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Laverty: "Rea è uno smidollato". Camier: "Meritiamo più ascolto"

In seguito alla discussa Gara 1 andata in scena a San Juan, in Argentina, i piloti che sono rimasti ai box sono usciti allo scoperto dichiarando i motivi della polemica. Tra questi c'è Eugene Laverty, che non ha avuto freni mentre parlava di Jonathan Rea e di altri piloti

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In seguito a quanto accaduto in Gara 1 a San Juan, hanno iniziato a fioccare le polemiche, che si sono scatenate anche sui social. La mancata partecipazione di sei piloti alla prima gara del week end ha portato in molti ad accendere discussioni sul tema della sicurezza. Tra questi c'è un Laverty irrefrenabile che, ai microfoni di Eurosport, ha dichiarato:

Inizialmente Jonathan Rea, e come lui anche Lowes, Van Der Mark e tanti altri, si sono schierati dalla nostra parte, mentre alcuni come Rinaldi e Bautista volevano correre lo stesso. Rea è il Campione del Mondo, per questo è anche il nostro rappresentante più forte; sono deluso dal suo comportamento e dalla scelta di voler correre. Si è comportato come uno smidollato. Detto questo, so che gli sono state fatte pressioni affichè la gara si svolgesse, ma serviva una posizione più decisa da parte sua”.

A riscuotere più successo sono le parole di Leon Camier e tanti altri che, con un post sui social, hanno spiegato le motivazioni che hanno allo stop di sabato. Il comunicato ufficiale lo trovate nella pagina seguente.

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Correre in moto è il nostro sogno sin da bambini, la nostra passione e il nostro lavoro. Non vogliamo altro che schierarci in griglia e dare il massimo quando il semaforo si spegne. Non vogliamo mai deludere i fan sugli spalti, gli spettatori da casa, i nostri sponsor, il nostro team o il costruttore. Tuttavia, alcune volte bisogna schierarsi per ciò che è giusto, specialmente quando si parla della sicurezza dei piloti. Nelle prossime righe spieghiamo perché sei di noi hanno scelto con riluttanza di non correre Gara 1.

Venti minuti prima dell’apertura della pit lane la maggior parte dei piloti della WorldSBK (14 su 18) si sono incontrati privatamente, e tutti erano d’accordo sul fatto che non se la sentivano di correre con il tracciato di San Juan in queste condizioni. L’idea iniziale, espressa all’organizzazione, era quella di cancellare Gara 1 e correre domenica con due gare a lunghezza piena in condizioni climatiche più fresche. Inoltre, la maggior parte dei piloti erano d’accordo sul fatto che questo rappresentasse il compromesso migliore. Correre di domenica anziché di sabato avrebbe dato agli organizzatori la possibilità di pulire ulteriormente il circuito e sfruttare le temperature più basse (nelle FP3 abbiamo girato con temperature più basse, e tutti i piloti hanno dichiarato che le condizioni del tracciato fossero accettabili).

Comprendiamo che il lavoro fatto per il tracciato fosse stato rimandato più e più volte, intendendo che l’asfalto è stato completato soltanto qualche giorno prima dell’evento di WorldSBK. Apparentemente questo non ha dato tempo alla nuova superficie di sedimentarsi e perciò, in condizioni di caldo estremo come quelle di sabato, gli olii di catrame sono trasudati in superficie. È verosimile che sia stato questo olio a causare il terribile highside di Haslam e ha mandato Baz in ospedale (entrambi gli incidenti sono avvenuti nel giro d’uscita dai box).

Questa situazione dell’olio è stata confermata 10 minuti prima dell’apertura della pit lane quando un safety officier della FIM, coinvolto nell’ispezione finale del circuito, ci ha mostrato foto del trasudamento di olio. Le nostre aspettative, dopo aver visto quelle immagini, fosse che l’organizzazione non permettesse in nessun modo l’avvio della gara con palesi condizioni di pericolo.

Per diversi mesi tutti sono stati avvertiti riguardo le condizioni che avremmo potuto trovare in San Juan. Nonostante ciò, abbiamo trovato un circuito che, nella nostra opinione di piloti, non è adatto allo scopo. Questo ci è stato confermato da un rappresentante della FIM che ci ha detto che, una settimana prima del Gran Premio, il tracciato non disponeva di alcuni requisiti di omologazione.

Sabato era la nostra opportunità di schierarci tutti insieme come un gruppo per dimostrare che i rischi ce li prendiamo solo su circuiti che rispettano gli standard di sicurezza richiesti. A causa di varie pressioni esterne esercitate sui piloti e su interessi personali, il nostro gruppo di 14 piloti si è sciolto e la nostra voce non si è fatta sentire. Al contrario, sei di noi sono parsi agli occhi di tutti come una minoranza restìa a correre, il che non è per niente vero.

Abbiamo dato fiducia negli organizzatori per essere sicuri che in ogni circuito in cui corriamo fosse adatto allo scopo, indipendentemente dalle sfide che debbano affrontare in qualsiasi parte del mondo essi si trovino. A prescindere dal problema, secondo noi dovrebbero almeno ascoltare i piloti ed essere preparati a variare il programma durante il weekend nell’interesse della sicurezza.

Nessuno vuole dei cambiamenti solamente se c’è un incidente. Speriamo che, dopo oggi, ci sia comunque una cooperazione continua e rafforzata tra i piloti, i team, Dorna e la FIM così da assicurare che la sicurezza dei piloti rimanga prioritaria nel nostro sport”.

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