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Enduro, Six Days 2015: pazzesca vittoria della Francia, Italia quarta

La commissione gara decide di ritirare le squalifiche inflitte ad alcuni piloti nel Day3 e così la Francia balza dall’ultimo al 1° posto. Australia a solo 1’, poi la Spagna. L’Italia sale sul 3° gradino del podio nel Junior Trophy. Foto e classifiche dei risultati finali

Enduro, six days 2015: pazzesca vittoria della francia, italia quarta

Ciò che è successo questa settimana in Slovacchia ha dell’incredibile. Innanzitutto per il fatto che la Giuria Internazionale della Six Days 2015 ha confermato la decisione del Direttore di Gara di squalificare otto piloti (l’italiano Manuel Monni, i francesi Marc Bourgeois, Anthony Boissiere e Jeremy Joly, lo statunitense Taylor Robert, gli spagnoli Lorenzo Santolino e Cristobal Guerrero e l’inglese David Knight), in seguito al fatto che questi hanno saltato – involontariamente - un controllo timbro durante il terzo giorno dell’ISDE (qui le foto dei primi tre giorni). Dopo ore di discussione, la decisione era rimasta sub judice e per questo motivo agli atleti era stato concesso di prendere il via giovedì, pur essendo considerati esclusi. In seguito ad un appello presentato dalla Federazione Motociclistica Francese (FFM) e da quella Britannica (ACU), la Corte Disciplinare Internazionale (CDI) della FIM ha riammesso gli otto piloti. La classifica è quindi cambiata nuovamente e questa decisione si è rivelata decisiva per le sorti della Six Days stessa.

 

Niente da fare, i francesi sono i più forti

L’Australia ci ha provato fino all’ultimo, ma non c’è stato niente da fare. Dopo aver dominato i primi quattro giorni, gli australiani credevano di avere la vittoria in pugno, visto il buon margine di vantaggio sull’Italia, ma non avevano fatto i conti con la decisione finale della CDI. Al termine del Day5 (qui la gallery della seconda parte di gara) la Francia si è trovata così prima in classifica, con il solo compito di dover gestire la situazione nel Day6, giorno in cui si disputa la breve manche di Motocross. L’andamento della Six Days 2015 per il Team Francia è stato una vera e propria ascesa, dal 3° al 1° posto (passando per il 23°), incrementando il ritmo giorno dopo giorno e mettendo gli avversari in seria difficoltà. Gli australiani hanno tentato il tutto per tutto nella manche di Cross, ma sono riusciti a recuperare solo 1 dei 2’ di ritardo dai transalpini. Anche senza Antoine Meo e Pela Renet, giusto per fare due nomi, i francesi si sono confermati al vertice della disciplina, aiutati anche dalla fortuna, vista la riammissione dei piloti squalificati. La medaglia di bronzo è andata alla Spagna, staccata di oltre 10’ dai leader. Al 4° posto troviamo l’Italia, con un gap di 13’ dalla Francia.

 

Bravi, ragazzi

Nella giornata finale Davide Guarneri (TM 300 2T) si è tolto la soddisfazione – e guai se non fosse successo – di firmare il 1° tempo assoluto. D’altronde, il Motocross è la sua specialità. Un elogio va comunque fatto al “Potta”: esordire nell'Enduro direttamente alla Six Days non è proprio da tutti, esordire con ottime prestazioni (specie nel Day2) come quelle di Guarneri è un’impresa che solo i grandi campioni del motor sport riescono a portare a termine. Un applauso va fatto anche agli altri azzurri: a Manuel Monni, che nonostante un ginocchio grosso quanto il bacino ha tenuto duro e ha accettato con sportività la momentanea squalifica; al giovane Matteo Bresolin, che ha messo cuore e talento per rappresentare al meglio la nostra nazione; a Jonathan Manzi, capace di adattarsi ad una moto totalmente nuova in tempi record e registrare lui stesso tempi record nelle PS della Slovacchia; a Nicolò Mori, che con la sua KTM 450 sale anche sui muri e può correre venti Six Days di fila senza lamentarsi del minimo acciacco. Infine, ultimo in lista ma non per importanza, a Oscar Balletti, che nel fango del Day5 ha trovato il pane per i suoi denti e ha dimostrato al mondo intero che certi talenti ce li abbiamo solo noi. A loro un immenso grazie per aver tenuto alto l’onore della bandiera italiana.

