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Comparativa maxienduro, tornare in Tunisia

Com'è tornare in Tunisia dopo 16 anni? Eh, non è che sia cambiata tanto... Per un viaggio in moto è sempre un gran bel posto, anche con mezzi quasi stradali come quelli della comparativa maxienduro

Comparativa maxienduro, tornare in tunisia

Confesso che non capisco tanto il senso di dover indicare ogni volta chi vince le comparative. Le sette moto usate quest'anno (qui tutti gli articoli, le foto e i video della comparativa maxienduro) hanno tutte una personalità molto forte e diversa dalle altre, inoltre i percorsi cambiavano di continuo per cui, a seconda delle situazioni, ci veniva da indicare come migliore ora questa, ora quella. Date un’occhiata alla nuova gallery, poi continuate la lettura.

 

IL TRIONFO DELLA YAMAHA

Ad esempio, della Yamaha Super Ténéré mi ha esaltato la possibilità di regolare le sospensioni su 21 posizioni, direttamente dal cruscotto. Mi sono divertito a provare le differenze dentro una canaletta piena di sassi smossi. Con la mappa su "Soft" al livello più morbido, si copiavano i sassi a uno a uno. Considerato che la moto vanta una trazione incredibile, si può capire il potenziale che può avere tale trazione abbinata a una mappatura soft delle sospensioni in un percorso lento, sassoso e scivoloso: non la batterebbe nessuna.

 

IL TRIONFO DELLA KTM

Il momento della KTM era... quasi sempre. Come moto ha diversi difetti, ma ci passo sopra per un motivo molto semplice: mi fa sesso. Ha carisma da vendere, è una vera moto da fuoristrada, dovessi sceglierne una di pancia, d'istinto, senza pensarci, prenderei la Adventure. Ma solo in versione R. Del resto, andare in moto è una passione e questa moto la passione te la scatena.

 

IL TRIONFO DELLA TRIUMPH

All'opposto, la Triumph Tiger Explorer è la mia preferita di testa. Ogni volta che l'ho guidata m'è sembrata perfetta, è un capolavoro, va bene persino sulle pietraie, ci farei la Hardalpitour. Ma non me ne innamoro, non so se sono spaventato dall'estetica alla Giger oppure se sono troppo dipendente dai motori che pulsano, mentre questo sibila.

 

IL TRIONFO DELLA BMW

La enorme Adventure s'è rivelata la migliore su qualsiasi percorso, sterrato o asfaltato che fosse, purché scorrevole. Nei grandi spazi, la regina è lei. Il suo motore è l'unico che a 2.000 giri spinge forte senza esitazioni, fludissimo e musicale. Sei seduto sul trono, là in alto e il mondo te lo godi tutto. Peccato che il mondo non sia fatto solo di grandi spazi.

 

IL TRIONFO DELLA SUZUKI

La Suzuki V-Strom diventava la mia beniamina tutte le volte che le cose si facevano difficili. Rispetto alle altre, sembrava un monocilindrico. È difficile spiegare cosa si prova, se non si è bravi piloti, a salire su un mezzo che sembra più stretto e leggero degli altri. Acceleri e il motore, dolcissimo, ti asseconda in tutto quello che vuoi fare. Eppure anche lei è una moto da quasi cento cavalli, capace di accelerazioni e velocità proibitive. Ha vinto lei? No, perché l'ho trovata meno eccitante delle altre.

 

IL TRIONFO DELLA HONDA

La Honda era una goduria su tutte quelle strade che permettevano di usare senza inibizioni il suo favoloso V4 con scarico Akrapovic e cambio automatico a doppia frizione. Ma ciclistica e posizione di guida sono troppo stradali per un giro come quello che abbiamo fatto. Honda sta facendo di tutto per celare il DNA fuoristradistico che la distingueva negli anni 80. In compenso, nel mostruoso traffico delle principali città tunisine, come Tunisi, Tozeur, Gafsa, Sousse ecc., il girare senza agire di continuo sulla frizione e sul cambio la rendevano la Numero Uno.

