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Campania - Sannio Beneventano

Scoprire per caso il fascino preistorico dell'entroterra campano

La storia




Milioni di anni fa le vette intorno a Pietraroja erano spiagge sabbiose. Al posto dei loro pascoli ondulati si stendeva una grande laguna, dove ristagnavano le acque del Tetide, l’oceano sconfinato che sommergeva mezzo pianeta. L’ uomo non era ancora apparso e la terra era dominata dai dinosauri… Qualcosa di arcano e primordiale ti assale quando penetri la gola del Titerno e attraversi questa porzione del Massiccio del Matese. Una regione che fu il regno incontrastato dei Sanniti, una popolazione che richiama frammenti di cultura scolastica che avevamo seppellito da molto tempo.

Il caso vuole





È un giorno qualunque e tu, che provieni da una metropoli, non immagini che in provincia di Benevento possa esistere un borgo fortificato, separato da due fiumi con le case a picco sul fossato. Ti fermi a S. Agata dei Goti, nel bar di fronte al colonnato, nel centro del paese, per dissetarti e per chiedere dove sei. Ti dicono di proseguire diritto e di girare due volte a sinistra, perchè da quel bivio ritroverai la tua strada. Credi di aver capito e, invece, dopo aver percorso in allegria una ventina di curve tra aziende agricole e alberi di ulivo centenari, ti ritrovi accanto ad una torre di pietra, in cima a una collina, alle porte del borgo medievale Guardia Sanframondi, così chiamato proprio per la sua posizione dominante sulla valle del Calore. E pensare che quella è la tua prima volta fuori porta a bordo di una moto. Ma non è una gita di piacere: devi sbrigare una commissione di lavoro in quella zona. Un lavoro che non c’entra nulla con le due ruote e che i tuoi colleghi svolgono al volante di fumose turbodiesel. A pensarci è stata la curiosità a fregarti. È stata la scelta di abbandonare la statale, per deviare sulla poderale che passava nella Valle Telesina, tra i morbidi vigneti di Solopaca a cambiare il tuo destino. E così hai continuato a guidare, senza voltarti più indietro.

Pontelandolfo leggendaria





La bella strada, alle pendici del monte Taburno (1.394 m), è rovinata dalle ruote dei trattori: la risali con cautela, respirando il profumo della campagna circostante. A Pontelandolfo entri in una piazza, molto grande, con al centro una fontana che si apre al cospetto di un castello, forse eretto dalla famiglia Gambatesa, del quale sono rimaste le mura e una torre alta 21 metri. Non hai una carta stradale, non sai nulla di quei luoghi, non c’eri mai stato prima in quella porzione di Sannio Beneventano. Per sgranchirti le gambe, ti trattieni a parlare con una donna anziana, apparsa sull’uscio di una casa all’ingresso di un vialetto dritto e breve. È vecchia, udendo che ti sei inerpicato dalla vicina San Lupo, ti racconta la leggenda delle streghe. Ti dice, sghignazzando, che laggiù, migliaia di anni fa, sotto un ponte di pietra bianca, si riunivano le janare (le streghe, in dialetto locale) prima di volare a Benevento, per celebrare i loro riti diabolici attorno al grande albero di noci, di notte, al chiarore delle stelle. Intanto, il tempo passa e devi districarti tra quelle colline e raggiungere la tua meta.

Freddo e fortezze a sorpresa





E così, orientandoti con il sole, ti lanci a capofitto lungo una salita ripida, convinto di andare verso sud, mentre, in realtà, stai correndo dalla parte opposta e, senza saperlo, già scorgi le estreme propaggini del massiccio del Matese, il gigante che separa la Campania dal Molise. In cima alla rampa, la cittadina di Morcone ti appare come un groviglio di tegole, un dedalo di scalinate e viuzze deliziose. Un’altra torre, stavolta sbrecciata come se l’avesse colpita un cannone, segna il tuo cammino, appena fuori dal centro abitato. Ti senti davvero ridicolo quando, impreparato al freddo, rischi l’assideramento sfilando accanto al poderoso Monte Mutria, tu che prima di allora eri certo che la Campania fosse tutta sole splendente e pizza margherita. Stretto nel tuo giubbotto modello paninaro anni 80, stai andando chissà dove, ormai non te lo domandi più.

