Si dice che tutte le strade dell’enduro portino belli diretti in galera. Invece, non sempre è così. Mario Ciaccia ha provato di persona un percorso che si snoda fra Rapallo e Pontremoli, suggeritogli da alcuni appassionati ed il risultato è stato esaltante
Come è nato il tutto
Nuovo gioco di società: quattro o cinque spiritosoni e una vittima, tutti
collegati via internet. I burloni devono organizzare una gita con pernotto
dentro un bosco il giorno in cui la vittima può raggiungerli solo in serata.
Con mille messaggi e mille botta e risposta si fa credere che ci sia una
tendata notturna, con grigliata, in cima a un monte, dentro a una foresta,
raggiungibile con km e km di sterrato impegnativo. Al poveretto si danno
le coordinate GPS e alle 20 lui arranca, già al buio, sorretto dalla fiducia
di trovare gli amici sulla montagna. Se piove, tanto meglio. Ma gli amici
sono in pizzeria, in città e si godono lo scherzo. Lui telefona e manda
sms per avere le dritte sulla strada giusta. Alle 22, sfinito, è alla meta,
ma non c’è nessuno. L’ultima telefonata svela l’arcano: siamo
in pizzeria,
divertiti lassù! Il tipo realizza che è solo, di notte, in un posto ostile
e pericoloso... Solo su internet nascono gite tra persone che si
“conoscono”
magari da mesi o anni, si firmano col nickname e non si sono mai viste
in faccia, cosa che renderebbe lo scherzo ancora più amaro: sei stato fregato
da entità che si esprimono solo come lettere dentro un computer. Mi è tornato
in mente questo scherzo quando mi sono trovato imbarcato in un gruppo che
tentava di raggiungere Pievepelago, sopra Modena, arrancando in fuoristrada
fin da Sestri Levante, con la promessa di una grigliata nel bosco promessa
da persone mai viste in faccia. Vi ho ritrovato diversi elementi che mi
hanno fatto pensare a un proseguo dell’articolo “La Git@” di
marzo 2008.
In questo caso, internet viene usato per mettere insieme diversi gruppi
di amici specializzati in date zone. Coloro che sanno andare in sterrato
tra Pontremoli e Pievepelago conoscono dei ragazzi che vanno spesso da
Rapallo a Pontremoli e altri che da Pievepelago raggiungono Parma. Mettendo
insieme i gruppi e cambiando, quindi, la guida a seconda della sezione,
si ottiene una super-gita.
Pregiudizi inutili
Se il proverbio ha un suo valore, è altrettanto vero che le notizie aumentano
a dismisura la loro negatività quando escono dai loro confini. Così, noi
italiani pensiamo che in Colombia si sparino tutto il giorno e che nel
Bronx ci siano più rapine che abitanti. In Germania, pensano che la spazzatura
non sia un problema limitato alla sola Napoli. In Italia, chi vive in provincia
pensa che Milano sia come il Bronx. Pensiamo che in Albania succeda di
tutto ma, nel frattempo, la guida turistica australiana Lonely Planet dedicata
all’Italia ne parla come di un posto pericolosissimo. Tutto questo si
può applicare anche al mondo del fuoristrada: quando racconto a un amico,
che va sempre in Val Trebbia (dove divieti e multe stanno fiaccando
l’enduro)
che vado a fare la Rapallo Parma, questo strabuzza gli occhi: ma non vi
arrestano? Una volta a Rapallo, racconto che il mio spot preferito è il
Mottarone, sopra il Lago Maggiore e i liguri, che godono fama di essere
perseguitati dalle autorità con divieti severissimi, dicono: “Beh, il
Mottarone sarà tutto vietato...”. Anche a me risulta che la Liguria sia
off limit. “Non è vero – dicono Andrea “Sumero” e
Massimo “Assiro”,
che ci guideranno fino a Pontremoli – se non si vanno a cercare cose
troppo
tecniche, ci sono strade sterrate aperte al traffico. Raccordandole, si
può fare un vero e proprio viaggio in montagna, fino in Toscana”. Così
utilizzati, i percorsi scorrevoli hanno un loro perché.
