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Le moto sul grande schermo

Moto e cinema: un binomio che esiste praticamente da sempre e che è non passa mai di moda. Ma quali sono i film veramente “solo” motociclistici? Ecco una nutrita lista di titoli con trame, foto e trailer: dalle Vespa di "Vacanze Romane" e "Caro Diario" alla Indian da record di Burt Munro; dalle Harley-Davidson di Easy Rider alla Triumph di Steve McQueen ne "La grande fuga"; da "Quadrophenia" a "On any sunday"

Moto e cinema

La moto al cinema. Un binomio che si fa sempre più stretto da qualche anno a questa parte, basta ricordare la realtà virtuale di Matrix (Ducati 916 tutta nera), i film d’azione di Tom Cruise (guida impennando una Triumph Street Triple in Mission Impossible II e si sfoga con una Kawasaki GPZ in Top Gun) o il futuro possibile di Io, Robot (Will Smith e la sua MV Agusta F4). Un binomio che nasce praticamente quando nasce il cinema: quanto sia facile a bordo di una moto girare una sequenza ad effetto viene abilmente sfruttato dai registi per esprimere movimento, azione, eccitazione, pericolo (e comunque le moto piacciono agli attori, specie se italiane. Vero Ewan McGregor e Adrien Brody?)

I FILM SULLE MOTO
Ma non ci sono molti film solo motociclistici: nella maggior parte dei casi sono collegati alle competizioni come Continental Circus, un bel documentario (ormai introvabile) che narra la vita di Jack Findlay, pilota privato che correva nel motomondiale degli anni Settanta; oppure On Any Sunday, sulle gare fuoristrada negli States dove tra i protagonisti c’è Steve McQueen, o l’italianissimo “I fidanzati della morte”, un tormentone romantico girato nell’ambiente delle corse degli anni Cinquanta. In questa cortissima rassegna che contempla la moto come protagonista e comprimaria, abbiamo inserito film cult come Vacanze Romane, la Grande Fuga (ancora con Steve McQueen e una Triumph truccata da tedesca), Easy Rider, pellicola simbolo di una generazione “on the road”, alla ricerca della libertà e Il Federale di Luciano Salce: chi non si ricorda la scena di “Buca, buca con acqua, sasso...”.


Per chi volesse approfondire il concetto “cinema e moto”, consigliamo un interessante volume di Marina Cianferoni: Due ruote e una manovella, pubblicato nel 2007 da Pieraldo Editore, davvero completo anche nella trattazione critica (cliccate qui per la copertina).
 

LA NOSTRA LISTA (cliccate qui per la gallery delle locandine)

Per approfondire i film che abbiamo scelto cliccate sui link sotto, vi portano alla pagina di ogni singola pellicola che contiene testo di presentazione, locandina, foto e un trailer o qualche scena (tranne per I Fidanzati della Morte, per cui non siamo riusciti a trovare gli spezzoni che cercavamo). I film sono in ordine alfabetico, non cronologico.

 

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Bolidi sull'asfalto a tutta birra (1970)

È stato girato con la regia affidata a Bruno Corbucci. Tra gli attori ci sono Daniela Giordano, Gianfranco D'Angelo, Giampiero Albertini e Giacomo Agostini. La trama racconta la storia di Mino Ambrosini (alias Giacomo Agostini e pure doppiato nel film), un giovane meccanico che lavora in una officina di Benelli e MotoBi (sappiamo bene quanto siano stati acerrimi rivali la Marca di Pesaro e la MV Agusta…). All’epoca del film Mino aveva già vinto 8 titoli mondiali dei suoi 15 campionati iridati con le MV 350 e 500 ed era lanciatissimo anche sulle pagine dei rotocalchi rosa ed attore anche di fotoromanzi. La trama del film è semplice, oltre che scontata: il povero meccanico squattrinato, ma velocissimo in moto, non riesce a sfondare nelle competizioni, ma trova la ricca bellona di turno che gli permette di correre in una squadra ufficiale e di cominciare finalmente a vincere. A parte la generalità del racconto, sono belle e le vere scene di corsa sui circuiti mondiali e questo salva la pellicola almeno dal punto di vista motociclistico. Agostini farà altri due film nello stesso anno, sempre legati al mondo delle gare ma a quattro ruote.

