Su un percorso di 1000 km tra autostrada, montagna e collina abbiamo confrontato tre delle novità più importanti fra sport touruer del 2009: Aprilia Shiver GT ABS, BMW K 1300 GT e KTM SM-T.
STAFFETTA IN MOTO
STAFFETTA IN MOTO Su un percorso di 1000 km divisi tra autostrada,
montagna e strade di collina (anche un pizzico di città) che abbiamo fatto
in due giorni (e una notte) abbiamo confrontato tre delle novità più importanti
fra le turistiche sportive del 2009: Aprilia Shiver GT ABS, BMW K 1300
GT e KTM SM-T. Ognuna di loro ideale per una frazione del nostro
viaggio-staffetta.
Accompagnati dalla semplicità dell’Aprilia siamo scappati dal traffico
di Milano lasciandoci cullare dalle colline del Monferrato prima di raggiungere
Pinerolo (TO), dove siamo arrivati dopo 333,3 km di strade extraurbane.
Da qui, la KTM è scesa dal furgone, pronta a dimostrare che è una Supermoto
di nome e di fatto. Indossati abiti più idonei al suo carattere sportivo
abbiamo raggiunto Nizza, dopo 333,3 km di passi alpini e... 333,2 km di
righe nere sull’asfalto. Ci siamo ridati un contegno sulla regale K 1300
GT che, dopo il terzo cambio d’abito, ci ha riportati a Milano in un
soffio.
APRILIA SHIVER
APRILIA SHIVER Lasciamo la redazione, seguiti dal furgone che trasporta
fotografo, assistente, SM-T e K 1300 GT. La Shiver, delle tre, è la novità
meno cara e idealmente rivolta al maggior numero di acquirenti: facile
da guidare, con un design sportivo, parca nei consumi e con la chicca del
ride-bywire (l’acceleratore controllato elettronicamente). In questa
categoria,
è la moto che la maggior parte dei motociclisti sceglierebbe per il tragitto
casa-ufficio in settimana e la gita nel week-end. Il motore scalda, ma,
in compenso si appoggiano comodamente entrambi i piedi a terra e, dopo
che ci si ferma, una volta ripartiti, nel traffico, la Shiver è una bicicletta.
Bastano pochi km sulla SS 35 diretta dal capoluogo lombardo verso Pavia,
per rendersi conto che l’imbottitura della sella è eccessivamente rigida.
Indolenzisce in fretta il fondoschiena e dà l’impressione che il
“mono”
sia troppo sostenuto sulle sconnessioni perché la schiena riceve dei
contraccolpi
notevoli. In realtà la taratura è buona, e con una sella comoda come quella
di BMW o KTM la schiena starebbe meglio. Superiamo Casteggio (PV) ed entriamo
in Piemonte, direzione Alessandria. Imbottitura della sella a parte, ci
piace la posizione di guida: le pedane sono distanti dal piano di seduta
e il manubrio invita ad una postura del busto solo di poco reclinata verso
l’avantreno, comoda ma sportiveggiante. Cambio e frizione sono entrambi
morbidi e precisi, e ci assecondano egregiamente nei pressi di Acqui Terme
(AL), dove la strada comincia a movimentarsi srotolandosi su e giù per
le colline del Monferrato. Finché si viaggia allegramente, la Shiver è
piacevolissima. Stabile di ciclistica e abbastanza agile nei cambi di direzione,
ha un motore molto elastico: fluido e pronto fin dai regimi più bassi e
ricco di coppia ai medi. Se però viene voglia di “tirare” un
po’ emerge
il DNA tourer della moto. Le pedane toccano abbastanza in fretta, il motore
oltre 6.000 giri vibra in modo quasi fastidioso e la forcella, nelle frenate
più intense (ottimo l’impianto frenante), affonda troppo velocemente
togliendo
precisione all’avantreno negli ingressi in curva. Così facciamo fino a
Pinerolo (TO), dove la SM-T farà spazio alla Shiver sul furgone.