Le moto
Le nostre guide hanno sia grosse bicilindriche, sia leggere mono aggressive,
ma per questa sgroppata sono meglio le prime. Si forma, così, un gruppo
tutto di maxi, comprese Honda Transalp, KTM Super Enduro e BMW R 100 GS.
Viene organizzato un puntello a una sagra di non so che pesce fritto, per
conoscerci: come tipico delle gite nate su internet, io di faccia conosco
solo pochi tra i partecipanti. Il Sumero ci mostra sul computer del suo
ufficio, tramite Google Earth, il percorso che faremo l’indomani. Anche
questo è un aspetto nuovo, figlio delle ultime tecnologie: il creare
l’attesa
per la gita facendotela vedere dal satellite (anche se il piacere di osservare,
tutti insieme, una mappa cartacea grande come una tovaglia resta insuperabile).
Vediamo così, in tre dimensioni, la traccia che risale una valle, arriva
al passo e scende dall’altra parte, dentro un bosco. “Ma domani non
faremo
questo pezzo – ci spiega il Sumero – perché, anche se è legale, ci
passano
troppe moto e gli abitanti non ne possono più”. Ahia. Questa cosa la sto
notando anche nella già citata Val Trebbia, dove siamo in troppi a girare
sia in fuoristrada, sia su strada, dove gli smanettoni da saponette a terra
stanno esasperando la popolazione almeno quanto noi tassellari.
L'itinerario e la regola di base
Il giro inizierà, quindi, da Sestri Levante, ma a Pievepelago non arriveremo
mai, perché chi organizza il giro non ha considerato la Prima Legge del
Moto nelle Gite di Gruppo, che recita così: se in due riuscite a fare 260
km, in sette tale distanza calerà del 50%. Non calcola mai nessuno questa
cosa! Fateci caso: essere in due significa, quasi sempre, essere amici
ben affiatati e motivati, abituati a muoversi insieme, che si perdono poco
in chiacchiere. In sette, pensate solo alla somma delle soste: aumentano
le possibilità di forature, viti da stringere, motori che ammutoliscono
senza apparente motivo, moto incastrate nel fango o da rialzare...
Inconventienti
fisiologici, inevitabili e che non capitano tutti insieme. Poi c’è il
fattore sosta. Quando uno si ferma, magari per levarsi un calabrone che
gli è entrato in un occhio, gli altri ne approfittano per chiacchierare,
fumare, far prendere aria alla testa e non si riparte più. Insomma, il
programma prevede di partire all’alba da Rapallo, arrivare per pranzo
a Pontremoli e cenare a Pievepelago, dopo avere fatto la Garfagnana in
fuoristrada. Ovviamente, si prevede il tempo di fare il bagno nelle freschissime
pozze dei ruscelli della Lunigiana.
Le strade tipiche
Da Sestri Levante, prendiamo una delle tipiche stradine liguri che, in
pochi km tutti di curve strette, si alzano dal mare alla montagna e passano
attraverso vigneti e piccoli villaggi. Dopo poco, si raggiunge un altro
classico di questa regione: la strada sterrata che corre in costa, per
km e km, in un ambiente selvaggio e montagnoso, con boschi, fangaie, tratti
scoperti in mezzo ai pascoli. La più nota di queste è l’Alta Via ed anche
noi ne percorreremo dei pezzi. Siamo nella regione montagnosa compresa
tra i passi del Bocco e quello di Cento Croci e si passa per paesi dai
nomi curiosi come Scurtabò, o in luoghi dimenticati come la miniera di
Gambatesa in un mix di stradine asfaltate, di sterrate facili e di tratturi
fangosissimi nella foresta.