 

IL TRIONFO DELLA GUZZI

E la Guzzi? Il suo flaccido mono posteriore le ha rovinato la prestazione in fuoristrada, ma la Guzzi è sempre la Guzzi. Quando siamo sbarcati a Genova, per tornare a casa siamo passati per la Val Trebbia, in statale, tanto per farci due pieghe e abbiamo pure dato appuntamento ai lettori a Bobbio, tanto per fare due chiacchiere. Alle 18 siamo ripartiti. La comparativa era finita. Si poteva tornare a casa e abbiamo puntato Piacenza. Io ero reduce da una settimana passata a rincorrere come un pirla i miei colleghi smanettoni e ho avuto un senso di nauesa quando, sul loro volto, ho visto la tipica espressione "Adesso vi massacriamo", mentre i lettori ne avevano una simile: "Vediamo se siete veloci come dicono". No, non avevo voglia di mettermi in coda a quel convoglio di pazzi, volevo andarmene via da solo, al mio passo, senza nessuno da rincorrere. Avevo la famiglia in cima al lago di Garda e sapevo che avrei fatto la bellissima Gardesana Occidentale al tramonto. Beh, la moto che più mi ispirava per andare al mio passo tranquillo guardando il tramonto era lei, la Guzzi. L'unica moto per la quale mi venga da provare affetto. Ha tanti difetti, ma chi se ne frega!

 

IL TRIONFO DELL'AFRICA TWIN

Poi, però, è finita che sono tornato a casa mia, ho inforcato la mia vecchia Africa Twin e ho detto: "Wow!". Più semplice, più maneggevole, più simpatica delle 1200. Ha meno della metà dei CV, ma tanto io 130-150 CV non li userò mai. Ed ha una figata pazzesca: per andare in fuoristrada non devo fermarmi mezz'ora a capire come escludere traction control ed ABS.

 

LE TEMPERATURE

Ero preoccupato. Per contratto, dovevamo indossare capi Spike quattro stagioni, quando in Tunisia mi aspettavo minime di 25 gradi e massime oltrfe i 32. Saremmo schiattati dal caldo, con quei capi quasi invernali. Come al solito, mi sono portato dietro un termometro. Ho la mania di sapere la temperatura dei vari posti. Ho un termometro da freezer nel marsupio, dal quale si stacca il filo del sensore, che faccio svolazzare al di fuori. Barbiero e Catanese, i due tester di FUORIstrada, quando hanno visto il sensore non capivano. "Misura la temperatura, perché mi guardate stupefatti?". L'idea che io girassi con un termometro li turbava come se mi avessero visto fare l'amore con un cactus. Ma allora, se io sono un caso isolato, che suscita stupore, come mai tutte le moto moderne hanno il termometro della temperatura?

Comunque, la situazione a fine marzo è gestibilissima. A Tunisi abbiamo trovato minime di +10° e massime sui +23°, meno che a Milano, mentre a Ksar Ghilane, sulle dune del Grande Erg, la massima all'ombra è stata di +29°. Ed erano ventinove gradi secchi, sopportabilissimi.

 

TUNISIA, 16 ANNI FA

La Tunisia è stato il primo Stato africano da me visitato, 16 anni fa. Feci un viaggetto con gli amici, con le enduro tassellate, la tenda e nessuna auto o guida al seguito. Facemmo lo stesso giro di questa comparativa, ma in senso contrario: è un grande classico, perfetto per iniziare a girare in Africa. Io mi divertii tantissimo, perché era il mio esordio con il Continente Nero. Mi dissero che era come l'Italia negli anni Cinquanta e questa cosa era molto interessante. Mi mandava in estasi il fatto che tutti girassero in ciabatte o babbucce di pelle, anche quando andavano in moto. Sul traghetto s'imbarcarono non so quanti furgoni scassati, caricati in maniera folle. I mezzi più diffusi erano la Peugeot 404, specialmente la versione pick up e i classici ciclomotori francesi col variatore, come i Peugeot e i Motobecane. Le auto erano tutte ammaccate, con bozzi ovunque. Le città erano brutte, quasi tutte composte da edifici a un piano con un lato aperto dove si trovavano i negozi. Non c'erano molti monumenti da visitare, a parte qualche rovina romana tipo Douggha, Bulla Regia o El Jem. Di donne non c'era l'ombra, erano tutte segregate in casa. Ma un giorno, a Tunisi, mentre cercavamo da mangiare in una città dove tutti i ristoranti erano chiusi per il ramadan, trovammo una ragazza davanti a una saracinesca semiabbassata. Era un ristorante, lei capì cosa volevamo e ci fece entrare per mangiare, ma di nascosto. Una volta dentro, mentre mangiavamo, lei s'invaghì di mio fratello e si mise a fare ridolini, guardarlo e carezzarlo, mentre noi assistevamo imbarazzatissimi. Non era neanche brutta, tra parentesi.

