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BMW S 1000 RR: prova di tutte le versioni, dalla stradale a quelle del Mondiale

Abbiamo partecipato al BMW Motorrad Racing Experience Monza 2011. È stata l’occasione per poter provare, oltre alla S 1000 RR stadale, già conosciuta, anche quelle dei Mondiali Superstock e Superbike.

Bmw s 1000 rr: prova di tutte le versioni, dalla stradale a quelle del mondiale

 

Monza - Sul velocissimo circuito brianzolo abbiamo provato tutta la gamma racing di BMW, dalla versione stradale alla Stock, fino alle SBK ufficiali di Ayrton Badovini e Leon Haslam. Nei box si respirava l’aria delle corse, tutto era tremendamente uguale ad un weekend di gara, l’unica differenza è che i piloti per un giorno eravamo noi. È stato molto interessante provare sullo stesso tracciato queste quattro BMW S 1000 RR, apparentemente così simili, ma poi così diverse tra loro nel carattere. Quattro giri per ogni moto, pochi, ma sufficienti per assaporare tutti i cavalli a disposizione e raccontarvi le impressioni di ogni moto. Abbiamo iniziato la prova con la S 1000 RR stradale, la più tranquilla, si fa per dire, delle quattro maxi sportive pronte per noi ai box.

 

La versione stradale resta sempre un ottimo compromesso tra pista e strada, facile da portare al limite, anche se evidenzia qualche limite nel “Tempio della velocità”. L’impianto frenante e l’idraulica delle  sospensioni troppo libera,  dopo qualche tornata,  fanno sentire i propri limiti. Lo spazio di arresto tende, infatti, ad aumentare e la corsa della leva del freno anteriore si fa sempre più lunga e spugnosa, fino a rendere difficoltoso il punto di frenata.

 

La versione stock, campione del mondo 2010, è davvero quello che ciascun proprietario vorrebbe dalla sua S 1000 RR. 12 kg in meno e 15 cv in più rendono questa Stock ancora più scattante e maneggevole tra le varianti della Roggia e dell’Ascari. Le sospensioni, ben più sostenute rendono la guida maggiormente precisa, soprattutto al curvone dove si riescono a disegnare traiettorie millimetriche, senza quel fastidioso trasferimento di carico amplificato ad ogni cambiata. Probabilmente la frenata è la cosa che ci ha sorpreso di più. Alla prima pinzata ci siamo trovati il posteriore ad una spanna da terra. Anche se “lunghi” si può sempre poi contare su una forza frenante consistente, premendo a fondo la leva.

 

La versione SBK di Ayrton Badovini, ci incute un po’ timore, ma una volta lasciati i box ci rendiamo conto che si tratta di una Stock con più cavalli, circa 20 CV in più, ma soprattutto ancora più maneggevole grazie  ad altri 14 kg in meno. Guidare una SBK potrebbe sembrare più complicato, ma girando ad una manciata di secondi dal limite della moto, risulta addirittura più semplice della versione Stock. L’erogazione è molto linerare, il traction controll “addomestica” quando serve i 220 cv e ci regala delle lunghe derapate controllate all’uscita della parabolica. Il motore spinge forte dai 6.000 giri, ma a 12.000 giri si scatena l’inferno e ci si ritrova in un istante con l’ago del contagiri al limitatore, posto a 14.500 giri, e la ruota anteriore spesso ad una spanna da terra. La spaziatura dei rapporti del cambio è più ravvicinata rispetto alla versione stock e questo consente di perdere solo 500/700 giri tra una cambiata e l’altra. In fondo al rettilineo voliamo a 310km/h, ma grazie ai circa 30kg in meno e ad un impianto frenante di primissimo livello riusciamo addirittura a “staccare” più avanti rispetto alla versione stradale.

 

La versione Factory di Haslam ci regala ancora qualche emozione in più, l’erogazione è più appuntita e la “spinta” dei cavalli, superata la soglia dei 12.000 giri, è ancora più marcata. Sembra anche che la curva di potenza sia più corposa in alto, rispetto alla versione italiana. La moto sembra addirittura più stabile, forse merito anche della posizione di guida più naturale rispetto a quella della moto di Badovini, su cui è leggermente più sacrificata. Il sogno si infrange quando un cartello Box compare all’orizzonte….bisogna essere dei piloti veri per meritarsi a lungo queste moto!

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