Aprilia Futura
In sella alla Futura la posizione è la più corretta sia per
braccia
e gambe sia per affrontare lunghi trasferimenti.
Le pedane sono ben posizionate e la sella è la più accogliente
e
comoda anche per il passeggero: pratici i 2 maniglioni ancorati
al codino.
La Futura non è agilissima nelle manovre a bassa velocità, ma
con
l’aumentare della velocità e il passare dei km ci si rende però conto
che è assai maneggevole e rapida nei cambi di direzione. La protezione
aerodinamica è molto efficace, le vibrazioni quasi inesistenti.
Il bicilindrico a doppia accensione a V di 60° è ricco di coppia
a tutti i regimi: non si avverte la “castagna” del desmo
Ducati
a cui paga qualcosa ai bassi, ma strattona meno ed esibisce maggior
fluidità lungo tutto l’arco di erogazione anche oltre la zona rossa
posta a 9.500 giri. Si aggiunga una ciclistica rigorosa in tutte
le condizioni e un avantreno sempre preciso in traiettoria che trasmette
sicurezza al pilota.
La frizione, anche in questo caso a comando idraulico, è assistita
dal brevetto PPC (Pneumatic Power Clutch) che diminuisce lo sforzo alla
leva e agisce da antisaltellamento della ruota posteriore in frenata.
Il cambio è preciso ma richiede un minimo sforzo per inserire le
marce soprattutto nella guida sportiva. Ottimi i freni, potenti
e modulabili: i dischi anteriori impegnano la forcella a steli rovesciati
la cui taratura di serie determina affondamenti pronunciati nelle
staccate violente. Forcella e monoammortizzatore sono entrambi regolabili
nel precarico delle molle e nell’estensione idraulica.
BMW R 1100 S
La BMW ha la posizione di guida più sportiva, con braccia
distese
e pedane poco arretrate. La sella è morbida e comoda e ben
raccordata
al serbatoio; il passeggero però non se la passa bene, seduto in posizione
elevata, con pedane alte e soprattutto con scomodi
appigli
per le mani.
La coppia di rovesciamento è avvertibile ai primi colpi di gas
ma
in compenso il boxer dell’ultima generazione - anch’esso a doppia
accensione
- è un esempio di silenziosità meccanica. La protezione aerodinamica
per testa e collo è efficace anche se il plexiglass non è
regolabile.
Fluido, trattabile fin dai regimi più bassi e brillante, il bicilindrico
bavarese accusa però molte vibrazioni a manopole e pedane nei regimi
di più frequente utilizzo, tra i 4.500 e 5.500 giri.
La modulabilità della frizione è scarsa; il cambio ha una funzionalità
imprevedibile: preciso e sufficientemente veloce nella guida spedita
e fluida, diviene rumoroso e scorbutico - soprattutto in scalata
- nella guida sportiva. Nel misto la R 1100 S non dà immediata confidenza
e richiede un po’ di assuefazione al lavoro delle sospensioni,
Telelever
anteriore in particolare. Ma l’imbarazzo dura poco: nei percorsi
medio-veloci
la BMW è precisa e godibilissima con ampi margini di sicurezza nella
discesa in piega più accentuata.
Non gradisce la guida esasperatamente sportiva: per goderne appieno
va adottata una guida fluida che assecondi il carattere del motore,
disponibilissimo
ai medi regimi. Con il sistema di frenata integrale sportiva accoppiata
all’ABS, la R 1100 S è un riferimento in fatto di grip, modulabilità e
potenza, favoriti dalla servoassistenza integrata. Il Telelever
impedisce l’affondamento in frenata con il vantaggio del limitato
spostamento di carico. In caso però di frenate di emergenza sullo
sconnesso la sospensione anteriore, per il ridotto affondamento,
“mura”
e non copia a dovere le asperità dell’asfalto. L’ABS si inserisce e
disinserisce
così continuamente, trasmettendo scarsa sensibilità al pilota e tendendo
ad allungare lo spazio di frenata.
Ducati ST3
Passando alla prova dinamica, è la Ducati a suscitare i più
golosi
desideri velocistici: rossa e aggressiva, non
tradisce il
DNA sportivo. I manubri sono larghi e si è appena inclinati in
avanti.
Il corpo centrale della moto è snello così da poterla
“sentire”
con le gambe che stringono con naturalezza il serbatoio.