Caro Diario - In Vespa (1993)

La Vespa è la protagonista del primo episodi di caro Diario, il film di Nanni Moretti girato nei quartieri deserti di una Roma da vacanze d’agosto. Con il procedere calmo dello scooter, il registra divaga tra bellezze paesaggistiche, architettoniche e monumentali e lo accompagnano nelle riflessioni ad alta voce che spaziano dalla critica cinematografica, e in genere al cinema hollywoodiano, alla sociologia e alla sfaccettata urbanistica dei tanti quartieri periferici della capitale. L'episodio si apre alla Garbatella e si conclude a Ostia, nei pressi del luogo in cui fu ucciso Pier Paolo Pasolini e ne fu eretto un monumento alla memoria. La Vespa è una 150 Sprint Veloce. Imperdibile la colonna sonora: The Köln Concert ,del pianista jazz Keith Jarrett.

Continental Circus (1972)

Continental Circus è un film documentario sulla stagione del motomondiale 1969 e che ha per protagonista il “privato più veloce al mondo”, il pilota australiano Jack Findlay (1935-2007). Il pilota australiano doveva contemporaneamente correre e fare da meccanico, autista, cuoco e direttore tecnico di se stesso e della sua moto. Tutto questo venne filmato dal giovane regista  Jerome Laperrousaz che seguì l’australiano in tre anni di gare. Da questo connubio è scaturita una appassionata e unica pellicola che ben rende la fatica, l’entusiamo e l’amore per le competizioni e la motocicletta. Purtroppo la pellicola è introvabile e non è stata riversata su dvd.

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Dick Smart 2.007 (1967)

Al museo Piaggio a Pontedera una Vespa 180 SS diventa un elicottero. Così dopo lo scooter trasformato in un siluro da record di velocità e quello che va in battaglia con tanto di bazooka che spunta dallo scudo ecco la Vespa che vola. La straordinaria modifica non si deve alla vulcanica mente dell’ingegner Corradino d’Ascanio, uno degli inventori dell’elicottero oltre che dello scooter più famoso al mondo, ma serve da supporto scenico a uno dei veicoli usati dall’agente speciale Dick Smart, una specie di 007 molto all’acqua di rosa e assai ridicolo. Questo scooter diventa anche un sommergibile e spara, ovviamente dei razzi per annientare i nemici. Questo B movie non sarà certo ricordato negli annali della filmografia per la trama, l’interpretazione o la regia, ma la nostra Vespa non se la cava male sotto il sole di Rio, in Brasile, così appesa a un lungo cavo di un vero elicottero. Niente male la “Smart girl” una cotonatissima e seducente Margaret Lee.

 

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Easy Rider (1969)

Easy Rider è il road movie di una intera generazione degli Anni 60, della Love generation, del Vietnam, della lotta razziale e della morte di Kennedy. Fu un film a basso costo (400.000 dollari il budget, ma ne rese 60 milioni di dollari di incasso) girato in 16 e 35 mm, usci nel 1969 e lanciò definitivamente i tre protagonisti: Peter Fonda (figlio di Henry e produttore del film), Dennis Hopper (che ne fu anche il regista) e Jack Nicholson. È il viaggio di Wyatt (Fonda), Bill (Hopper) e di George (Nicholson) attraverso gli Stati Uniti, dalla California sino a New Orleans, in Louisiana, un percorso a cavallo di due chopper (di fatto la moto sostituisce il cavallo) acquistati con i soldi della droga comprata in Messico. Proprio le due moto del film restano nella memoria, in particolare Captain America, il chopper a stelle e strisce di Wyatt che ha trovato un posto (almeno il suo clone che è del 1993) alla mostra “The art of the Motorcycle” (New York, museo Guggemheim 1998). Delle due Harley-Davidson 1.200 (basate sulla FLS del 1962) usate nel film, una venne distrutta per esigenze sceniche e la seconda fu rubata da un garage e mai più ritrovata.

