Nel traffico, tra un semaforo e l’altro, magari per raggiungere la scuola al mattino, la moto è più un mezzo di trasporto che la compagna con cui divertirsi. In città occorre essere comodi e in questo non è solo la posizione in sella a contare: ci vogliono sospensioni capaci di digerire il pavé, i dossi, l’asfalto rovinato, i tombini. Ad aiutarci nello zig zag vogliamo poi avere un buon raggio di sterzo, un cambio ben funzionante coadiuvato dalla frizione morbida e, possibilmente, modulabile. Il calore emanato dal motore è croce e delizia: regala tepore alle gambe in inverno, ma le arroventa nella bella stagione. In primo piano c’è anche la questione relativa alla sicurezza: se capita un imprevisto, un ABS ben funzionante può salvare dal patatrac. Da quest’ultimo punto parte la nostra sfida, poiché sotto l’aspetto tecnico le moto in prova sono differenti. Le tre giapponesi e l’austriaca hanno sistemi ben tarati, le italiane fanno invece coppia in coda al gruppo: Aprilia ha l’ABS solo all’anteriore; Malaguti offre la frenata combinata. La legge non impone alcun obbligo al di fuori del suddetto CBS, che consiste nella ripartizione della frenata tra anteriore e posteriore. Naturalmente, non ha la stessa efficacia di un ABS, poiché si può arrivare al blocco delle ruote senza alcun impedimento. Malaguti mette una toppa a ciò con un posteriore dal freno fin troppo spugnoso e dalla corsa molto, molto, molto lunga: per arrivare al bloccaggio occorre davvero tanto impegno, più di quanto permetta l’articolazione della caviglia. Con Aprilia questo non accade, poiché il freno posteriore è potente, ma ciò comporta il bloccaggio repentino della ruota. Occorre attenzione e un piede delicato. In sella, le due italiane si assomigliano, ma la RST ha la frizione decisamente più dura. Qui entriamo nella questione comfort, dicendo da subito che la leva sinistra più morbida da azionare è quella di Suzuki. Parlando di pura comodità occorre mettere in luce le dimensioni generose di KTM e lo spazio a bordo offerto da Yamaha. La RC 125 ha un manubrio simile a quello delle naked ed è senza dubbio quella con le sospensioni più adatte ad affrontare la giungla urbana; in più, il “ruotone” da 150/60 al posteriore offre sicurezza nell’attraversare i binari (RS, Ninja, RST, GSX-R sono equipaggiate al retrotreno con pneumatici 130/70 e la YZF-R con la misura 140/70). Vale lo stesso discorso per l’anteriore, con KTM dotata di pneumatico 110/70 (Aprilia, Malaguti, Suzuki e Yamaha hanno gomme 100/80, mentre Kawasaki la più piccola 90/80). La forcella dell’austriaca assorbe bene le asperità e al posteriore è possibile regolare il precarico per tarare al meglio il mono. Se non fosse per il calore emanato dal motore, siamo certi che la KTM avrebbe conquistato il punteggio migliore in questa manche; tuttavia, alla lunga, le gambe iniziano a soffrire. Ad avvicinarsi al comfort offerto dalla Kappa c’è solo la YZF-R125, decisamente più sportiva nel setting di base, ma non meno efficace nell’assorbire ciò che passa sotto alle ruote. La più racing in assoluto è in ogni caso Aprilia, fedele al DNA delle corse e gioco forza più rigida, ossia meno comoda, delle altre. Tra le citate si inseriscono Suzuki e Kawasaki, in una perfetta via di mezzo. La GSX-R è agilissima, facile, e ha un raggio di sterzo invidiabile. La piccola Ninja è, per contro, quella che il test team ha fatto più fatica a guidare in città a causa di una posizione in sella rannicchiata e a quote meno generose rispetto a KTM e Yamaha. Sia chiaro, lo spazio a bordo è più che sufficiente anche per chi supera i 180 cm, ma le altre, sotto questo aspetto, fanno meglio. La sorellina della ZX-10R è anche quella con i semimanubri più “chiusi” e questo, alla lunga, unito al peso caricato sui polsi, stanca. Nel complesso, tra un semaforo e l’altro, Yamaha è il miglior compromesso tra gusto di guida, facilità e comfort. Detto questo, nessuna di loro fa la parte del brutto anatroccolo, rivelandosi tutte ottime compagne nella vita di tutti i giorni.