Si sfidano le tre ammiraglie del segmento. Offrono tutte comfort al top ma hanno caratteri differenti. Ecco la tre cavalcature dedicate alle lunghe percorrenze: BMW K 1200 GT, Kawasaki 1400 GTR e Yamaha FJR 1300.
Vacanziere a confronto
VANCANZIERE A CONFRONTO Con le pinne, il fucile e gli occhiali (nelle
borse)… e passeggera al seguito, comodi e ben protetti a 250 km/h. Ecco
di cosa sono capaci, volendo, le protagoniste di questo articolo, ammiraglie
indiscusse del segmento sport tourer: la novità Kawasaki 1400 GTR, (provata
sul numero di settembre 2007), sfida le regine della categoria: BMW K 1200
GT, in commercio dal 2006, e Yamaha FJR1300, nata nel 2001 e solo rinnovata
nel 2006.
In città
IN CITTÀ Le nostre tre maxi tourer offrono la possibilità di caricare
una quantità enorme di bagagli ma, per contro, nel traffico urbano sono
penalizzate da ingombri per via dei quali si fa fatica a districarsi tra
le auto. In questo, le tre moto si assomigliano molto, ma la 1400GTR è
leggermente più impacciata delle altre. Causa ne sono gli specchietti,
ottimi per visibilità ma ingombranti e proprio ad altezza di quelli delle
automobili. Contrariamente alle concorrenti, è quindi inutile togliere
le grosse borse durante la settimana per andare in ufficio. Mentre cerchiamo
di guadagnare l’autostrada dal centro di Milano il calore sprigionato
dai grossi propulsori costringe le ventole di raffreddamento agli straordinari,
nonostante una temperatura attorno a 13 C°. Segnale ulteriore della limitata
capacità d’azione nel traffico. Se non altro, queste tourer hanno molto
sterzo e le inversioni sono immediate. La frizione Kawasaki, unica ad avere
una pompa radiale, è morbidissima e non affatica mai; quelle di BMW e Yamaha
necessitano di uno sforzo maggiore. Invece la trasmissione finale a cardano
della FJR 1300 è la più dolce e priva giochi, mentre quella della 1400GTR
provoca piccoli sussulti nel continuo apri e chiudi a bassa velocità.
In autostrada
IN AUTOSTRADA Al casello, e davanti a noi, più di 400 km di autostrada;
le moto “riposano” a 130 km/h. A questa andatura, i propulsori
nipponici
sono i più silenziosi. Eccellente Kawasaki, che sfruttando la sesta overdrive
si attesta su soli 3.750 giri, e buono Yamaha, che nonostante abbia sole
5 marce passa di poco i 4.000 giri. Decisamente più “presente” la
voce
del quattro cilindri bavarese, che, a causa di una rapportatura più corta,
rimane appena sotto i 5.000 giri. Rallentamenti e sorpassi ci forniscono
un quadro chiaro di quel che riguarda le vibrazioni: ad Akashi hanno svolto
il lavoro migliore. Il pilota ne riceve una quantità molto limitata che
interessa praticamente solo i manubri, oltre i 5.500 giri. Le tourer di
Iwata e di Monaco vibrano più intensamente a velocità costante (pur senza
che risultino fastidiose in alcuna occasione) ma soprattutto in accelerazione
e rilascio. La regolazione elettrica dei parabrezza nella posizione più
estesa protegge tutti e tre i tester da qualunque turbolenza. Bisogna
oltrepassare
di molto i limiti imposti dal Codice per veder assegnata la lode alla BMW,
che anche in virtù di una posizione di guida più “inserita” nella
moto
isola meglio il pilota ad alta velocità. Non fosse per pedane un po’
troppo
alte e avanzate, proprio la posizione di guida della tedesca sarebbe perfetta.
Fianchi snelli, sella morbida e schiena che rimane ben dritta ma, appunto,
gambe costrette ad un’angolazione maggiore rispetto alle compagne di
viaggio.
