Domenica 28 giugno, in Colorado, va in scena la Pikes Peak International Hill Climb, l’edizione 2015 di una delle corse su strada più amate e coinvolgenti. Il corrispondente americano del Tourist Trophy dell’Isola di Man, se ci concedete l’accostamento. Ma la pazzesca cronoscalata (una ventina di km e 156 curve passando dai 2.862 metri del punto di partenza ai 4.300 dell’arrivo, per un dislivello di 1,439 metri) verrà affrontata dai piloti con l’animo triste: durante le prove del giovedì ha perso la vita il motociclista Carl Sorensen.
QUELL’ULTIMA, MALEDETTA SALITA…
Originario di Centennial (Colorado), il 39enne pilota stava percorrendo il tratto finale del tracciato con la sua Ducati 848 quando, in corrispondenza di una curva a sinistra dal fondo particolarmente sconnesso, ha perso il controllo, uscendo di strada - priva di guard rail - e cadendo nel precipizio tra la località chiamata Devil’s Playground e la vetta. Carl era partito col un gruppo di piloti ma in cima non ci è mai arrivato. Non si hanno notizie più precise sulla dinamica dell’incidente, ma pare che a Devil’s Playground facesse molto freddo, con la temperatura della strada che si aggirava tra zero e 5°. Quella di Carl sarebbe dovuta essere una delle ultime salite per le moto, dato che il tempo a disposizione nella giornata si stava esaurendo… Le prove sono state immediatamente interrotte per permettere ai soccorsi di accedere alla zona dell’incidente, ma per Sorensen non c’è stato nulla da fare.
UNA BELLA MANETTA
Carl, che lascia la moglie e un figlio, non era un debuttante, gareggiava in moto da una decina d’anni e amava il Pikes Peak: vi aveva corso altre due volte e nell’edizione 2014 (qui un nostro articolo) era arrivato 16° assoluto in sella a una Kawasaki ZX-10R e 10° nella categoria Open. Quest’anno aveva deciso di correre nella classe “middleweight”, con la Ducati 848, ponendosi come obbiettivo quello di percorrere la salita in meno di 10 minuti. Guardatelo in questo video che si riferisce all’edizione dello scorso anno.
Ecco il comunicato della direzione corsa: “La comunità di Colorado Springs e la direzione del Pikes Peak International Hill Climb condividono il dolore della famiglia, degli amici e dei sostenitori di Carl Sorensen, morto prematuramente. Durante i 92 in cui questa gara unica è stata corsa sulla montagna americana, abbiamo sperimentato la gioia della vittoria, la delusione per il fallimento e ora anche l’inaspettato dolore per la perdita di un concorrente, il cui amore per le corse lo aveva portato al Pikes Peak. Piangiamo la tragica scomparsa di Carlton e lui sarà nei nostri cuori domenica, per la 93esima Corsa Verso Le Nuvole. Egli sarà ricordato come marito, padre, figlio, fratello e amico, dotato di grandissimo senso dell’umorismo e passione per le corse. Ci ha lasciato facendo ciò che amava e questo (il fatto che i concorrenti accettino i pericoli della gara), insieme al cuore e all’anima di un grande uomo, è l’unica cosa che riesce a far accettare la dura realtà della vita”.
UNA VITA ALLA RICERCA DEL LIMITE
Carl era un uomo affamato di vita, di adrenalina, di emozioni, non importava che fossero dare da uno skateboard, da uno snowboard e da una moto truccata. “Gli dovevo comprare uno skate nuovo alla settimana, perché li distruggeva e faceva fuori un paio di scarpe da tennis in tre giorni”, dice il padre di Carl, Daniel. Amava visceralmente correre in moto e a questa passione aveva sacrificato parecchie ossa in seguito agli infortuni patiti nelle gare amatoriali a cui partecipava. Diceva di odiare l’inverno, che passava nell’attesa di poter tornare in moto. Questa sua frase è una sorta di profetica dichiarazione d’intenti: “Il limite… Non c’è modo onesto di spiegare cosa sia, perché gli unici che sanno veramente dove sia sono quelli che l’hanno oltrepassato”.