supporti pedane alleggeriti, manubrio fatto realizzare su sue specifiche da un’azienda bergamasca. In seguito ad un test andato male e terminato con un high-side, Sami decide di montare riser arretrati, per non distendere eccessivamente il braccio in controsterzo e quindi avere margine di correzione.

A livello di motore non ci sono modifiche di rilievo: la potenza è sufficiente per competere anche nella Hooligan, e l’erogazione è adatta a gestire le derapate. Solo l’airbox è aggiornato con un kit prodotto da Giuseppe Starace, che comprende cornetti e coni dei corpi farfallati speciali, oltre ad un elemento filtrante BMC. Per lo scarico, SC-Project realizza un impianto completo e fornisce la mappatura dedicata. Così allestita, la moto pesa 165 kg: tutto quello che è stato tolto non riduce molto la massa: la sostanza rimane. L’impianto elettrico è semplificato al massimo dallo stesso Sami, che sostituisce la batteria di serie con una più piccola e leggera al litio, elimina fari e frecce, ma mantiene la strumentazione (alloggiata sotto la sella): senza, la moto non parte…

E il “vestito”, così sgargiante e vistoso? “Quando ho realizzato la moto, era tutta nera – confessa Sami – Un giorno mi chiama l’amico Giorgio Pellegrino, di Greaser Garage, e mi propone di verniciarmela. ‘Giorgio, non ho soldi…’ gli dico. E lui: ‘Belìn, se ti chiamo è perché ti voglio sponsorizzare! Però la colorazione la decido io…’. Mi sono fidato, ed ecco il risultato: blu, rosa, bianco e argento. La grafica riprende e interpreta le ali del logo Ducati anni Cinquanta, e aggiunge le stelle del mondo USA, patria del Flat Track. Secondo Giorgio, una moto così si deve vedere anche dalla Luna. Specialmente quando gareggi e si sporca: anche coperta di fango deve essere riconoscibile. Direi che ha centrato l’obiettivo…”.

1/4

Ducati Scrambler Special Flat Track by Sami Garage

Ok, ma come si guida questa Ducati? Prima di tutto ci vuole un fisico “importante” e allenamento: il Flat Track non è sport per mingherlini e questa special non è propriamente leggera, come abbiamo visto. “Sulle piste corte dove corro di solito – aggiunge Sami – non c’è mai un attimo di respiro: per le bicilindriche ci vorrebbero tracciati più lunghi, da mezzo miglio almeno, che in Italia non abbiamo. Tuttavia la Scrambler ha buon grip e si gestisce con facilità nella derapata; per essere una moto strettamente derivata da un modello stradale si guida molto bene”.

Eccoci allora nell’ovale, con il motore già caldo. Solitamente si parte in seconda e la si tiene per tutta la gara. La posizione in sella è dettata dalla condizione della pista: se è asciutta e si rischia di pattinare (come nel nostro caso), si dà carico al posteriore per avere maggiore grip, se invece il fondo è umido e la moto tende ad affondare, ci si sposta verso il serbatoio per farla galleggiare un po’. Appena parti, ti trovi già fiondato a metà rettilineo e, tempo tre secondi, hai già la curva da impostare. Qui va a fortuna: chi ha più grip in partenza si trova davanti e sceglie la traiettoria migliore. Si sposta il peso all’interno e si molla il gas quel poco che serve per caricare l’avantreno: la moto comincia a scivolare col posteriore. A questo punto, con l’acceleratore e con il corpo, bisogna gestire la derapata. Rispetto all’asfalto, punto di corda, ingresso e uscita sono completamente differenti: si prende la curva molto larga, si va al punto di corda che è a ¼ della curva, per poi allargare nuovamente. Prima del rettilineo devi avere modo di rialzarla già il prima possibile per riprendere grip e ruotare tutta la manopola. Si raddrizza col corpo e si lavora di braccia, riportando il manubrio da controsterzo a posizione neutra. “Si fanno 5 o 6 giri così per le manches di qualifica, 7 o 8 per la finale – specifica Sami – il numero varia in base alla lunghezza del tracciato e al tipo di campionato”.

In pratica, bastano un paio di litri di benzina, nel serbatoio. Ma altrettanti se ne lasciano nella tuta in pelle: lo sforzo fisico è notevole. E poi ci sono le sportellate, che sono normale amministrazione: da 4 a 8 concorrenti; addirittura 12 se l’omologazione della pista lo consente. La bagarre è infernale. “Personalmente, però, faccio fatica a dare una spallata violenta ad un altro concorrente – ammette Sami – non è nel mio carattere. Anche se a volte la pago cara: domenica scorsa ho racimolato un 6° posto in finale perché in una manche di qualifica non ho avuto il coraggio di osare un ingresso in curva rischiando di mandare a terra un avversario e sono finito ruote all’aria…”.

Stiamo parlando dall’inizio di Flat Track, ma ancora non abbiamo spiegato che cosa sia: è la derapata in pista piatta. Leggermente diverso è il Dirt Track, che è come il Flat, ma in pista piccola. E poi c’è il TT, che è la stessa disciplina, ma oltre all’ovale deve esserci almeno una curva a destra e un piccolo dislivello (in alcuni casi un salto) dove è richiesto che le moto abbiano anche il freno anteriore, normalmente assente su quelle da Flat Track. Poi c’è lo Speedway, ma lì è un altro sport, con moto completamente diverse. Sami Panseri ha 35 anni e ha iniziato a derapare solo cinque anni fa. Come dire: nel Flat Track non c’è bisogno di essere dei ragazzini per divertirsi: si può praticare anche oltre i 40 anni e, rispetto al cross o all’enduro, richiede meno allenamento fisico. Ma ripaga con tanta adrenalina. Se poi si gira con qualche amico, ne possono nascere goliardiche sfide. E c’è un’altra cosa, che ci racconta Sami: “Il bello di questa disciplina è che c’è molto rispetto e cooperazione tra i piloti. In gara si va di sportellate, ma prima o dopo ci si aiuta, magari a cambiare una gomma bucata all’ultimo minuto: se dobbiamo correre, dobbiamo farlo tutti, è brutto che uno resti fuori per una stupidata. Almeno, io la penso così”. Bello sport. Bella special.

1/7

Ducati Scrambler Special Flat Track by Sami Garage

© RIPRODUZIONE RISERVATA