Sulle giapponesi, ci si siede con le gambe meglio distese e il busto che
si inclina leggermente per raggiungere i manubri. Kawasaki, nonostante
sia la più voluminosa, offre fianchi snelli e ben sagomati. Su Yamaha,
invece, il serbatoio risulta voluminoso tra le gambe, e questo impedisce
al pilota di stringerle al meglio. Anche se nessuna è esente da piccole
critiche, le tre posizioni di guida offrono confort per molti più chilometri
di quanti ne possa garantire il pieno di benzina. E questo non per dire
che siano assetate… ma che sono davvero comode! A proposito di consumi,
la più parca è risultata l’FJR1300, con 17,8 km/l in autostrada e 15,2
km/l nell’extraurbano. Seguono K 1200 GT con 17,0 e 14,8 km/l e 1400GTR
con 16,1 e 14,2 km/l. Considerando le capienze effettive rilevate (22,2
l Yamaha, 22 per BMW e 21 per la Kawasaki contro un dichiarato, rispettivamente
di 25 l, 24 l e 22l) l’autonomia è in ogni caso molto elevata.
Sulle statali
SULLE STATALI Abbandonata l’autostrada, puntiamo i grossi gruppi
ottici,
ovviamente tutti regolabili, verso i monti. L’aria fredda che ci investe
evidenzia una mancanza della supertourer di Akashi: le manopole riscaldabili.
Su FJR1300 e K 1200 GT sono in optional rispettivamente a 380 e 220 euro.
Non proporle nemmeno come accessorio è quasi imperdonabile vista la tipologia
di moto. A mitigare il problema stanno arrivando, direttamente da Kawasaki,
dei guanti riscaldabili. La 1400GTR riesce a farsi perdonare il freddo
alle mani con un motore stupendo, il migliore del lotto. Un quattro cilindri
che coniuga dolcezza d’erogazione e forza pura come nessun’altro. Al
di là dei numeri (è il più potente e ricco di coppia al nostro banco prova),
sorprende come guadagni velocità in qualunque rapporto, senza che il pilota
se ne renda conto con precisione. Il propulsore della BMW K 1200 GT, al
confronto, ha un carattere da supersportiva; effettivamente è parente stretto
delle unità che equipaggiano le K 1200 R ed S. Più ruvido come erogazione
e meno dotato di coppia ai bassi regimi, gratifica gli animi più sportivi
della compagnia con un sound di aspirazione “cattivo” e un allungo
notevole.
Come potenza massima paga solo un paio di CV alla GTR, e nonostante non
disponga della stessa forza di Yamaha e Kawa ai bassi regimi, è il più
pronto nei sorpassi in sesta marcia, grazie ad una rapportatura piuttosto
corta. Quello della FJR, infine, fa della spinta ai bassi e medi regimi
il suo punto di forza, senza tuttavia eguagliare Kawasaki. Molto dolce
ad ogni regime, non entusiasma agli alti, anche se la potenza di cui dispone
è più che abbondante in qualunque situazione. Anche tenendo conto delle
differenze, la coppia disponibile ai bassi regimi è notevole per tutte
(BMW, la peggiore, ha ben 10 kgm a 3.500 giri). Questo consente sorpassi
immediati in qualunque situazione e limita al minimo indispensabile l’uso
dei cambi. Ottimo per precisione e morbidezza negli innesti quello della
1400GTR, un po’ rumoroso e con una corsa maggiore il cambio della K 1200
GT. Quello della FJR1300 è risultato piuttosto duro negli innesti: la colpa
è però della frizione che, sul nostro esemplare, tendeva a non staccare.
Sicuramente, un comportamento risolvibile con un piccolo tagliando.
