Lione (FRANCIA) 10 giugno 2010 – GIORNO 1 Arrivo a Mandello del Lario (Lecco) poco prima delle otto del mattino, con qualche minuto di anticipo sull’appuntamento: giusto il tempo di un caffè al bar di un distributore con esposto in vetrina un Falcone color avorio, che sembra appena uscito dalla fabbrica. Tutto qui profuma di Moto Guzzi, dall’omonimo circolo canottieri al cartello posto sotto il nome del comune che recita “città dei motori”. Incontriamo il gruppo davanti al cancello della sede storica al 57 di via Parodi, tutti già in fibrillazione per il viaggio che ci attende. Già, perché siamo qui per accodarci ai fedelissimi guzzisti, coordinati dal Moto Guzzi World Club, che assisteranno alla Bikers Classic, la seconda prova del Campionato del Mondo di moto storiche che si svolgerà nel fine settimana sul mitico circuito di Spa-Francorchamps. Il programma della Bikers Classic prevede, oltre alla 4 ore di Endurance in cui si sfideranno 11 team Moto Guzzi, la sfilata delle più famose Moto Guzzi da competizione, dalla Bialbero 350 del 1953 alla 8 Cilindri del 1956. Per tutti i possessori delle due ruote di Mandello sarà anche possibile fare 2 tornate dei 7 km di asfalto che compongono il circuito. Il programma è davvero ricco, e i nostri compagni di viaggio non vedono l’ora di mettersi in movimento, anche perché oggi ci attendono più di 500 km. Raggiungeremo infatti Lione, per la nostra prima tappa di avvicinamento verso il Belgio; lì faremo visita al concessionario Moto Guzzi “Nomade 69”, dove incontreremo altri guzzisti transalpini che si uniranno al nostro gruppo. Dopo una breve presentazione, si monta in sella. Ci sono delle Norge, delle Stelvio, una V11 e una Griso Special Edition. In un angolo due piccole V7, una Classic e una Cafè Classic destinate agli accompagnatori. La più sportiva è l’unica rimasta. Tra lo stupore generale partiamo in anticipo rispetto al programma e raggiungiamo Milano, per poi imboccare l’autostrada verso Torino. A 130 all’ora il motore della Cafè Classic frulla allegro a 5.000 giri. Noi lo siamo un po’meno, anche perché a causa delle vibrazioni, alla prima sosta caffè-benzina a Novara abbiamo già perso la sensibilità di ogni parte del corpo che è stata a contatto con la moto. Proponiamo quindi uno scambio all’altro accompagnatore, non entusiasta della sua cavalcatura, e ci accomodiamo sulla V7 Classic. Bastano pochi chilometri per renderci conto che la posizione di guida ci si addice maggiormente e che il propulsore sembra trasmettere meno vibrazioni sia sulle pedane, sia sul manubrio; chi guida ora la Cafè Classic ha le stesse nostre sensazioni: ognuno ha trovato la giusta compagna di viaggio. Visto che il tempo sembra tenere, decidiamo di abbandonare l’autostrada a Susa, per attraversare il confine con la Francia al valico del Moncenisio (2.083 mt s.l.m.). Curva dopo curva la temperatura scende rapidamente fino a toccare gli 8 gradi, dai 28 a cui eravamo abituati in pianura. Il freddo è intenso, ma non ci impedisce di godere del panorama delle montagne e dei mille rivoli d’acqua che scendono dai fianchi dei declivi. Dopo esserci arrampicati sugli ultimi tornanti del valico ci accomodiamo a tavola per il pranzo, consistita in un piatto di carne e patate fritte per tutti. La discesa sul versante francese è molto più dolce, e un timido sole fa capolino per pochi minuti, bucando il tetto plumbeo che ci aveva accompagnato fin da Torino. Raggiungiamo di nuovo l’autostrada. Lo stillicidio di barriere di pagamento francesi, sistemate a pochi chilometri l’una dall’altra, è una fonte di distrazione che spezza la monotonia dei rettilinei autostradali. Il percorso fino a Lione è lungo, e la sonnolenza dovuta alla digestione si fa decisamente sentire tanto che siamo costretti a fare una sosta caffè extra per non addormentarci. Il paesaggio scorre veloce davanti alla visiera, e poco dopo Chambéry una intensa fragranza di lavanda riempie il casco. Subito cerco qualche campo con i caratteristici fiori viola, ma non ne vedo. Si possono immaginare gli odori? Arriviamo a Lione in pieno drive-time di rientro, ma riusciamo comunque a restare compatti e a non perdere la nostra guida fino a destinazione al concessionario “Nomade 69”, dove sotto ad un gazebo che espone lo stemma Moto Guzzi, ci attendono un buffet e i nuovi compagni di viaggio che rivedremo il giorno seguente. Sotto qualche goccia di pioggia arriviamo in albergo, ceniamo e poi dritti a letto: domani ci attendono altri 450 km fino a Metz, con tappa a Digione per raccogliere altri aquilotti. A fine giornata mi ha stupito la facilità con la quale la piccola V7 mi ha fatto percorrere tutta quella strada, trattando bene i miei polsi, la mia schiena e soprattutto il mio didietro.