 

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I fidanzati della morte (1956)

È uno dei pochissimi film italiani dedicati al mondo delle competizioni motociclistiche (l’altro è quello con Agostini: “Bolidi sull’asfalto a tutta birra”, cliccate qui) e venne girato nel 1956 sfruttando anche il Gran Premio delle Nazioni a Monza. Furno utilizzate controfigure come Ken Kavanagh e Alfredo Milani e ci fu la partecipazione ufficiale di Gilera e Moto Guzzi: quest’ultima mise a disposizione anche i propri uffici per girare le scene d’interno, tra cui la stanza con le centinaia coppe e simboli delle vittorie. Il film, diretto da Romolo Marcellini, è un drammone con il solito terzetto, anzi quartetto amoroso: due piloti rivali, una moglie che aspetta (al muretto dei box) e un’amante pentita. Il tutto nell’ambiente delle competizioni e condito con abbondanza di riprese di vere gare e altre ricostruite appositamente sul circuito brianzolo e a Vallelunga. Tra le interpreti una splendida Sylva Koscina, che all’epoca aveva 23 anni ed era al suo settimo film. La pellicola non ebbe grande successo di botteghino, ma fu apprezzata dai motociclisti anche per il fatto che all’epoca i Gran Premi in televisione, che era nata da poco, non passavano con grande frequenza. Ebbe, comunque, una distribuzione internazionale perché passò in Spagna e in Francia, con impresse sulla locandina le immagini della bella attrice di Zagabria e un contorno di moto carenate.

 

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Il Federale (1961)

Il film, diretto da Luciano Salce, è ambientato verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel giugno del 1944, con gli americani arrivati alle porte di Roma. Primo Arcovazzi (Ugo Tognazzi), della milizia fascista di Cremona, vuole diventare Federale, e per meritarsi i gradi deve condurre nella capitale un prigioniero importante: il professore Erminio Bonafé (Georges Wilson), noto filosofo antifascista. Ottusamente ligio al dovere, Arcovazzi parte in sella a un sidecar Moto Guzzi alla ricerca del professore attraverso una Italia ormai allo sfascio, con i tedeschi che scappano verso nord e la gente che cerca di cavarsela come può. Recuperato Bonafé, con il sidecar cominciano ad attraversare il Paese e rimane memorabile la lunga sequenza dove Arcovazzi affronta e commenta la strada dissestata (“buca, buca con acqua, sasso”) oltre che ad esibirsi in prove d’ardimento ed equilibrio con la moto. La Guzzi monocilindrica viaggia veloce, ma si rompe in un incidente per evitare di investire una piccola ladra (una giovanissima Stefania Sandrelli) e il viaggio prosegue con vari mezzi di fortuna, compresa una per nulla anfibia Schwimmwagen della Volkswagen inghiottita nel lago che cercano di guadare. Arriveranno a Roma, già liberata dagli americani e dai partigiani, che metteranno al muro il Federale Arcovazzi per fucilarlo, ma verrà salvato dal professore antifascista.

Sicuramente l’uso della motocicletta all’inizio del film rafforza il campionario da vero fascista di Primo Arcovazzi perché Mussolini era anche il “primo motociclista d’Italia” e tutto questo viene ricordato nel film proprio guidando la Moto Guzzi.

 

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Indian - La grande sfida (2005)

Il film narra il sogno di una vita del pilota neozelandese Burt Munro (1899-1978), la sua volontà di correre a Bonneville, sul lago salato dello Utah, il teatro delle sfide alla ricerca della massima velocità. Partendo dalla base di una Indian Scout degli anni Venti, costruì un “siluro” da record, modificandolo nel telaio per renderlo più basso e nel motore che crebbe nella cilindrata dai 600 cc originali sino a 950 cc. Dal 1962 al 1967, Burt riuscì a stabilire tre record dopo una serie di inconvenienti meccanici e cadute: 295, 5 km/h e record di classe inferiore ai 1.000 cc, ma venne cronometrato nelle prove a 305,9 km/h. 

Nel film Burt è interpretato da Anthony Hopkins, Oscar nel 1992 per la sua magistrale interpretazione di Hannibal Lecter, lo psichiatra cannibale del “Silenzio degli innocenti”. La realizzazione del film si basa su un’idea del regista Roger Donaldson che ha lavorato sul progetto per vent'anni. Il film non ha avuto grandi recensioni dalla critica ma a noi piace proprio per le scene motociclistiche, molto reali e ben riuscite e per la strenua volontà ed enorme passione di Burt per la moto e la velocità.