KTM SM-T
KTM SM-T La Kappa è una sportiva vera: dai piedi delle Alpi guarda
in alto senza timore. Stretta parente della Supermoto, è poco adatta a
chi ha un’esperienza limitata, perché troppo veloce e reattiva. Diciamo
pure che si rivolge al “mototurista smanettone” perché tra le curve
nessuna
è divertente e rapida come lei. Spostarla a motore spento non è un problema
neanche in lieve pendenza: con 198,6 kg a secco questa mille è ben 17,8
kg più leggera dell’Aprilia, che pure è una settemezzo. Il tempo di
allacciare
giubbotto e guanti in pelle e ripartiamo verso Briançon, al di là del confine
francese. La prima cosa che sorprende sulla SM-T è la sensazione di controllo
che si ha una volta in sella. Manubrio alto, fianchi stretti e pedane lontane
dalla sella: qualsiasi azione, correzione, applicazione di forza del pilota
è immediata e agevole. I comandi sono diretti, morbidi. Frizione, freni,
cambio; nulla crea la minima interferenza tra le intenzioni del pilota
e le reazioni della moto, che diventa una vera e propria estensione del
suo corpo. L’SM-T è puro divertimento vestito da turismo. Potente,
leggera,
agile, stabile. In una parola: eccezionale. Il motore sotto i 3.000 giri
strappa un poco con le marce più lunghe, ma con un filo di gas tira fuori
da qualunque curva con tanta dolcezza. A comando spinge come un bulldozer,
ed è perfettamente rapportato. In allungo, poi, è in grado di lanciare
la Kappa oltre i 240 km/h di tachimetro: non serve nulla di più. Se sui
brevi rettilinei il motore conquista (pur vibrando un po’ ai regimi più
alti), in qualunque curva la ciclistica esalta. L’SM-T ha un
“davanti”
che offre un gran feeling, anche quando si entra in curva ancora ben pinzati.
La modulabilità del freno anteriore e la perfetta taratura della forcella
permettono di avere sempre sotto controllo l’aderenza
dell’avantreno.
Piega, piega e piega ancora, tanto le pedane non toccano mai. In un attimo
è già lanciata verso il rettilineo successivo, senza allargare di un centimetro
la traiettoria in uscita di curva grazie all’ottimo sostegno del
“mono”.
Si arriva a Nizza, affrontando i tornanti in tempo zero.
BMW K 1300 GT
BMW K 1300 GT Dopo la notte è il turno della K 1300 GT. Servono braccia
salde ed esperienza per tirarla giù dal furgone, e per fortuna il nostro
assistente ha entrambe. Pesa 283,8 kg. Può trasportare pilota, passeggero
e bagagli per una settimana nel massimo comfort. Ma è anche in grado di
terrorizzare qualunque supersportiva di 600 cc in accelerazione, e di
raggiungere
il doppio della velocità autostradale consentita. Con la BMW ritorniamo
a Milano, come in poltrona. Regoliamo posizione del manubrio e altezza
della sella, poi partiamo. Passiamo i primi km “giocando” con
l’altezza
del plexiglass, impostabile dal manubrio. In rettilineo preferiamo
l’estensione
massima: così la protezione è totale. Se però ci sono dei curvoni, meglio
abbassarlo un po’. La protezione rimane eccellente, ma il bordo
del plexiglass non interferisce col nostro campo visivo. Superato il confine,
San Remo, Imperia, Alassio e Savona scivolano velocemente alle nostre spalle.
Troppo velocemente. È talmente stabile, comoda, protettiva, che è difficile
rendersi conto della velocità a cui si viaggia. L’unico indicatore, oltre
al tachimetro, sono i piccoli ondeggiamenti che si innescano in curva (anche
con l’impostazione più sportiva dell’ESA) quando si viaggia ben
oltre
il limite di velocità, con la moto a pieno carico e le pedane che quasi
strisciano terra. Non è usuale, ma è una condizione assolutamente alla
portata della K 1300 GT. Molto meglio lasciare che sia il cruise control
a fare l’andatura. Raggiungiamo la deviazione per la A26, che ci
consentirebbe
di raggiungere Milano più in fretta, ma decidiamo di continuare ancora
lungomare fino alla A7 (la Serravalle), terreno ideale per saggiare le
doti dinamiche della BMW. In questo toboga la K 1300 GT si muove come un
go-kart in kartodromo. Curva stabilissima attutendo qualunque imperfezione
dell’asfalto, “esplode” in rettilineo con una progressione
brutale,
frena in modo poderoso (ma poco modulabile) ed è coadiuvata da un ottimo
cambio: morbido e dagli innesti corti e precisi. Poi cambia inclinazione
rapida, e via dentro la curva successiva con un avantreno solido come cemento
armato che ci accompagna fino a Milano. Le uniche parti lievemente indolenzite
sono la mano sinistra, chiamata a tirare una frizione non proprio morbidissima,
e le ginocchia, che le pedane troppo vicine al piano di seduta obbligano
ad una piega un filo eccessiva per i più alti di 1,80 m.
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