 

Gran bretagna ok, usa ko

La Gran Bretagna chiude la top 5 grazie ad un brillante Jamie McCanney (Husqvarna) e ad un sempre presente David Knight (KTM). In un primo momento, in lotta per la vittoria, c’erano anche gli Stati Uniti. A dir la verità sono stati proprio loro ad imporre il ritmo nel Day1, salvo poi retrocedere in seconda posizione dietro all’Australia. Il 22° (nonché penultimo) posto finale degli USA è facilmente spiegabile se si considerano i forfait di Kailub Russell (KTM) nel Day3 e di Thaddeus Duvall (Husqvarna) nel Day4.

 

Junior trophy: l’italia dal 6° al 3° posto!

Impresa riuscita: Michele Marchelli (Husqvarna), Nicolò Bruschi (Honda), Matteo Pavoni (KTM) e Mirko Spandre (KTM) sono riusciti a far sventolare la bandiera italiana sul 3° gradino del podio alla Six Days. Non è stato facile, soprattutto nella prima parte di gara. Gli azzurri hanno terminato il Day1 in quinta posizione, per poi scivolare al 6° posto nel Day2 e tornare al 5° nel Day3. Determinante è stato il Day5, nel quale la pioggia ha giocato un ruolo fondamentale e ha rimescolato le carte in gioco, evidenziando i piloti più talentuosi anche sotto il diluvio. Certo, gli australiani (guidati da Simmonds e Sanders) sono stati disumani e la Svezia ha dimostrato di avere un ottimo bacino di piloti (su tutti un elogio particolare al giovane Mikael Persson, leader del Mondiale 125, che con la sua “piccola” Yamaha ha dato paga a piloti con moto ben più potenti), ma anche i nostri italiani non hanno scherzato affatto. Marchelli è andato in crescendo, migliorandosi giorno dopo giorno grazie al sempre maggiore feeling con il 250 2T; Spandre è una sicurezza sul KTM 125; Bruschi si è ripreso dal recente infortunio e ha ottenuto prestazioni soddisfacenti e Pavoni (classe 1998, quindi ancora 17enne!) si è difeso con onore tra piloti molto più esperti di lui. I nostri azzurri sono stati in grado di vincere il confronto con i francesi, che schieravano piloti di tutto rispetto come Geslin, Nicolot, Abgrall e Delhaye De Maulde. Ancora una volta la Gran Bretagna chiude la top 5.

 

L’australia fa 2 su 3

L’Australia, dopo aver sfiorato la vittoria nel World Trophy e averla centrata nella categoria Junior, si aggiudica anche la Women’s Trophy, il torneo dedicato alle ragazze. Un abisso (ben 55’) il distacco inflitto alle colleghe francesi, a loro volta con 20’ di vantaggio sulle rivali svedesi. Il Moto Club Italia ha terminato al 24° posto: i giovani azzurri erano partiti alla grande con la vittoria nel Day1, salvo poi scivolare in quarta posizione per alcuni errori di guida del 16enne Andrea Verona (alla prima apparizione ufficiale sul 125!) e poi retrocedere addirittura in 37esima posizione per problemi tecnici alla moto di Ivan Coniglio. Insieme a Lorenzo Macoritto, gli azzurrini si sono fatti coraggio e sono stati in grado di rimontare fino al 24° posto, ma con tempi cronometrati sempre da primi della classe. Infine, Husqvarna (Bellino, Betriu, McCanney) batte Yamaha (Green, Milner, Ralston) nel trofeo Manufactures Award per 1,51”! Che pazza Six Days!

 

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