Saltando in sella alla Ducati ci si compiace subito della sella accogliente e morbida, condivisa con gli altri modelli della “Land of Joy”, e della limitata altezza da terra, che trasmette subito confidenza. Le pedane piuttosto alte e il manubrio largo, ma vicino al piano seduta, impongono una posizione raccolta al pilota, che si trova con il busto lievemente piegato in avanti e in pieno controllo, che mantiene senza stancarsi anche dopo lunghe sessioni di guida. Queste considerazioni valgono per biker alti fino al nostro metro e ottanta: uno dei due tester, che arriva a 191 cm, lamenta una postura troppo rannicchiata delle gambe. Nella guida in città la 1100 PRO restituisce un retrogusto dolceamaro: leggera e maneggevole, si districa bene nel traffico, ma la frizione stacca in maniera repentina, complicando un po’ le partenze da fermo. Il cambio è piuttosto duro e, se sollecitato da frequenti cambi di marcia, a volte tende ad impuntarsi. Gli specchietti bar end, evocativi e garanti di ottima visibilità, sporgono troppo limitando un po’ i sorpassi alle auto incolonnate in doppia fila. Quando il “pompone” entra in temperatura il calore si fa sentire sull’interno coscia e anche il raggio di sterzo non vi renderà il re delle inversioni a “U”: insomma, l’avete capito, la Scrambler 1100 PRO non è nata per sbrigare commissioni in centro. Sulla Scrambler 1200 si sta da pascià: sella piatta e larga, anche se alla lunga un po’ duretta, angolo confortevole delle gambe, busto eretto e braccia ben distese ad afferrare il largo manubrio: complici i paramani e la ruotona da 21”, la sensazione di manovrare una moderna maxienduro è forte. Inutile dire che l’abitabilità è ottima anche per gli spilungoni. Nei percorsi urbani la XC è godibile: la frizione morbidissima e il cambio preciso accompagnano a dovere le classiche manovre tra una coda e un semaforo, ma il vero tallone d’Achille della Scrambler inglese è il grande calore sprigionato dallo scarico. Nella stagione estiva, fermi a stop e a semafori ci si abitua ben presto a poggiare a terra solo il piede sinistro, cercando di allontanare la gamba destra dai collettori roventi. Per chi fosse disposto a barattare l’iconico doppio scarico laterale con un po’ di refrigerio, esistono diversi scarichi alternativi proposti da produttori aftermarket. Sulla XC ritroviamo anche la completa strumentazione TFT: razionale, ben visibile anche in piena luce e facilmente utilizzabile per mezzo di un piccolo joystick sul blocchetto sinistro. A proposito di strumentazione, l’unità Ducati sfrutta un display LCD a due piccoli quadranti sovrapposti: le informazioni ci sono tutte, ma i caratteri sono piccoli e di lettura non intuitiva, specie nel quadrante di destra, dove è complicato interpretare l’andamento del minuscolo contagiri digitale.