Buona l’ospitalità riservata al passeggero grazie alla sella di
nuovo disegno che impedisce di scivolare. Il rinnovato bicilindrico
di Borgo Panigale ha 3 valvole per cilindro e doppia accensione
con duplice scopo: avere una potenza disponibile prossima al desmoquattro
ma valori di coppia vicini al desmodue per soddisfare appieno le
esigenze sportivo-turistiche. Il raffreddamento è a liquido e
l’alimentazione
a iniezione. Delle moto in oggetto il Ducati è il più scorbutico
all’apri-e-chiudi e lo sforzo alla leva della frizione è notevole,
così da stancare l’avambraccio nella marcia cittadina.
Ma appena oltre i 3.000 giri ecco il meglio del repertorio made
in Bologna: allungo e soprattutto ripresa sono brillantissimi,
l’erogazione è quasi prepotente proiettando il contagiri velocemente al
limitatore - posto a circa 9.700 giri - e l’avantreno tende a
sollevarsi
senza il minimo ricorso alla frizione. Le vibrazioni sono assolutamente
modeste: lo sferragliare dei 1.500 giri diventa sinfonia
grazie anche alla piena tonalità di scarico.
Stabile, sicura in ogni condizione, la ST3 si avvale di una ciclistica
e di sospensioni impeccabili che consentono una guida impegnata
da vera sportiva; la forcella Showa è però regolabile solo nel precarico
della molla mentre il mono Sachs Boge è tutto regolabile. Il cambio
è perfettamente rapportato e precisissimo e morbido negli innesti,
supportato dalla frizione robusta e modulabile. I freni rimangono
invariati rispetto alle altre ST: azione potente e sicura ma ci
saremmo aspettati un grip più deciso nella prima parte della corsa della
leva. La protezione offerta dal cupolino è più che soddisfacente
nella marcia a velocità Codice o poco più: oltre compaiono turbolenze
alle braccia e alle spalle che impongono una posizione più raccolta
sul serbatoio.
Triumph Sprint ST
La seduta è un po’ infossata - si appoggiano bene i
piedi a terra
con la sella a 805 mm dal suolo - e le pedane risultano così più vicine
alla sella costringendo le gambe ad una piega più accentuata.
Le
ginocchia stringono meno agevolmente il serbatoio che risulta più largo
delle concorrenti.
La sella è ben conformata e offre degna ospitalità al
passeggero.
Alla guida la prima impressione è quella di una moto piuttosto
corposa,
sensazione accentuata dallo scarso angolo di sterzo che ne limita un po’
la maneggevolezza da fermo e nel traffico. Non ha
l’immediatezza
di inserimento della ST3 o l’handling nei trasferimenti di carico della
Futura ma è stabile e precisa nel mantenere le traiettorie impostate
sia sul misto tormentato sia nei curvoni veloci.
La protezione aerodinamica è positiva anche per braccia e spalle
e le lunghe tirate autostradali risultano poco impegnative. Ma il
vero plus della Sprint ST è rappresentato dal motore. Difficile
trovare un propulsore così dolce, pieno, elastico e dotato di
coppia
come il 3 cilindri inglese. Non ci sono buchi, esitazioni né calci
nella schiena: basta girare la manopola del gas e sembra che una silenziosa
turbina spinga vigorosamente senza cali fino all’intervento del
limitatore a quota 10.000 giri. Il rumore è pieno e caratteristico,
nessuna particolare vibrazione disturba pilota e passeggero.
La potenza è tanta e il 3 cilindri sa essere rabbioso. Nel misto
ci si può dimenticare del cambio grazie alle già lodate doti di
coppia. La frizione meriterebbe un po’ più di precisione nello stacco:
è comunque morbida e abbastanza modulabile. Decisamente buono il comfort,
ottimo compromesso tra turismo e sportività: il mono posteriore
- regolabile nel precarico della molla e nell’estensione idraulica
- tende un po’ a “sedersi” quando si spalanca con
decisione il
gas. I freni sono potenti e modulabili, perfettamente adeguati
sia alle esigenze turistiche sia a quelle sportive.
Conclusioni
Nel consumo medio della prova è svettata per
economia la
Triumph con una percorrenza di ben 18,3 km/litro; seguono BMW e Ducati
con 15,7 e 15 km/litro rispettivamente. Un po’ più assetata
l’Aprilia
con 13,7 km/l. L’ultima e dolente nota i
prezzi, intesi
chiavi in mano: la Triumph Sprint ST è la più economica e costa
10.900
euro, seguita dalla Ducati ST3 (10.995 euro), dall’Aprilia Futura
RS Touring (12.110) e dalla BMW R 1100 S (12.550). Quale
scegliere? Dal quadro si evince che le moto italiane hanno
effettivamente quel carattere sportivo che da sempre le contraddistingue.
BMW è un po’ un mondo a parte, sia per tecnica sia per motore, mentre
Triumph, pur avendo prestazioni assolute di rilievo, sarà quella che più
potrà interessare il turista.
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