Fino ad ora abbiamo parlato solo di teoria, ma la nostra visita a Hinckley passa anche dal museo Triumph (aperto a tutti), che integra una parte didattica per consentire di capire come è sviluppato un nuovo modello. Quando il progetto per una nuova moto è stato definito, viene realizzato un primo “manichino” artigianale, con componenti non metallici, ma in clay. Questa argilla è modellata e rimaneggiata, fino ad ottenere un risultato estetico che soddisfi tutte le richieste avanzate in fase progettuale. I componenti più complessi, anche quelli meccanici, sono stampati in 3D e serviranno anche come modello per la produzione di serie. A questo punto un primo prototipo viene messo in strada. O meglio, in pista: i primi passi vengono compiuti in circuito dove la moto, ancora in fase embrionale, dispone di molte regolazioni su ciclistica ed ergonomia. In questa fase vengono provati vari assetti, con diverse quote ciclistiche, differenti posizioni di sella, manubrio e pedane. Questo perché la progettazione a computer, pur molto precisa e raffinata, non può sostituire il giudizio umano per approvare le soluzioni migliori. Ecco allora che la moto può essere allestita in versione definitiva, pronta per essere messa in produzione, ma c’è ancora un importantissimo lavoro da svolgere: i test su strada, con i primi prototipi-definitivi, dotati di una strumentazione aggiuntiva che monitora una grande varietà di dati. Ovviamente sono svolti estenuanti long-test (Triumph utilizza soprattutto le strade spagnole), per mettere in luce eventuali problemi che possono insorgere solo dopo svariate migliaia di chilometri.