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Come cambiano le sportive stradali

Sono leggere, scattanti - anche nervose - cambia la posizione di guida e hanno motori che (a suon di kgm) sono capaci di farti dimenticare i CV. Non si tratta di dettagli, ma di una vera rivoluzione: provarle per credere

Come cambiano le sportive stradali

Cito Leonardo Da Vinci (tanto c'è Google): è solo l' esperienza ad essere madre di ogni certezza, perché nei ragionamenti puramente astratti vi è per forza una grande quantità di errori perché senza confronto con la realtà è impossibile avere la vera conoscenza. Non sono le sue esatte parole, ma è il concetto che ci interessa. Più che di errori nel nostro caso - cioè quello della nuova sportiva stradale - ciò che mi ha colpito è che tu puoi discorrere quanto vuoi sulla filosofia di una moto, ma poi capisci davvero di cosa stai parlando solo dopo che su quella moto ci hai fatto una sana sgroppata.

C’ERANO UNA VOLTA LE SPORTIVE
Questo mio profondo pensiero motociclistico è maturato grazie a due importanti eventi, uno teorico e uno pratico. L'evento teorico è l'incontro avvenuto con Naoki Koike, il Product Planning Manager Yamaha Motor Europe, in sostanza la persona che decide quale Yamaha guideremo noi europei nei prossimi anni. L'intervista, che trovate sul numero di agosto di Motociclismo (a breve in edicola), verte sulla MT-09. Si parla del nuovo tre cilindri dalla risposta brillante, della filosofia cross-plane dell'albero motore (sapete, quello delle manovelle "sfalsate" della R1), della coppia tutto-subito. Poi della posizione di guida motard, della ciclistica - agile e leggera - che dà confidenza ed emozione... Me ne sono andato dal Gerno di Lesmo con un'idea ben più chiara della MT-09. Che non è solo una nuova moto, ma apre la strada a un nuovo concetto di sportività. Mi mancava però un dettaglio importante, "provare" queste idee. L'occasione si è presentata qualche giorno più tardi.

CAPISCI SOLO SE GUIDI
La “nuova sportività” che interpreta la MT-09 non è poi così nuova: leggerezza, influenza motard, guida brillante e motore pronto, sono concetti a cui ultimamente si ispirano numerose case. Quindi sappiamo bene di cosa si tratta. Ma la differenza tra la “nuova” e la “classica” sportività si apprezza solo mettendo a confronto diretto due moto che appartengono a questi mondi. Qui veniamo all’evento pratico.

STESSO OBIETTIVO (DIVERTIMENTO), STRADE OPPOSTE
Sul numero di Motociclismo di settembre 2013 avete trovato la comparativa tra la Ducati Hyperstrada e la Triumph Street Triple R (nella gallery, un assaggio fotografico del "duello"). Due fun bike che interpretano la sportività in modo molto diverso: la Ducati è una scattante motard; la Triumph è la tipica naked brillante. Toccare con mano queste visioni della guida mi ha fatto finalmente capire quanto siano lontane. Dopo la prova su strada, insomma, il concetto espresso da Koike ha preso corpo nella mia testa e sono riuscito a comprendere che nell’ambito delle sportive stradali si sta verificando una vera svolta. Da una parte ci sono le “classiche” sportive, solide, precise, da guidare con la testa e le braccia, con le marce lunghe e la potenza che esplode in alto. Dall’altra ci sono le “nuove” sportive, agili come un gatto, scattanti nel misto, da guidare con l’istinto, con le marce corte, da snocciolare una dietro l’altra, e la potenza che non conta più (diciamo che conta meno), perché ora si parla di coppia.


QUALE È MEGLIO?
Non ho usato il termine “vecchia” riferita alla classica sportività perché stabilisce naturalmente che questo approccio è superato. Invece non è superato ma diverso. La scelta tra le due visioni della moto stradale è sempre soggettiva. A chi piace un mezzo scattante, a volte ribelle, ok, vada pure verso il nuovo corso; chi invece preferisce avere una moto più solida e rassicurante, scelga pure la tradizione. Oggi questi due mondi sono entrambi disponibili, e siamo liberi di prendere la strada che più ci aggrada.

IO QUALE SCELGO?
Se dormite bene lo stesso anche senza sapere cosa preferisco io personalmente, saltate pure questo capitoletto. Sennò leggete. Come al solito sono combattuto, perché il bianco-o-nero non fa parte della mia vita. Mi piacciono le maxi cilindrate, quindi le moto grosse. Mi piace lottare, tirarle giù, tirarle su, aspettare la valanga di CV che arriva mentre la lancetta del contagiri schizza verso la zona rossa. Se penso al volo a delle moto così mi vengono in mente la B-King e la ZRX. Domarle è una bella sensazione. Poi una volta ho guidato una moto leggera. Beh, ho fatto un po’ di fatica all’inizio perché mi pareva di non aver niente tra le mani, ma poi ho scoperto un mondo nuovo. Era la prima 690 KTM, la Supermoto. Ultimamente mi sto orientando verso le “nuove sportive”, quindi scattanti e leggere. Posso anche tollerare che siano nervosette, ma devono essere fatte veramente bene. Sotto stress devono dare fiducia. Il massimo è quando più tu le strapazzi, più loro diventano solide. Non è un’utopia, ma una bella sfida tecnica.

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