Juressic Park





I cartelli nemmeno li leggi. E le mucche, è risaputo – perché incontri soltanto loro attraversando il Parco Geo-Paleontologico di Pietraroja - non forniscono indicazioni sulle strade da seguire. Il piccolo paese deve il suo nome al colore della bauxite presente in gran quantità nella zona; un tempo era una piccola laguna in cui si sono conservati innumerevoli reperti fossili, il più importante dei quali è stato ritrovato nel 1980 dal paleontologo Giovanni Todesco e da sua moglie in una lastra di roccia in cui giaceva sdraiato sul lato sinistro, con il capo inclinato. Si chiama Scipionyx, in onore allo studioso che scoprì tutta l’area archeologica, e si tratta di uno dei pochissimi reperti di dinosauri conservatisi in condizioni perfette. Il rettile aveva affinità con la specie Velociraptor, resa celebre dal film di Steven Spielberg “Jurassic Park”. A proposito di animali veloci riprendi con brio la tua marcia assaporando il piacere di condurre una motocicletta sul misto di montagna. E il fatto che questo viaggio sia nato per caso e per errore, rende il tutto gustosamente avventuroso. Continui a guidare la moto, persuaso che anche lei sia felice di cavalcare quelle strade, scrollandosi finalmente di dosso i miasmi asfissianti della città. La bellissima Cerreto Sannita ti riporta finalmente a valle, quando ormai, seduto a contemplare il panorama sulle scale della Chiesa di San Martino, hai già dimenticato il motivo della tua trasferta di lavoro.

Parco geopaleontologico





IL PARCO GEOPALEONTOLOGICO DI PIETRAROJA


Ed eccoti di nuovo qui, venti anni dopo e con qualche chilo di troppo, alla soglia dei quaranta, a scrivere dei dinosauri di Pietraroja e della Comunità montana del Titerno. Conoscendoti, scommetto che stai progettando di seppellire una moto da queste parti, affinché qualcuno, ritrovandola tra cento milioni di anni, possa conservarla in un museo, come il fossile di un mondo perduto, l’attrazione straordinaria di un parco giurassico. “Scipionyx samniticus” adesso è una celebrità contesa dai musei, ma cento milioni di anni fa abitava i dintorni di Pietraroja, comune della Comunità Montana del fiume Titerno, in provincia di Benevento. La caratteristica più straordinaria di questo fossile di cucciolo di dinosauro è la conservazione dei tessuti molli, senza precedenti. L’esemplare - che gli scienziati hanno battezzato Ciro - era un cucciolo di appena 50 cm di lunghezza, ma pur sempre appartenente alla temibile famiglia dei dinosauri. Un predatore leggero e veloce, riportato alla luce da scavi recenti, che in età adulta avrebbe raggiunto il metro e mezzo di lunghezza. Oggi il sito del ritrovamento è diventato un “Paleo Lab”: nelle sale vi sono esposti tutti i reperti dei fossili del giacimento di Pietraroja, pesci, anfibi, invertebrati, rettili e crostacei, completi di una ricostruzione dell’aspetto che avrebbero avuto da vivi. Visite guidate sabato e domenica dalle 10 alle 19, gli altri giorni su appuntamento, tel. 0824/868000.

Bloc notes





DOVE DORMIRE


Agriturismo L’Oliveto
, contrada Campopiano, San Lupo (BN), tel. 0824/811194. A metà del percorso, vista panoramica sulla Valle Telesina.
Agriturismo Barile
, via della Libera, Cerreto Sannita (BN), tel. 0824/861555. Immerso nella natura.
Azienda agricola Mustilli
, via dei Fori 20, Sant’Agata de’ Goti (BN), tel. 0823/ 718142, www.mustilli.com. Doppia con colazione da 80 euro. Rinomato agriturismo in ambiente settecentesco con ampia scelta di vini di propria produzione.

DOVE MANGIARE


La Mozzarella d’Oro
, via Nicotera 41, Cerreto Sannita (BN), www.lamozzarelladoro.it. Non è un ristorante, ma un negozio di prodotti caseari, dalla mozzarella al tipico caciocavallo silano. Bastano pochi euro per un appetitoso misto di formaggi.
Antica Torre
, contrada Torre, Morcone (BN), tel. 0823/957249.
L’Antro di Alarico
, via Torricella, Sant’Agata de’ Goti (BN), tel. 0823/714454.

DA NON PERDERE


Sagra dei prodotti tipici
L’evento si tiene a Pietraroja, dal 24 al 26 agosto
Il museo dell’arte sacra
di Cerreto Sannita Ubicato nella chiesa di San Gennaro, annovera pregevoli tele del 1700 e parecchie sculture lignee. Negli stessi locali si trova anche il Museo della Ceramica. Tel. 0824/815211. Chiuso il lunedì.

INFORMAZIONI UTILI


www.lamozzarelladoro.it
www.mustilli.com
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