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20 November 2008

Come fare l’enduro legale sul territorio ligure: lo racconta Mario Ciaccia di Fuoristrada

Si dice che tutte le strade dell’enduro portino belli diretti in galera. Invece, non sempre è così. Mario Ciaccia ha provato di persona un percorso che si snoda fra Rapallo e Pontremoli, suggeritogli da alcuni appassionati ed il risultato è stato esaltante

Come è nato il tutto







Nuovo gioco di società: quattro o cinque spiritosoni e una vittima, tutti collegati via internet. I burloni devono organizzare una gita con pernotto dentro un bosco il giorno in cui la vittima può raggiungerli solo in serata. Con mille messaggi e mille botta e risposta si fa credere che ci sia una tendata notturna, con grigliata, in cima a un monte, dentro a una foresta, raggiungibile con km e km di sterrato impegnativo. Al poveretto si danno le coordinate GPS e alle 20 lui arranca, già al buio, sorretto dalla fiducia di trovare gli amici sulla montagna. Se piove, tanto meglio. Ma gli amici sono in pizzeria, in città e si godono lo scherzo. Lui telefona e manda sms per avere le dritte sulla strada giusta. Alle 22, sfinito, è alla meta, ma non c’è nessuno. L’ultima telefonata svela l’arcano: siamo in pizzeria, divertiti lassù! Il tipo realizza che è solo, di notte, in un posto ostile e pericoloso... Solo su internet nascono gite tra persone che si “conoscono” magari da mesi o anni, si firmano col nickname e non si sono mai viste in faccia, cosa che renderebbe lo scherzo ancora più amaro: sei stato fregato da entità che si esprimono solo come lettere dentro un computer. Mi è tornato in mente questo scherzo quando mi sono trovato imbarcato in un gruppo che tentava di raggiungere Pievepelago, sopra Modena, arrancando in fuoristrada fin da Sestri Levante, con la promessa di una grigliata nel bosco promessa da persone mai viste in faccia. Vi ho ritrovato diversi elementi che mi hanno fatto pensare a un proseguo dell’articolo “La Git@” di marzo 2008. In questo caso, internet viene usato per mettere insieme diversi gruppi di amici specializzati in date zone. Coloro che sanno andare in sterrato tra Pontremoli e Pievepelago conoscono dei ragazzi che vanno spesso da Rapallo a Pontremoli e altri che da Pievepelago raggiungono Parma. Mettendo insieme i gruppi e cambiando, quindi, la guida a seconda della sezione, si ottiene una super-gita.

Pregiudizi inutili





Se il proverbio ha un suo valore, è altrettanto vero che le notizie aumentano a dismisura la loro negatività quando escono dai loro confini. Così, noi italiani pensiamo che in Colombia si sparino tutto il giorno e che nel Bronx ci siano più rapine che abitanti. In Germania, pensano che la spazzatura non sia un problema limitato alla sola Napoli. In Italia, chi vive in provincia pensa che Milano sia come il Bronx. Pensiamo che in Albania succeda di tutto ma, nel frattempo, la guida turistica australiana Lonely Planet dedicata all’Italia ne parla come di un posto pericolosissimo. Tutto questo si può applicare anche al mondo del fuoristrada: quando racconto a un amico, che va sempre in Val Trebbia (dove divieti e multe stanno fiaccando l’enduro) che vado a fare la Rapallo Parma, questo strabuzza gli occhi: ma non vi arrestano? Una volta a Rapallo, racconto che il mio spot preferito è il Mottarone, sopra il Lago Maggiore e i liguri, che godono fama di essere perseguitati dalle autorità con divieti severissimi, dicono: “Beh, il Mottarone sarà tutto vietato...”. Anche a me risulta che la Liguria sia off limit. “Non è vero – dicono Andrea “Sumero” e Massimo “Assiro”, che ci guideranno fino a Pontremoli – se non si vanno a cercare cose troppo tecniche, ci sono strade sterrate aperte al traffico. Raccordandole, si può fare un vero e proprio viaggio in montagna, fino in Toscana”. Così utilizzati, i percorsi scorrevoli hanno un loro perché.

Le moto





Le nostre guide hanno sia grosse bicilindriche, sia leggere mono aggressive, ma per questa sgroppata sono meglio le prime. Si forma, così, un gruppo tutto di maxi, comprese Honda Transalp, KTM Super Enduro e BMW R 100 GS. Viene organizzato un puntello a una sagra di non so che pesce fritto, per conoscerci: come tipico delle gite nate su internet, io di faccia conosco solo pochi tra i partecipanti. Il Sumero ci mostra sul computer del suo ufficio, tramite Google Earth, il percorso che faremo l’indomani. Anche questo è un aspetto nuovo, figlio delle ultime tecnologie: il creare l’attesa per la gita facendotela vedere dal satellite (anche se il piacere di osservare, tutti insieme, una mappa cartacea grande come una tovaglia resta insuperabile). Vediamo così, in tre dimensioni, la traccia che risale una valle, arriva al passo e scende dall’altra parte, dentro un bosco. “Ma domani non faremo questo pezzo – ci spiega il Sumero – perché, anche se è legale, ci passano troppe moto e gli abitanti non ne possono più”. Ahia. Questa cosa la sto notando anche nella già citata Val Trebbia, dove siamo in troppi a girare sia in fuoristrada, sia su strada, dove gli smanettoni da saponette a terra stanno esasperando la popolazione almeno quanto noi tassellari.