 

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La grande fuga (1963)

Narra la leggenda che la famosa scena del salto del filo spinato, della barriera che lo divide dalla frontiera Svizzera e dalla libertà, sia stata girata senza controfigure da Steve McQueen (il capitano Hilts che continua a scappare dai campi di prigionia nazisti, ma che viene sempre ripreso). Nella realtà, l’attore americano, sicuramente capacissimo di usare una motocicletta su un prato in salita, avendo gareggiato anche nella Sei Giorni di Regolarità del 1964, venne sostituito dallo stuntman Bud Ekins, suo compagno di gare proprio alla maratona di enduro in Germania dell’Est dietro le insistenze della produzione che temeva un infortunio dell’attore di Bullit. La moto dell’incredibile salto era una Triumph TR6, appena camuffata per farla passare come una tedesca rubata ai Nazi.

 

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On Any Sunday (1971)

“Tutte le domeniche”, ovvero il film culto degli anni settanta che racconta le gare fuoristrada che si correvano in USA nel deserto e sugli ovali. Il film arrivò in Italia con il curioso titolo di “Il rally dei campioni” ed è un documentario più che un vero movie e venne abilmente spinto al botteghino sfruttando la presenza di Steve McQueen, grande attore e simbolo dei motociclisti di allora, capace di entusiasmare andando a correre nel 1964 in Germania Est la Sei Giorni di Regolarità con la squadra americana. McQueen non è stato l’attore principale, ma partecipò alle scene (senza controfigura) e finanziò parzialmente il film che incassò 26 milioni di dollari e ottenne una nomination agli Oscar nella sezione dei documentari. Il regista era Bruce Brown specialista in documentari sul surf, che si inventò una telecamera per filmare in slow motion le spettacolari immagini nel fango, oltre alle derapate infinite dell’attore americano sulla spiaggia dell’oceano Pacifico, in realtà la base della Marina Militare di Camp Pendleton in California. Le immagini sono davvero belle e le gare sono entusiasmanti e vi partecipano grandi piloti come il mitico Malcom Smith..

Nel 1981 venne fatto anche un sequel (On Any Sunday II) spostato nelle immagini e nell’azione molto di più sul motocross, ma non ebbe uguale successo, anzi fu un flop.

Sicuramente non può mancare nella cineteca di un motociclista e lo si può acquistare in DVD da Cinehollywood.
 

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Quadrophenia (1979)

Diretto da Franc Roddam, prima di tutto, è un grande film. Ha lo stesso titolo dell'omonimo album del 1973 degli Who, lo storico gruppo rock di Londra. Il film racconta lo scontro tra i Mods e i Rockers nella Londra del 1964. Gli scooter e le moto sono diretti protagonisti: i Mods, puliti e ben vestiti, guidano Vespa e Lambretta mentre i Rockers cavalcano le bicilindriche inglesi del tempo e si ispirano al motociclista del Selvaggio di Marlon Brando, quello con il chiodo, la giacca di pelle nera come emblema. La rivalità fra le bande culmina con gli scontri di Brighton, sulla costa orientale britannica, dove ci fu una vera battaglia nel maggio del 1964, rievocata dal film. Il protagonista è Jimmy, un Mods che si rifugia nella droga deluso dalla famiglia, dal lavoro e dagli amici. Uno di questi è Ace, interpretato da Sting, che ha il più bello degli scooter del gruppo, una Vespa piena di fari, cromature e specchietti. Il film è assolutamente da vedere perché descrive le aspettative, le ansie e le disillusioni di una intera generazione ed è sicuramente da ascoltare perché la musica degli Who accompagna e commenta tutta la pellicola in modo magistrale.

 

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Vacanze Romane (1953)

Quell’Oscar vinto nel 1953 dalla Hepburn per Vacanze romane sarebbe dovuto andare alla Vespa perché, mentre Gregory Peck corteggiava l’attrice, tutto il mondo si innamorava dell’altra lei”. Così scriveva la rivista americana Forbes ricordando il film di William Wyler. Quel girare in scooter per far scoprire le bellezze di Roma a una principessa in incognito rimangono stampate nella mente come la freschezza e la grazia di una giovane attrice (la Hepburn aveva 24 anni al tempo del film) che è stata una icona di glamour e stile difficilmente imitabile e avvicinabile. Questa Vespa 125 del 1951 è protagonista della parte centrale del film ed è sicuramente la Vespa più famosa di tutto il cinema.

 

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