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Calabria - Aspromonte

Le viste suggestive dell'Antica Grecia

Bellezze da scoprire lentamente




BELLEZZA DA SCOPRIRE LENTAMENTE Un passato lontano e affascinante, circondato dal mare e custodito tra i monti dell’Aspromonte: l’area grecanica in Calabria è un luogo tra i più suggestivi d’Italia. Vi fanno parte una dozzina di borghi, popolati dai discendenti dei coloni della Magna Grecia, che mantengono viva lingua, cultura e tradizioni dell’antica civiltà ellenistica. Posti di straordinaria bellezza, che si prestano a essere scoperti lentamente, in sella alla moto. La spiaggia di Melito di Porto Salvo è il punto di partenza di questo itinerario. Il mare cristallino ci accompagna lungo i primi chilometri, quando di buon ora ci mettiamo in movimento verso Pentedattilo. La via si arrampica tra uliveti e aranceti da una parte e il mare dall’altra, fino ad arrivare alla base di cinque imponenti pinnacoli d’arenaria dove, semiabbandonato, sorge Pentedattilo (dal greco Pentedàktylos, cinque dita): un vero gioiello architettonico, costituito da poche case incastonate nella montagna. Un piccolo borgo d’origine bizantina abbandonato nei primi anni Cinquanta poiché dichiarato franante e “ricostruito” successivamente, poco distante, con il nome di Pentedattilo Nuovo.

I ruderi di San Lorenzo





I RUDERI DI SAN LORENZO
Riprendiamo il cammino a ritroso verso la costa e Melito di Porto Salvo. Bastano pochi minuti per raggiungere la SS 183, che ci porta a San Lorenzo, paese collocato tra la fiumara di Melito e quella dell’Amendolea. La vista da qui è davvero suggestiva: la distesa di detriti sotto di noi pare un lago e invece sono solo sassi bianchi... Edificato attorno a un antico convento, di cui ancora oggi si possono visitare i ruderi, San Lorenzo fu fondato dalle popolazioni della marina, che qui si rifugiarono per sfuggire alle numerose incursioni piratesche. Appena entrati in paese, in piazza Regina Margherita, ci accoglie un olmo antico, enorme e custodito in una base in pietra locale: un vero e proprio monumento naturale.

Antico idioma





ANTICO IDIOMA
Lasciato il centro abitato, la strada prosegue con numerose curve fino a raggiungere Roccaforte del Greco, chiamato anticamente Vunì (monte): è uno dei comuni che meglio rappresenta la comunità dei greci in Calabria e dove ancora si può sentire il suono dell’antico idioma. Nel centro storico l’antico nucleo abitativo è composto da piccole e semplici case e dalla Chiesa di San Rocco, restaurata da qualche anno, dove si conserva una statua del XV secolo della Madonna con Bambino. Nelle vicinanze, in località Chorio di Roccaforte, è possibile ammirare la chiesetta bizantina della famiglia Tripepi, eretta intorno alla seconda metà del 1700. Poco distante, situato su uno sperone roccioso, sorge Roghudi, paese abbandonato circondato da un eterno e suggestivo silenzio. Grazie alla sua posizione isolata, hanno trovato qui un rifugio sicuro costumi, usanze e, soprattutto, dialetto. Qualche passo tra le sue vie, fra case semidistrutte con ancora qualche mobile ricoperto di polvere e ragnatele, permette di immergersi in un’atmosfera particolare. Purtroppo però, come tutti i “paesi fantasma”, Roghudi ha il destino segnato da un lento e inesorabile decadimento. Inoltre, le recenti alluvioni hanno distrutto il paese rendendolo quello che è ora e costringendo gli abitanti a rifugiarsi nei centri vicini, soprattutto a Melito Porto Salvo. I nuovi quartieri residenziali presentano confortevoli case in cemento armato; costruzioni anonime, che nulla hanno a che vedere con le tradizioni culturali del primo abitato.

Il luogo della ginestra





IL LUOGO DELLA GINESTRA
Il viaggio prosegue verso Bova, cittadella vecchia di secoli, anch’essa con un fascino molto particolare, quasi arcano. Alta e maestosa, si erge sulle pendici di un colle, una delle basse alture del sistema montuoso aspromontano, le cui vette, sempre assolate, degradano ora dolcemente, ora con dirupi profondissimi verso il mare Ionio. È il luogo della ginestra, che in primavera riempie del suo giallo vivo le campagne, e dei fichi d’India, che ci accompagnano con i loro bei fiori gialli. Dall’aspetto tradizionale e incontaminato, Bova, aggrappata al pinnacolo roccioso di un monte, pare nata nella roccia, ai piedi del Castello che una volta la dominava. È nella lista dei borghi più belli d’Italia e di recente è stata soggetta a diversi interventi di ristrutturazione, anche in previsione di un afflusso turistico più considerevole auspicato dagli abitanti. Lungo le strade sono numerosi i cartelli bilingue, con scritte anche in greco. Decidiamo di fermarci per la notte e troviamo alloggio in uno splendido agriturismo appena restaurato dal quale si gode una vista molto suggestiva sul continuo saliscendi montano che conduce al mare. Sullo sfondo, la Sicilia, tanto vicina che nelle notti limpide è possibile distinguere i fari delle macchine che si aggirano per Catania. Capitale dei greci di Calabria, Bova (o Chora tu Vua) è centro di antichissima origine: i suoi abitanti parlavano una lingua che lo studioso Rohlfs definì “ più arcaica della lingua di Aristotele e Platone”. Un idioma ancora in uso tra i locali, che ovviamente conoscono anche la lingua italiana.

Panoroamica di Amendola





PANORAMICA DI AMENDOLEA
Rimontati in sella percorriamo i pochi tornanti che ci separano dal mare e da Bova Marina; la SS 106, in direzione Melito di Porto Salvo, ci porta velocemente alla deviazione per Condofuri. Prima, però, facciamo sosta ad Amendolea. Impossibile non fermarsi a guardare il panorama: la vista spazia sulla rigogliosissima e fertile omonima Valle, scavata nel corso dei millenni dalla fiumara. Merita una sosta anche il Castello, costruito in posizione strategica dominante probabilmente in epoca normanna. Pare che, la rocca fu vittima di un editto di Federico II, secondo cui tutti i castelli della zona dovevano essere abbattuti. Effettivamente le mura della fortezza mostrano segni di martellamento e sovrastrutture più recenti. Sovrasta il tutto la torre-mastio, detta “spaccata”, per via dalla grande crepa apertasi in seguito al terremoto verificatosi nel 1783.

Acropoli della Magna Grecia





ACROPOLI DELLA MAGNA GRECIA
Ritornati sulla strada per Condofuri Superiore, si arriva a Gallicianò, definita l’”Acropoli della Magna Grecia”; una strada parzialmente franata (e non è stata l’unica in questo itinerario) porta all’antico baluardo della cultura grecanica. Qui si parla ancora l’antica lingua, le vie sono intitolate agli dei cantati da Omero e alcuni mestieri, come l’intaglio del legno secondo forme bizantine, raccontano di civiltà lontane. È qui che conosciamo Leo, un simpatico ed energico vecchietto di 73 anni: è tra i pochi abitanti rimasti in paese, in tutto circa 50. È un uomo di mondo che gestisce l’emporio di famiglia, che vanta oltre 150 anni di attività. Ci fa sedere comodi, in una suggestiva piazzetta, nel centro del paese, con splendida vista sull’Aspromonte e comincia a ricordare i suoi trascorsi giovanili. Di quando, per esempio, girò in lungo e in largo l’Italia, in sella alla sua moto.
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