 

TUNISIA, 16 ANNI DOPO

Non ho più messo piede in Tunisia fino a una settimana fa. Ho visitato altri Paesi africani, ma non ho avuto occasione di tornare in Tunisia. Quando sono tornato, in occasione della comparativa, pensavo di trovare grandi differenze, ma non è così. In alcune cose sono andati avanti, in altre sono rimasti fermi agli anni Cinquanta italiani. Quello che mi sconvolge è che nel Sud girano ancora con le 404 pick up e coi ciclomotori Peugeot tenuti su con lo spago, però hanno tutti il cellulare. E non si tratta di pistolini coi tasti da 15 euro, ma di smartphone da 5 pollici come il Samsung S4. Nel nord hanno auto come le nostre, ma piene di bozzi. Le donne guidano. L'Ente del Turismo tunisino ci ha mandato Ohlid, una guida al volante di una Toyota Land Cruiser con 640.000 km. La cosa più sconvolgente sono le donne: adesso girano da sole. Hanno il foulard in testa, come tipico delle musulmane, ma in diverse indossano jeans aderentissimi, a pelle, che fanno percepire le fattezze del sedere e inducono gli uomini in tentazione. Ma col foulard in testa, che senso ha? Sul traghetto ci sono ancora i furgoni caricati a livelli da delirio. Ne abbiamo visto uno, un pick up, che aveva caricato di tutto, compresi quattro lavelli di quelli da cucina, doppi e con lungo spazio per cucinare. Il proprietario stava diventando scemo perché intorno al pick up c'erano sei biciclette e lui stava cercando di caricare anche quelle.

 

LE PENNE

In Italia, ormai, i motociclisti sono visti male. Derapate e impennate irritano la gente e fanno gridare al "motociclisti vandali e cafoni". In Tunisia non è così. Ovunque tu passi, la gente ti urla di impennare. Si stracciano le vesti, ti implorano. Io, che non sono capace, sono la persona meno popolare della Tunisia. Nel 1998 venimmo fermati a un posto di blocco da poliziotti coi mitra spianati. Eravamo preoccupati. I tipi si avvicinarono e ci intimarono di impennare!

Ovviamente, anche le derapate sono bene accette e Tunisi è la patria mondiale dello sliding, perché ha un asfalto così liscio e lucido che viene voglia di fare un buco e pescare pesci polari. I miei compari, entrati in Tunisi, hanno disattivato i controlli di trazione su tutte le moto e hanno dato origine a una deraposession da paura, il tutto con la benedizione dei passanti.

 

IL DESERTO

Nel 1998 ci dissero che a Ksar Ghilane si festeggiava il Capodanno dell'Endurista e ci andammo. Per arrivare puntuali, entro la mezzanotte del 31 dicembre, partimmo da Douz al tramonto e percorremmo la Pipeline al buio, su un fondo sterrato pieno di lingue di sabbia. All'arrivo, non c'erano altri enduristi oltre a noi e ci restammo di cacca. Però c'era il famoso laghetto con l'acqua calda, che nei miei ricordi era lungo un chilometro. Il mattino dopo, finalmente, con la luce, vidi il mitico Sahara, con le sue immense dune che si spingevano oltre l'orizzonte e mi sentii al settimo cielo.

Tornare, 16 anni dopo, a Ksar Ghilane m'ha lasciato un po' così. La Pipeline è stata asfaltata. Il laghetto non è lungo un chilometro, ma cinquanta metri. E le dune sono tutt'altro che immense. So che in Tunisia ci sono dunoni, come a El Bhorma, ma io non ci sono stato. E queste di Ksar Ghilane sono proprio dunette. Ho fatto scialpinismo per anni, quindi so bene quali sono i vertici di bellezza che le Alpi possono raggiungere, ma non sono di quelli che dicono "Belli gli Appennini, ma le Alpi sono un'altra cosa". Ci sono molte zone degli Appennini con un fascino tutto loro, che le Alpi non hanno. In questo caso, però, mi viene da dirlo: "Bella la Tunisia, ma non quanto il Murzuq libico, o il Gran Mare di Sabbia dell'Oman". Dopo che vedi le dune a cattedrale alte 300 m della Libia, quelle di Ksar Ghilane ti fanno tenerezza. Un consiglio, perciò: se siete digiuni d'Africa, iniziate con la Tunisia. Vi piacerà tantissimo. All'Akakus o al Murzuq andateci in seguito.