Ciclistiche a confronto
CICLISTICHE A CONFRONTO Una pausa caffè ci conferma che le dimensioni
imponenti di queste moto creano qualche apprensione ai motociclisti chi
vi si avvicinano per la prima volta. Effettivamente, bisogna avere gambe
ben salde e un minimo di mestiere per manovrare da fermi pesi nell’ordine
dei 300 kg. Una volta in movimento, queste masse importanti sono rese amichevoli
da ottime ciclistiche. Andiamo per ordine. BMW è molto… BMW. Come le sue
compagne, è capace di guadagnare anche in brevi rettilinei velocità molto
elevate: al momento di rallentare ritroviamo i potentissimi freni con la
solita, migliorabile, modulabilità dell’impianto anteriore. Come di
consueto,
la geometria della sospensione anteriore Duolever limita notevolmente il
beccheggio dell’avantreno in frenata. Se da un lato questo comportamento
può piacere, è anche vero che chi è abituato alla forcella tradizionale
riceve una percezione “filtrata” di quello che sta accadendo tra
asfalto
e pneumatico anteriore. Sulla K 1200 GT della prova avevamo l’optional
dell’ESA, ovvero la regolazione delle sospensioni attraverso un comodo
pulsante al manubrio. Più di tutte, abbiamo utilizzato la modalità Sport:
la BMW diventa stabile e precisa nel percorrere la traiettoria impostata,
in autostrada come nel “guidato”. L’opzione Comfort, ottima
per filtrare
asperità anche pronunciate, è invece da preferire quando si viaggia in
souplesse; per contro c’è qualche oscillazione di troppo sui curvoni.
L’FJR1300, come la 1400GTR, dispone di sospensioni ampiamente regolabili
tradizionalmente, con registri ben raggiungibili. La taratura standard
è un buon compromesso indirizzato meglio al comfort: la stabilità assicurata
ad alte velocità o in curva è comunque soddisfacente, ma si può ottenere
ancora di meglio con qualche click. Il suo impianto frenante (su tutte
e tre le moto l’ABS è di serie e funziona bene), offre la frenata
combinata.
Questa soluzione limita i trasferimenti di carico in decelerazione, e quindi
non turba la stabilità quando si viaggia con molti bagagli. L’effetto
più immediato è che utilizzando il solo pedale si ottengono decelerazioni
notevoli, mentre l’azione sulla leva produce una forza lievemente minore
rispetto alle concorrenti. Anche BMW ha un sistema combinato: il pedale
agisce unicamente sulla ruota posteriore mentre la leva anteriore agisce
sui dischi davanti e solo in parte su quello dietro.
Verdetto dei tornanti
VERDETTO DEI TORNANTI Kawasaki è risultata la più piacevole come
ciclistica
e come impianto frenante, che merita la lode perché amalgama alla perfezione
modulabilità e potenza pura fin dai primi mm di corsa di entrambi i comandi,
ed è ben accordato a sospensioni efficientissime. Quest’ultime risultano
molto confortevoli sulle sconnessioni grazie ad una scorrevolezza esemplare
e mantengono una taratura sostenuta, che limita notevolmente il beccheggio
in frenata e accelerazione e offre grande stabilità in curva. Con il passeggero,
i curvoni affrontati con piglio sportivo provocano un leggero
“pompaggio”
del mono, ma è l’unico appunto che possiamo muovere ad un reparto
veramente
a punto già con la taratura standard. Grazie anche a queste ottime
caratteristiche,
la 1400GTR guadagna lo scettro della più piacevole tra le curve. Come le
compagne di viaggio, esige una guida “rotonda” e senza eccessi, ma
gratifica
il pilota con un avantreno, il migliore della comparativa, che sembra incidere
le traiettorie nell’asfalto. La BMW segue a ruota, un filo più agile nei
cambi direzione grazie a una decina di kg in meno. Yamaha, infine, osserva
la bagarre da vicino: ha i suoi anni anche se non li dimostra troppo. Le
manca solo un pizzico di eccellenza, spolverato invece sulle altre due.
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