I tempi effettivi
Il pranzo, previsto a Pontremoli, avviene in realtà sul Passo Centocroci,
così chiamato perché i banditi, travestiti da monaci, massacravano i viandanti
a scopo rapina. C’è ancora chi crede in impossibili facoltà di recupero
del tempo perso, ma la legge del gruppo è implacabile: più gente c’è,
più la media si abbassa a livelli disastrosi. Si arriva ad Albareto, sede
di una cavalcata molto apprezzata, quella del Fungo Porcino e si sale al
valico di Zum Zeri, in Toscana, sede di un’altra cavalcata molto bella,
la Valli Zerasche. Zum Zeri è il nome della stazione sciistica posta sul
Passo dei Due Santi, finora raggiunto da una strada asfaltata dal solo
versante toscano. Ma ci era stato detto dell’esistenza di una strada
sterrata
che sale da Albareto, non ancora visibile su Google Earth. Dev’essere
il cantiere di una prossima strada asfaltata: per ora è aperta al traffico
e molto divertente. Inizia come strada sterrata larga e con fondo non troppo
sassoso poi, dopo un ponte, si immette in questa sorta di autostrada ghiaiosa,
larghissima, simile alle salite dell’Erzberg e della Pikes Peak.
Il pacco
La discesa su Pontremoli non sfrutta il tracciato della Valli Zerasche,
troppo tecnico per una bicilindrica con bagagli, ma una sterrata divertente
che porta in fondovalle. Da qui, si torna in quota, sulla cresta tra Toscana
e Liguria: è l’Alta Via dei Monti Liguri. Da Mulazzo, c’è una
sterrata
stupenda, in una natura selvaggia: è un percorso su fondo pietroso, a filo
di orrendi burroni e intorno si vede solo verde, verde, verde. Ma è tardi
e capiamo che non ce la faremo mai ad arrivare a Pievepelago a un’ora
decente per la cena: manca tutta la Garfagnana! Tiriamo così un odioso
pacco a chi ci aspettava a Pievepelago ed aveva acquistato tonnellate di
carne per noi...
Bivacco e soddisfazione generale
Torniamo a Mulazzo e, per la notte, ricorriamo a una tattica che non funziona
sempre: entrare in un negozio e chiedere se c’è un posto dove poter
mettere
le tende, sperando di non incappare in pastori rumeni. A seconda del livello
di rilassatezza del paese, possono cacciarti a pedate od ospitarti a casa
loro: c’è capitato di tutto. Il motociclista, poi, spesso e volentieri
viene trattato male. In questo caso, troviamo un macellaio gentilissimo
che, consultandosi con alcuni clienti presenti, ci manda nel parco della
pineta di Mulazzo, che è un posto magico. Ha ottimi prati per le tende,
un fiume con pozze di acqua freschissima dove fare il bagno e scopriamo
che è stato la sede del primo premio Bancarella. La notte passa bene per
tutti: c’è chi dorme in tenda, chi col sacco a pelo sotto le stelle e
chi sulle amache. La cosa incredibile del mattino successivo è lo scorpione
che esce da uno dei nostri stivali: credevo fosse una leggenda metropolitana
relativa ai viaggi africani. A quel punto, però, rinunciamo a proseguire
per Pievepelago e torniamo a Rapallo, sempre in fuoristrada. Abbiamo scoperto
la Lunigiana con la cavalcata delle Valli Zerasche e l’ospitalità del
paese di Mulazzo ci ha colpiti ancora di più: questa decisione ci permette
di esplorare un pezzo di Lunigiana in più. Saliamo così sulla cresta tra
Toscana e Liguria che unisce il Passo dei Casoni al Passo del Rastrello:
una bella sterrata scorrevole, molto panoramica e con diverse auto di gitanti,
che impongono un’andatura prudente. Il finale è assurdo: quelli che
tornano
a Milano si beccano una tromba d’aria. Tra vento fortissimo, fiumi
d’acqua
e alberi schiantati da scavalcare, si rivela questa la sezione più tecnica
di tutto il giro!
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