 

IL CUNEESE VOLANTE

La mia amica Giada Beccari, di ritorno dal Tuareg Rally, mi ha raccontato di essersi fermata presso un signore di Cuneo, ex imprenditore di successo, che a Douz ha messo su una piccola attività, dove fa volare i clienti con i deltaplani a motore. M'è venuto da ridere, quindi, quando ho scoperto che nel programma della Tunisia c'era anche la visita a questo signore, per fotografare e filmare le moto dall'alto. I suoi deltaplani usano un motore Bombardier bicilindrico in linea, a due tempi, da 540 cc e 60 CV.

 

GUERRA CIVILE, AL QAEDA...

16 anni fa era il 1998 e nessuno s'immaginava che Al Qaeda avrebbe cambiato così tanto i rapporti tra Occidente e Musulmani. Tra la mia gita di allora e quella di oggi ci sono stati sia la rivoluzione, che ha destituito Ben Alì nel 2011, sia l'attacco alle Torri Gemelle del 2001. A seguito dei fatti del 2010-2011, il turismo è crollato, perché molte persone non si fidano ad andare in Tunisia, sia perché temono che l'attuale governo non sia stabile, sia per i racconti di predoni che infestavano le regioni desertiche fino a qualche tempo fa. Nel nostro girovagare, molto superficiale, di cinque giorni chiaramente non abbiamo potuto notare i cambiamenti tra "prima di Ben Alì" e "dopo Ben Alì". Abbiamo visto molta polizia armata di mitra agli ingressi delle città, talvolta presidiando i posti di blocco con copertoni incendiati.

Quando siamo arrivati a Ksar Ghilane, l'insabbiamento dello Scam che ci faceva da veicolo appoggio ci ha fatti restare sulle dune fin dopo il tramonto, così è saltata la traversata su pista fino a Douz e c'è toccato raggiungere questa città andando su asfalto, tramite la Pipeline, completamente al buio. Già io ero il più lento del gruppo ma, a far piovere sul bagnato, ci s'è messo il fatto che io ero l'unico con la visiera scura, per cui andavo ancora più piano. Ed è così che, quando ormai ero solo, al mio passo, mi sono trovato davanti tre uomini incappucciati, col mitra spianato e con indosso una specie di tunica. Ho pensato: "Questi sono talebani di Al Qaeda, è un agguato per rapire un bianco. Gli altri si sono salvati perché, viaggiando in gruppo a 200 all'ora, era impossibile fermarli". Invece m'hanno fatto passare. Ohlid ha spiegato che erano poliziotti anti contrabbandieri, ma è stato facile volare con la fantasia.

 

BAMBINI

I bambini tunisini si sono rivelati simpatici e burloni, come già nel 1998. Chissà perché ho un ricordo molto peggiore di quelli marocchini? Questi ultimi erano delle macchine per ottenere qualcosa – soldi, penne, bonbon – e, se non ci riuscivano, volavano sassi. Invece qua sono invadenti e curiosi, ispirano tenerezza. Fenomenale l'assalto dei bambini alle nostre moto, mentre facevamo benzina. Qualcosa di simile alle cavallette, che ti fanno sparire il casco sotto il naso e, mentre rincorri il ragazzino per recuperarlo, ecco che un altro ti fotte i guanti.

 

 

IL MARE E LA MONTAGNA

Ho provato delle sensazioni stranissime sia a Douz, sia a Ksar Ghilane. A Douz sembra di essere sulla riviera ligure: strada principale coi motorini parcheggiati, corridoio tra canne, baretto con veranda e spiaggia. Solo che, al posto del mare, c'è il Sahara, con le dune. Ogni tanto dovevo ricordarmelo: "Laggiù non c'è il mare d'acqua, c'è quello di sabbia".

Ancora più bizzarra la sensazione che ho provato raggiungendo Ksar Ghilane, perché la strada asfaltata viaggiava in mezzo a un mare di sabbia, come una strada alpina viaggia in mezzo ai muri di neve. E Ksar Ghilane, che è un'oasi con acqua, palme e pini, cioè la vita in mezzo al Nulla, la percepivo come il rifugio sul passo, col camino e i letti belli caldi.

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