Tra i nostri "Top of the Year" c'è anche un articolo di tecnica che riguarda i caschi. In particolare, a fare incetta di click sul sito di Motociclismo è stata la spiegazione di come nasce un casco Shoei. Vi raccontiamo il nostro viaggio in Giappone alla scoperta dell'azienda e delle sue linee produttive.
Avete 3.000 caschi da maltrattare, picchiare, sverniciare, fino a sparargli un proiettile contro la visiera? No di certo, ma Shoei lo fa ogni anno quando mette alla prova -e distrugge- caschi scelti casualmente tra quelli che escono dalla linea di montaggio. L’azienda giapponese costruisce solo “Premium Helmets”, che Shoei chiama DDS, ovvero Dispositivi Di Sicurezza, cioè caschi di alta gamma, tutti realizzati con gli stessi materiali di base, da quello che usa in gara Marc Marquez al semplice jet da città. Siamo stati in Giappone, per vedere come nascono questi caschi e capire il motivo per cui Shoei è uno dei produttori di riferimento in questo impegnativo e concorrenziale settore. La fabbrica situata a nord di Tokyo inizia a produrre caschi da moto dal 1959. Nel 1989 alla prima struttura nella prefettura di Ibaraki, si affianca la seconda, nel distretto di Iwate. In totale in Shoei lavorano 500 dipendenti. Per ogni modello di casco, Shoei produce dalle 3 alle 4 misure di calotta perché non scende a compromessi con lo spessore dell’EPS (il polistirene interno) mentre altri mantengono una sola calotta e regolano la misura finale sulla quantità di EPS inserito. Tutto parte dal tessuto in fibra di vetro, che viene tagliato in porzioni da 50 mm di lunghezza, e “spruzzato” letteralmente su una matrice metallica che riprende la sagoma del casco finale.