Bandit vs XJR
RIMODERNATE Presenti ormai da diversi anni nei listini delle
due
Case produttrici, le due gustose maxi Suzuki Bandit 1250 e
Yamaha
XJR 1300 vengono riproposte in tutta la loro
imponenza aggiungendo
però quelle necessarie e importanti modifiche per renderle al
passo con i tempi. Ambedue si presentano in perfetta regola con le più
recenti normative Euro 3 grazie all’impiego dell’alimentazione
ad
iniezione elettronica con sensore per l’ossigeno e catalizzatore
a tre vie allo scarico.
Novità XJR
MOTORE XJR In particolare l’iniezione della Yamaha XJR
1300 beneficia
della valvola secondaria già adottata sulla YZF-R1 del 2004 per
il massimo controllo dell’aspirazione. Il sistema di iniezione ha
comportato l’adozione di un nuovo albero a camme con diversa
alzata
delle valvole. Lo scarico è ora 4 in 2 in 1 con terminale sul lato
destro. Altra importante novità tecnica è la valvola Exup che
controlla il flusso dei gas di scarico in base ai giri del motore
e alla marcia innestata: il tutto si traduce in un’erogazione più
fluida
e un maggior valore di coppia passata da 9,88 kgm a 10,66 kgm, rilevati
dal nostro Centro Prove, allo stesso regime di 6.000 giri. Lo scarico
è completato dal sistema di immissione forzata dell’aria che rende più
completa la combustione degli idrocarburi incombusti presenti.
Novità Bandit
M0TORE BANDIT Ancora più sostanziose le modifiche sulla
Suzuki
che acquista quasi 100 cc in più rispetto alla precedente GSF Bandit
1200 (1.255 cc contro 1.157). Il classico quanto datato quattro
cilindri con raffreddamento aria/olio è stato ridisegnato nel gruppo
termico, ora raffreddato a liquido, con nuove valvole angolate
di 16° per una camera di scoppio più compatta e maggior rapporto di
compressione. La configurazione simmetrica con catena di distribuzione
centrale ha reso il blocco più compatto in senso longitudinale
grazie agli alberi di trasmissione sfalsati verticalmente; il generatore,
spostato a sinistra dell’albero motore, è più piccolo e leggero. Anche
lateralmente si sono guadagnati 2 cm di ingombro per il minore spazio
tra i cilindri. Questi sono trattati con il rivestimento
SCEM (Suzuki Composite Electrochemical Material) al
nichelfosforo-silicio-carbonio,
sperimentato nelle competizioni, che minimizza gli attriti tra pistoni
e cilindri con migliore tenuta, resistenza e minore consumo di
lubrificante.
Il sistema di iniezione è a doppia valvola: ciascun corpo farfallato
da 36 mm è dotato di una valvola primaria comandata dall’acceleratore
e di una secondaria comandata dalla centralina in base al regime di
rotazione,
marcia inserita e posizione della valvola primaria. Il risultato
è una risposta più pronta all’acceleratore, combustione più
efficiente e maggiore coppia, passata da 9,43 kgm a 4.250 giri a 10,37
kgm a 3.500 giri, rilevati alla ruota sempre dal nostro Centro Prove. Anche
sulla Bandit è presente il dispositivo di immissione forzata dell’aria
allo scarico (PAIR, Pulsed AIR). Altra novità importante è l’adozione
di un nuovo cambio a sei rapporti in luogo dei cinque della versione
precedente.
Ciclistica
CICLISTICA La naked della casa dei tre diapason ha
una nuova
taratura della forcella per renderla meno cedevole nelle staccate decise
e gli ammortizzatori posteriori Öhlins a gas di ultima
generazione.
Le regolazioni sono totali e da vera sportiva: si può
agire sul precarico delle molle e sull’idraulica sia in estensione che
in compressione sia sulla forcella che sugli ammortizzatori. Meno sofisticate
le sospensioni della Bandit a cui è concesso il solo precarico delle
molle di forcella e mono posteriore. Per contro la moto di Iwata è stata
dotata di un nuovo telaio. La Suzuki aggiunge un plus importante: la
Bandit, disponibile anche nella versione S semicarenata, è venduta
con sistema ABS di serie. Gli oltre 230 kg di peso rilevati non sono
uno scherzo nel maneggiarle da ferme, dove la Yamaha è decisamente impegnativa:
molto più equilibrata la Bandit che si sposta con più facilità.
Comfort
COMFORT Leve regolabili, specchi retrovisori ampi, senza distorsioni
e perfettamente orientabili contribuiscono al comfort in sella.
Questa è ben imbottita sulla XJR, anche se un
po’ larga,
e consente ampi movimenti longitudinali; più stretta e inclinata
in avanti quella della Bandit che tende a far scivolare verso il serbatoio.
La Yamaha ha fianchi più stretti ma stature più alte rischiano di
toccare con le ginocchia la paratia che separa l'impianto di iniezione
dai cilindri. Più largo l’impegno delle gambe al serbatoio della
Suzuki.
Pedane giustamente rialzate per tutte e due ma un po’ arretrate sulla
Bandit. Nonostante peso e dimensioni, ci si muove nel traffico
con grande facilità: sia la XJR 1300 che la GSF 1250 offrono una
maneggevolezza
al di sopra di ogni aspettativa anche se, come da fermo, è la Suzuki
ad esibire un’agilità superiore. In effetti, sulla Bandit 1250
sembra di essere alla guida di una moto di cilindrata nettamente inferiore.
Nel traffico si evidenzia un lato negativo della Yamaha che è
il calore sprigionato dal motore; molto più contenuto quello della
Suzuki, soprattutto in questa nuova versione raffreddata a liquido.
Prestazioni
PRESTAZIONI: La Suzuki si dimostra più pronta all’accensione sia da freddo
che a motore caldo; più irregolare l’erogazione della
Yamaha che
necessita di qualche minuto per girare al meglio. Dolcezza dei
comandi,
erogazione fluida e coppia generosa rendono la guida di queste
“muscle
bike” estremamente facile e rilassante. Le frizioni a comando
idraulico staccano sempre con dolcezza, i motori quasi elettrici per
erogazione sono un invito ad usare il cambio meno possibile. Nessun
rumore meccanico, vibrazioni ridotte al minimo, questi quattro cilindri
sono una vera gioia per orecchie e... fondoschiena! L’erogazione
è corposa fin dai regimi più bassi: le zone rosse al contagiri sono
poste a quota 9.500 con il limitatore che stacca a 10.000, quando però
è già stato dato tutto e i quattro cilindri esauriscono la spinta. La
Suzuki Bandit è davvero elettrica nell’erogazione e prontissima
all'acceleratore:
si riprende in sesta da 1.500 giri senza problemi con un allungo costante
e vigoroso senza però avvertibili incrementi all’entrata in coppia.
Meno
pronta all’acceleratore ma altrettanto brillante nell’allungo la
Yamaha,
che mantiene il cambio a 5 marce: dolce fino a quota 5.000 giri, si incattivisce
con decisione dopo i 6.000 spingendo fino a 9.000.
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