Alla frusta le 1000 supersportive del 2008, sette contendenti una vincitrice: Kawasaki
Il campo di battaglia
IL CAMPO DI BATTAGLIA Siamo volati fin laggiù, in California al Laguna
Seca Mazda Raceway, per scoprire la vera inclinazione delle
maxisportive
più attese dell’anno. E la Kawasaki, al Cavatappi, si è cavata la
soddisfazione:
ha infilato la Ducati 1098 S, vincitrice della comparativa 2007 a Phillip
Island (Australia), prima di staccare il miglior tempo medio tra i tester
e, soprattutto, convincerli a stilare una pagella finale fitta di 10 e
lode per il giusto connubio tra la facilità ed il piacere di guida e gli
eccellenti responsi cronometrici. Ecco qualche anticipazione. Tutti i
retroscena,
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A San Francisco
A SAN FRANCISCO Sgomitiamo per guidare una delle quattro giapponesi,
con qualche preferenza per Honda e Suzuki, ma può andar bene pure la KTM,
anche se vibra molto. Per salire su Ducati e soprattutto MV non si fa a
gara in città: sono assi da stiro per il fondoschiena, scaldano le gambe
e affaticano i polsi. Sulle piastrelle viscide di Lombard Street, a San
Francisco, sembra di essere al Cavatappi, senza le rain, quando diluvia…
fortuna che le moto hanno impianti frenanti molto modulabili, ad eccezione
di Ducati, e che l’erogazione dei motori ai bassi regimi è dolce quanto
basta, soprattutto sulle 4 giapponesi. Tra un semaforo e l’altro siamo
alle prese con qualche problemino al cambio: su KTM è facilissimo sfollare,
su Ducati si vorrebbe un azionamento più morbido e su MV non si trova facilmente
la folle. Fra le tre, solo la 1098 ha una frizione modulabile, anche se
lontana dall’eccellenza che spetta di diritto a Suzuki.
In pista: ciack si gira
IN PISTA: CIACK SI GIRA I primati sono vari e legati ai diversi
caratteri
delle protagoniste della nostra prova: staccate fenomenali per Ducati,
pieghe oltre ogni limite pensabile per la KTM, velocità da proiettile per
la MV, che scollina in fondo al rettilineo a 234 km/h, leggermente piegata,
con l’anteriore più saldo di tutti staccato una spanna da terra, Kawasaki
che corre verso il best lap. Yamaha sa sfruttare l’allungo del suo 4
cilindri
che sembra non finire mai, mentre Suzuki, davvero stabilissima, la insegue
da vicino sdraiandosi a terra nei curvoni da terza piena.
Suzuki GSX-R 1000
SUZUKI GSX-R 1000 è una moto un po’ lenta nei cambi di direzione
ma
molto veloce e bilanciata in percorrenza di curva. Qui paga solo un leggerissimo
on/off al primo richiamo del gas e una luce a terra migliorabile. Ad andature
meno spinte, dove si apprezzano il comfort e l’abitabilità offerti al
pilota, si avverte anche una certa resistenza dell’anteriore a cadere
verso la corda. Questo, unitamente al peso che si fa sentire nelle manovre
più rapide, richiede un intervento da parte del pilota leggermente superiore
alla media. La linearità del motore di Hamamatsu è però da riferimento
per la progressione con cui guadagna giri. In staccata la GSX-R 1000 si
comporta discretamente, ma è meglio non esagerare, perché l’anteriore
sembra mostrare una tendenza al bloccaggio.
MV Agusta F4 1078 RR
MV AGUSTA Anche la moto di Schiranna soffre in staccata ma il problema
si presenta al posteriore, che risente dell’azione dell’impianto
frenante
troppo potente e si alleggerisce, senza alzarsi da terra, pattinando verso
destra e verso sinistra. In compenso l’antisaltellamento è efficace. La
F4 è una macchina da velocità ma come già rilevato in pista a Monza, soffre
più di altre nel cercare la corda. La si apprezza, invece, nella spinta
magistrale a tutti i regimi, capace di accelerazione sorprendente. Le si
perdona la posizione in sella poco moderna e decisamente pistaiola.
Honda CBR1000RR
HONDA È invece ultramoderna la posizione in sella alla supersport
dell’Ala
dorata: stretta, corta, leggera e compatta, la CBR1000RR dà la sensazione
di essere su una 600 supersportiva di ultima generazione perché è
maneggevolissima
e, finalmente, efficace in circuito quanto su strada. Richiede, però, la
ricerca di un buon setting. Solo l’anteriore è un po’ ballerino ma
questo
è il giusto prezzo da pagare a favore dell’agilità. Il motore della CBR
piace anche a gas spalancato: lineare, corposo come nessuno ai medi, cattivo
quanto basta in alto.
Yamaha YZF-R1
YAMAHA La quattro cilindri a tre diapason, grazie all’allungo
prodigioso
del suo 4 cilindri, consente di mantenere lo stesso rapporto tra due curve
raccordate da un breve rettilineo, evitando inutili cambi marcia e facendo
guadagnare tempo prezioso al pilota. La R1 ha grandi doti in staccata e
sfrutta bene la trazione, grazie all’ausilio di un forcellone studiato
ad hoc. Per contro, pecca nella poca velocità a scendere in piega e poca
rapidità nei cambi di direzione.
KTM RC8
KTM RC8 schiaffeggia tutte le concorrenti con una velocità nel cambio
di direzione da 125 GP. Divertente anche per i meno esperti, per nulla
affaticante ma comunque efficacissima di ciclistica, questa “Kappa”,
nonostante una posizione di guida poco caricata sull’avantreno, consente
al pilota di “sentire” la ruota anteriore come nessun’altra
moto. In
compenso l'austriaca non nasconde qualche difetto: il cambio della KTM
è lento ed impreciso.
Ducati 1098S
DUCATI 1098S Si difende bene. Specialistica e appagante come una vera
moto racing, fisica nella guida e solida di avantreno. La 1098 (nella foto
in livrea nera) mostra un maggior carattere, pur avendo un allungo minore
del motore dell’austriaca. In uscita di curva la bicilindrica di Borgo
Panigale si fa valere: è più pronta, nonostante la cubatura inferiore del
motore. Tuttavia la 1098 soffre di una lunghezza del forcellone mediamente
inferiore di parecchi centimetri rispetto a quella delle concorrenti. Questo
si traduce in una tendenza della moto ad impennare, che rende difficile
sfruttare tutta la potenza disponibile.
La vincitrice: Kawasaki
LA VINCITRICE Ha ben poche titubanze anche chi guida la quattro
cilindri
Kawasaki. Al di là del tempo sul giro, è stata lei a vincere questa comparativa
grazie alla capacità di coniugare facilità e piacere di guida con eccellenti
responsi cronometrici. Il motore ha un ottimo cambio, è dolce a salire
di giri e talmente esplosivo in alto che alcune concorrenti dirette hanno
faticano a tenerle la scia.
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