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MT-10: ecco perché i giapponesi l’hanno disegnata così

La prova della Yamaha MT-10 ci ha confermato che la nuova maxi naked di Iwata è un mostro! Una moto estrema nelle prestazioni e con un’estetica che non fa nulla per nascondere una personalità a dir poco originale. Vi spieghiamo la filosofia che sta alla base del suo look

In attesa della comparativa…

In questi giorni trovate in edicola Motociclismo di luglio, un numero ricchissimo. Ma per chi si chiedesse che fine hanno fatto le maxi naked (Aprilia Tuono V4 1100 FactoryBMW S 1000 RDucati Monster 1200 RKTM 1290 Super Duke R Special Edition,Yamaha MT-10), della cui comparativa su strada e in pista vi abbiamo dato qualche assaggio sui social, confermiamo che sarà pubblicata sul numero di agosto,, quindi cominciate a prenotarlo. Qui torniamo su una delle protagoniste, la più attesa dell’anno e la più discussa: laYamaha MT-10. In attesa del confronto con le rivali, ricordiamo che su Motociclismo di giugno c’è il test su strada firmato Aldo Ballerini, mentre cliccando qui trovate l’intervista in cui Oliver Grill (product planning) racconta come la R1 si è trasformata nella MT-10, cosa si è perso, cosa è rimasto e cosa… si è guadagnato.

Dark side of Iwata

Non è un mistero che uno degli aspetti più controversi della nuova maxi naked sportiva giapponese sia il design, elemento che ha fatto discutere fin dalla presentazione al Salone di Milano 2015. Alla presentazione di Almeria (Spagna) abbiamo ovviamente cercato di approfondire l’argomento e, dopo aver parlato con chi ha disegnato la moto, abbiamo capito che di certo non è la classica e rassicurante naked giapponese, quella che piace subito, ma che dopo qualche mese sembra già sfiorita. Al contrario, serve un po’ di tempo in più per digerire le linee forti gli spigoli appuntiti, le superfici acrobatiche della MT-10. Ci è stata presentata in una vecchia fabbrica riadattata a locale underground e in quelle atmosfere, le stesse che puoi immaginare nella Tokyo by night dove è nata, tra neon colorati, graffiti fluo alle pareti e cemento, è stato più facile apprezzarla. Allora capisci l’idea dei designer, creare una linea inaspettata, come ci dice Tomori Miura: “Volevamo evitare che la moto fosse considerata come un’altra 4 cilindri naked giapponese”. E si riesce così a comprendere - se non apprezzare - le forme scolpite e la voluta sproporzione nella distribuzione delle masse, decisamente sbilanciata in avanti. 

Non solo cattiveria

Assieme a questo ci sono gli obbiettivi funzionali: la MT doveva essere comoda da guidare tutti i giorni, ma allo stesso tempo leggera, occorreva disegnare una protezione contro il vento e prevedere la possibilità di montare uno schermo protettivo più ampio e un paio di borse laterali.
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