CCM R30 650
“My supermotard, please!”
Com'è fatta
Una supermotard inglese con motore
giapponese. Estetica originale, componentistica di qualità, meccanica
affidabile.
Maneggevole e ben frenata non è potentissima ma permette di divertirsi
in sicurezza nei percorsi collinari e di montagna. In città poi, guizza
come uno scooter. Il prezzo è elevato.
La maggior parte delle supermotard proposte
dalle Case motociclistiche consistono nei modelli da enduro, modificati
con ruote da 17 pollici, pneumatici stradali e freno a disco
anteriore
maggiorato.
La CCM R30 650, inglese con cuore
giapponese, si discosta in parte da questa operazione di
“trapianto”
e propone un mezzo originale, nato direttamente in configurazione
supermotard. Lo testimoniano le sovrastrutture dedicate: un mix abbastanza
armonioso tra un codone da moto stradale, il parafango anteriore
alto e la mascherina porta-faro dalla forma inconsueta. In questa
colorazione verde ‘acido’ non passa certo inosservata.
Contribuiscono all’aggressività dell’estetica,
il bel silenziatore sul lato destro ed i cerchi in lega leggera
a tre razze.
La spartana strumentazione prevede contagiri e tachimetro montati
su una piastra in fibra di carbonio che ospita anche il blocchetto
per la chiave di contatto e le poche spie raggruppate all’interno del
contagiri.
Lasciano a desiderare le finiture
e qualche elemento della componentistica. Il tappo del serbatoio,
bello da vedere, non è perfettamente a filo della carrozzeria, il rubinetto
della benzina è vetusto, il bloccasterzo non è integrato nel
blocchetto accensione e le pedane pilota sono fissate con soli rivetti.
Inoltre l’accoppiamento sella-serbatoio è rumoroso. Bellissimo il
manubrio
Renthal a sezione variabile senza traversino e d’effetto anche il
forcellone lucidato.
Il telaio è una solida struttura
monotrave in acciaio sdoppiata a livello del basamento. I freni
sono della Brembo: all’anteriore sul disco da 320 mm
flottante
agisce una pinza a due pistoncini, al posteriore c’è una pinza a
pistoncino
singolo per il disco da 220 mm.
Come va
La posizione di guida è raccolta, le dimensioni generali sono
decisamente
snelle e la triangolazione manubrio-sella-pedane è corretta e
affatto
costrittiva, solo la sella è un po’ troppo sottile e
dura.
All’accensione notiamo una tonalità di scarico civile,
in sintonia
con lo spirito eclettico della moto.
I primi metri rivelano subito la grande agilità e
maneggevolezza
che mettono a proprio agio anche i piloti non abituati a mezzi di impostazione
fuoristradistica.
Efficaci i freni; hanno mostrato buona potenza e modulabilità,
soprattutto all’anteriore, mentre il posteriore può innescare qualche
saltellamento se azionato con decisione.
La ciclistica è a punto per divertirsi sui percorsi medio-lenti,
solo l’assetto ha mostrato qualche limite: il retrotreno è troppo
alto
e nelle staccate più decise la forcella affonda troppo. La conformazione
del serbatoio poi, non consente una corretta presa delle ginocchia
e nella guida aggressiva, la necessità di opporsi con le braccia alla
forza frenante, “sporca” la migliore posizione per
l’inserimento
in curva.
Le sospensioni (forcella upside-down e monoammortizzatore sono WP)
hanno i registri esterni per compressione ed estensione. A nostro avviso
occorrerebbe una forcella più progressiva nell’affondamento ed
un ammortizzatore più morbido ma i limiti riscontrati sono emersi
nella guida al limite che non è la prerogativa di questa R30.
CCM story
Il papà delle CCM si chiama Alan Clews, è un
inglese classe
1930 che, dopo gli studi tecnici, cominciò a lavorare aggiustando bilance.
La sua grande passione erano le moto e così decise di partecipare alle
competizioni di Trial e Regolarità. Il desiderio di guidare
moto
sempre più competitive lo portò a realizzare (grazie al sostegno di un
suocero abbiente) due special con motore BSA. Erano talmente
ben
fatte che riuscì a venderle prima ancora di usarle!
Questo exploit gli permise di entrare in contatto con la BSA
ottenendo
materiali e motori per le sue realizzazioni. Nacque così, nell’aprile
del 1971, il marchio CCM (Clews Competition Machines). Realizzò molte
moto da fuoristrada con i motori BSA ma anche con i 2 tempi dell’italiana
Hiro. La 500 Cross 4 tempi con motore BSA (nella foto in azione
con John Banks) divenne con il tempo poco performante e troppo costosa
rispetto alle nuove 2 tempi. La CCM venne così ceduta alla Armstrong
che non ottenne però alcun risultato di rilievo, né tecnico né commerciale.
La passione e l’amore per il marchio da parte del fondatore e di suo
figlio
Austin hanno fatto sì che nel 1995 la produzione riprendesse utilizzando
motori Rotax. Nel 1998 venne acquisita dal gruppo MBO
e venduta al Fermec Holdings Ltd.
A fianco della dirigenza ci sono ancora Alan ed Austin Clews ai
quali si sono recentemente aggiunti Carl Fogarty (in azione nella
foto) e sua moglie.
Le CCM vengono ora importate in Italia dalla UK Garage di Milano
che da circa sei anni commercializza le vetture inglesi supersportive prodotte
in piccola serie.
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