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29 October 2009

Comparativa Aprilia Shiver GT ABS, BMW K 1300 GT, KTM SM-T

Su un percorso di 1000 km tra autostrada, montagna e collina abbiamo confrontato tre delle novità più importanti fra sport touruer del 2009: Aprilia Shiver GT ABS, BMW K 1300 GT e KTM SM-T.

STAFFETTA IN MOTO





STAFFETTA IN MOTO
Su un percorso di 1000 km divisi tra autostrada, montagna e strade di collina (anche un pizzico di città) che abbiamo fatto in due giorni (e una notte) abbiamo confrontato tre delle novità più importanti fra le turistiche sportive del 2009: Aprilia Shiver GT ABS, BMW K 1300 GT e KTM SM-T. Ognuna di loro ideale per una frazione del nostro viaggio-staffetta. Accompagnati dalla semplicità dell’Aprilia siamo scappati dal traffico di Milano lasciandoci cullare dalle colline del Monferrato prima di raggiungere Pinerolo (TO), dove siamo arrivati dopo 333,3 km di strade extraurbane. Da qui, la KTM è scesa dal furgone, pronta a dimostrare che è una Supermoto di nome e di fatto. Indossati abiti più idonei al suo carattere sportivo abbiamo raggiunto Nizza, dopo 333,3 km di passi alpini e... 333,2 km di righe nere sull’asfalto. Ci siamo ridati un contegno sulla regale K 1300 GT che, dopo il terzo cambio d’abito, ci ha riportati a Milano in un soffio.

APRILIA SHIVER



APRILIA SHIVER
Lasciamo la redazione, seguiti dal furgone che trasporta fotografo, assistente, SM-T e K 1300 GT. La Shiver, delle tre, è la novità meno cara e idealmente rivolta al maggior numero di acquirenti: facile da guidare, con un design sportivo, parca nei consumi e con la chicca del ride-bywire (l’acceleratore controllato elettronicamente). In questa categoria, è la moto che la maggior parte dei motociclisti sceglierebbe per il tragitto casa-ufficio in settimana e la gita nel week-end. Il motore scalda, ma, in compenso si appoggiano comodamente entrambi i piedi a terra e, dopo che ci si ferma, una volta ripartiti, nel traffico, la Shiver è una bicicletta. Bastano pochi km sulla SS 35 diretta dal capoluogo lombardo verso Pavia, per rendersi conto che l’imbottitura della sella è eccessivamente rigida. Indolenzisce in fretta il fondoschiena e dà l’impressione che il “mono” sia troppo sostenuto sulle sconnessioni perché la schiena riceve dei contraccolpi notevoli. In realtà la taratura è buona, e con una sella comoda come quella di BMW o KTM la schiena starebbe meglio. Superiamo Casteggio (PV) ed entriamo in Piemonte, direzione Alessandria. Imbottitura della sella a parte, ci piace la posizione di guida: le pedane sono distanti dal piano di seduta e il manubrio invita ad una postura del busto solo di poco reclinata verso l’avantreno, comoda ma sportiveggiante. Cambio e frizione sono entrambi morbidi e precisi, e ci assecondano egregiamente nei pressi di Acqui Terme (AL), dove la strada comincia a movimentarsi srotolandosi su e giù per le colline del Monferrato. Finché si viaggia allegramente, la Shiver è piacevolissima. Stabile di ciclistica e abbastanza agile nei cambi di direzione, ha un motore molto elastico: fluido e pronto fin dai regimi più bassi e ricco di coppia ai medi. Se però viene voglia di “tirare” un po’ emerge il DNA tourer della moto. Le pedane toccano abbastanza in fretta, il motore oltre 6.000 giri vibra in modo quasi fastidioso e la forcella, nelle frenate più intense (ottimo l’impianto frenante), affonda troppo velocemente togliendo precisione all’avantreno negli ingressi in curva. Così facciamo fino a Pinerolo (TO), dove la SM-T farà spazio alla Shiver sul furgone.

