Nel
2001 avevamo detto che la KTM 250 4 tempi era stata una
“falsa
partenza”. Beh, gli austriaci di Mattighofen si sono dati da fare
ed
ora la loro “piccola” è tutta un’altra
storia. Cominciamo
dalle
sovrastrutture. Ora sono decisamente
più
snelle, il
serbatoio è più piccolo, il
parafango anteriore è ben curvato sulla
ruota, le sospensioni sono finalmente a punto ed il motore, pur senza fare
meraviglie, può dire la sua.
E’ un
monoalbero a 4 valvole derivato dal 400: basamento a
carter
semisecco, doppio filtro e
doppia pompa dell’olio, contralbero
antivibrazioni,
cambio a 6 rapporti e frizione a comando idraulico.
Al banco sono “saltati fuori”
4 CV in più e fonti attendibili
affermano che
uno scarico libero migliora erogazione, potenza ed allungo.
Per chi non vuole investire troppo oltre il prezzo d’acquisto, già una
corona con due denti in più migliora molto accelerazione e ripresa. Peccato
per la
prima marcia, troppo lunga che nelle ripartenze in salita
può dare qualche problema. Il
carburatore Keihin è cresciuto di
diametro da 35 a
37 mm e tutto
l’imbiellaggio è stato
alleggerito
(ben 800 grammi in meno!), così come la campana della frizione.
La mappatura
dell’accensione è stata ritoccata mentre il rapporto di
compressione
è stato lasciato prudenzialmente a
12:1.
Sospensioni: come da tradizione KTM, si tratta di
WP, upside-down
da 48 mm (prima 43 mm) la
forcella e mono di seconda generazione
con serbatoio maggiorato. Invariati invece
telaio e forcellone;
il primo è
in tubi con culla sdoppiata e trave centrale scatolato,
il secondo è in lega leggera. Uguali anche i freni,
Brembo, sui
quali qualche intervento è stato sicuramente fatto dato che ora funzionano
decisamente meglio. I pneumatici di serie sono Bridgestone Gritty.
Il giudizio dei nostri tester
KTM: miss Enduro
Sembra nata fra i boschi. Ti porta in giro come fosse uno ski lift, scaricando
la potenza in modo esemplare. Non va forte, anzi, da metà in sù
gira poco, non “graffi a”, però è cresciuta e non di poco
rispetto
alla versione provata nel 2001. Il suo forte rimane la prima apertura fi
no a metà, fatta apposta per chi vuole salire dove non pensa di farcela.
Peccato per quella prima marcia così lunga che obbliga a stressare la frizione
quando si riparte da fermi in mulattiera. In sella si sta alla perfezione
per il “controllo orario”: fianchi stretti, manubrio alto, il perno
della
ruota in mano. E’ ottima guidata in piedi, per ore e ore nel sottobosco
insidioso. Quest’anno la forcella lavora bene.
Assorbe tutto senza far scartare la ruota. Il peso c’è, ma è nella norma,
e comunque la moto si inserisce molto bene in curva. Va giù rapida ma
progressiva
e sul veloce non c’è quella sensazione di avantreno ballerino che sulla
450 per i primi 10 minuti permane. Insomma, è una enduro DOC, fantastica
per la sicurezza che infonde. Se siete manette
che volete schizzare fuori dalle curve con una spinta nella schiena questa
kappina spinge poco, ma per fare “endurate” di 8 ore con gli amici è
perfetta: perdona tutto, si arrampica ovunque e non le manca proprio niente.