L'itinerario e la regola di base





Il giro inizierà, quindi, da Sestri Levante, ma a Pievepelago non arriveremo mai, perché chi organizza il giro non ha considerato la Prima Legge del Moto nelle Gite di Gruppo, che recita così: se in due riuscite a fare 260 km, in sette tale distanza calerà del 50%. Non calcola mai nessuno questa cosa! Fateci caso: essere in due significa, quasi sempre, essere amici ben affiatati e motivati, abituati a muoversi insieme, che si perdono poco in chiacchiere. In sette, pensate solo alla somma delle soste: aumentano le possibilità di forature, viti da stringere, motori che ammutoliscono senza apparente motivo, moto incastrate nel fango o da rialzare... Inconventienti fisiologici, inevitabili e che non capitano tutti insieme. Poi c’è il fattore sosta. Quando uno si ferma, magari per levarsi un calabrone che gli è entrato in un occhio, gli altri ne approfittano per chiacchierare, fumare, far prendere aria alla testa e non si riparte più. Insomma, il programma prevede di partire all’alba da Rapallo, arrivare per pranzo a Pontremoli e cenare a Pievepelago, dopo avere fatto la Garfagnana in fuoristrada. Ovviamente, si prevede il tempo di fare il bagno nelle freschissime pozze dei ruscelli della Lunigiana.

Le strade tipiche





Da Sestri Levante, prendiamo una delle tipiche stradine liguri che, in pochi km tutti di curve strette, si alzano dal mare alla montagna e passano attraverso vigneti e piccoli villaggi. Dopo poco, si raggiunge un altro classico di questa regione: la strada sterrata che corre in costa, per km e km, in un ambiente selvaggio e montagnoso, con boschi, fangaie, tratti scoperti in mezzo ai pascoli. La più nota di queste è l’Alta Via ed anche noi ne percorreremo dei pezzi. Siamo nella regione montagnosa compresa tra i passi del Bocco e quello di Cento Croci e si passa per paesi dai nomi curiosi come Scurtabò, o in luoghi dimenticati come la miniera di Gambatesa in un mix di stradine asfaltate, di sterrate facili e di tratturi fangosissimi nella foresta.

I tempi effettivi





Il pranzo, previsto a Pontremoli, avviene in realtà sul Passo Centocroci, così chiamato perché i banditi, travestiti da monaci, massacravano i viandanti a scopo rapina. C’è ancora chi crede in impossibili facoltà di recupero del tempo perso, ma la legge del gruppo è implacabile: più gente c’è, più la media si abbassa a livelli disastrosi. Si arriva ad Albareto, sede di una cavalcata molto apprezzata, quella del Fungo Porcino e si sale al valico di Zum Zeri, in Toscana, sede di un’altra cavalcata molto bella, la Valli Zerasche. Zum Zeri è il nome della stazione sciistica posta sul Passo dei Due Santi, finora raggiunto da una strada asfaltata dal solo versante toscano. Ma ci era stato detto dell’esistenza di una strada sterrata che sale da Albareto, non ancora visibile su Google Earth. Dev’essere il cantiere di una prossima strada asfaltata: per ora è aperta al traffico e molto divertente. Inizia come strada sterrata larga e con fondo non troppo sassoso poi, dopo un ponte, si immette in questa sorta di autostrada ghiaiosa, larghissima, simile alle salite dell’Erzberg e della Pikes Peak.

Il pacco



La discesa su Pontremoli non sfrutta il tracciato della Valli Zerasche, troppo tecnico per una bicilindrica con bagagli, ma una sterrata divertente che porta in fondovalle. Da qui, si torna in quota, sulla cresta tra Toscana e Liguria: è l’Alta Via dei Monti Liguri. Da Mulazzo, c’è una sterrata stupenda, in una natura selvaggia: è un percorso su fondo pietroso, a filo di orrendi burroni e intorno si vede solo verde, verde, verde. Ma è tardi e capiamo che non ce la faremo mai ad arrivare a Pievepelago a un’ora decente per la cena: manca tutta la Garfagnana! Tiriamo così un odioso pacco a chi ci aspettava a Pievepelago ed aveva acquistato tonnellate di carne per noi...

Bivacco e soddisfazione generale





Torniamo a Mulazzo e, per la notte, ricorriamo a una tattica che non funziona sempre: entrare in un negozio e chiedere se c’è un posto dove poter mettere le tende, sperando di non incappare in pastori rumeni. A seconda del livello di rilassatezza del paese, possono cacciarti a pedate od ospitarti a casa loro: c’è capitato di tutto. Il motociclista, poi, spesso e volentieri viene trattato male. In questo caso, troviamo un macellaio gentilissimo che, consultandosi con alcuni clienti presenti, ci manda nel parco della pineta di Mulazzo, che è un posto magico. Ha ottimi prati per le tende, un fiume con pozze di acqua freschissima dove fare il bagno e scopriamo che è stato la sede del primo premio Bancarella. La notte passa bene per tutti: c’è chi dorme in tenda, chi col sacco a pelo sotto le stelle e chi sulle amache. La cosa incredibile del mattino successivo è lo scorpione che esce da uno dei nostri stivali: credevo fosse una leggenda metropolitana relativa ai viaggi africani. A quel punto, però, rinunciamo a proseguire per Pievepelago e torniamo a Rapallo, sempre in fuoristrada. Abbiamo scoperto la Lunigiana con la cavalcata delle Valli Zerasche e l’ospitalità del paese di Mulazzo ci ha colpiti ancora di più: questa decisione ci permette di esplorare un pezzo di Lunigiana in più. Saliamo così sulla cresta tra Toscana e Liguria che unisce il Passo dei Casoni al Passo del Rastrello: una bella sterrata scorrevole, molto panoramica e con diverse auto di gitanti, che impongono un’andatura prudente. Il finale è assurdo: quelli che tornano a Milano si beccano una tromba d’aria. Tra vento fortissimo, fiumi d’acqua e alberi schiantati da scavalcare, si rivela questa la sezione più tecnica di tutto il giro!
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