KTM SM-T




KTM SM-T
La Kappa è una sportiva vera: dai piedi delle Alpi guarda in alto senza timore. Stretta parente della Supermoto, è poco adatta a chi ha un’esperienza limitata, perché troppo veloce e reattiva. Diciamo pure che si rivolge al “mototurista smanettone” perché tra le curve nessuna è divertente e rapida come lei. Spostarla a motore spento non è un problema neanche in lieve pendenza: con 198,6 kg a secco questa mille è ben 17,8 kg più leggera dell’Aprilia, che pure è una settemezzo. Il tempo di allacciare giubbotto e guanti in pelle e ripartiamo verso Briançon, al di là del confine francese. La prima cosa che sorprende sulla SM-T è la sensazione di controllo che si ha una volta in sella. Manubrio alto, fianchi stretti e pedane lontane dalla sella: qualsiasi azione, correzione, applicazione di forza del pilota è immediata e agevole. I comandi sono diretti, morbidi. Frizione, freni, cambio; nulla crea la minima interferenza tra le intenzioni del pilota e le reazioni della moto, che diventa una vera e propria estensione del suo corpo. L’SM-T è puro divertimento vestito da turismo. Potente, leggera, agile, stabile. In una parola: eccezionale. Il motore sotto i 3.000 giri strappa un poco con le marce più lunghe, ma con un filo di gas tira fuori da qualunque curva con tanta dolcezza. A comando spinge come un bulldozer, ed è perfettamente rapportato. In allungo, poi, è in grado di lanciare la Kappa oltre i 240 km/h di tachimetro: non serve nulla di più. Se sui brevi rettilinei il motore conquista (pur vibrando un po’ ai regimi più alti), in qualunque curva la ciclistica esalta. L’SM-T ha un “davanti” che offre un gran feeling, anche quando si entra in curva ancora ben pinzati. La modulabilità del freno anteriore e la perfetta taratura della forcella permettono di avere sempre sotto controllo l’aderenza dell’avantreno. Piega, piega e piega ancora, tanto le pedane non toccano mai. In un attimo è già lanciata verso il rettilineo successivo, senza allargare di un centimetro la traiettoria in uscita di curva grazie all’ottimo sostegno del “mono”. Si arriva a Nizza, affrontando i tornanti in tempo zero.

BMW K 1300 GT




BMW K 1300 GT
Dopo la notte è il turno della K 1300 GT. Servono braccia salde ed esperienza per tirarla giù dal furgone, e per fortuna il nostro assistente ha entrambe. Pesa 283,8 kg. Può trasportare pilota, passeggero e bagagli per una settimana nel massimo comfort. Ma è anche in grado di terrorizzare qualunque supersportiva di 600 cc in accelerazione, e di raggiungere il doppio della velocità autostradale consentita. Con la BMW ritorniamo a Milano, come in poltrona. Regoliamo posizione del manubrio e altezza della sella, poi partiamo. Passiamo i primi km “giocando” con l’altezza del plexiglass, impostabile dal manubrio. In rettilineo preferiamo l’estensione massima: così la protezione è totale. Se però ci sono dei curvoni, meglio  abbassarlo un po’. La protezione rimane eccellente, ma il bordo del plexiglass non interferisce col nostro campo visivo. Superato il confine, San Remo, Imperia, Alassio e Savona scivolano velocemente alle nostre spalle. Troppo velocemente. È talmente stabile, comoda, protettiva, che è difficile rendersi conto della velocità a cui si viaggia. L’unico indicatore, oltre al tachimetro, sono i piccoli ondeggiamenti che si innescano in curva (anche con l’impostazione più sportiva dell’ESA) quando si viaggia ben oltre il limite di velocità, con la moto a pieno carico e le pedane che quasi strisciano terra. Non è usuale, ma è una condizione assolutamente alla portata della K 1300 GT. Molto meglio lasciare che sia il cruise control a fare l’andatura. Raggiungiamo la deviazione per la A26, che ci consentirebbe di raggiungere Milano più in fretta, ma decidiamo di continuare ancora lungomare fino alla A7 (la Serravalle), terreno ideale per saggiare le doti dinamiche della BMW. In questo toboga la K 1300 GT si muove come un go-kart in kartodromo. Curva stabilissima attutendo qualunque imperfezione dell’asfalto, “esplode” in rettilineo con una progressione brutale, frena in modo poderoso (ma poco modulabile) ed è coadiuvata da un ottimo cambio: morbido e dagli innesti corti e precisi. Poi cambia inclinazione rapida, e via dentro la curva successiva con un avantreno solido come cemento armato che ci accompagna fino a Milano. Le uniche parti lievemente indolenzite sono la mano sinistra, chiamata a tirare una frizione non proprio morbidissima, e le ginocchia, che le pedane troppo vicine al piano di seduta obbligano ad una piega un filo eccessiva per i più alti di 1,80 m.
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