di Paola Verani - 17 May 2023

È ora di riflettere

La visibilità del motociclista sulla strada non dipende solo dalle diverse condizioni di luce, ma da cosa indossiamo: capi e caschi chiari, inserti reflex, abbigliamento fluo... facciamo luce sul tema!

Per molto tempo la nostra sopravvivenza nel buio è rimasta legata alla luce dei fari della moto e a quelle sottili fettucce reflex applicate su gran parte dei capi che indossiamo, note col nome di code di topo: dagli stivali ai guanti, passando naturalmente per giacche e pantaloni, tutto può essere decorato con inserti rifrangenti. E non abbiamo usato a caso la parola decorazione, perché nella situazione di assenza di normativa che regoli la visibilità del motociclista, il contributo delle Case rischia di essere mera decorazione. Ciascuna azienda è libera di dosare il livello di rifrangenza da spalmare sui propri prodotti, senza alcuna regola da seguire. E in Italia se un tema non è di moda non viene sviluppato. I Paesi Nordici, causa soprattutto condizioni meteo (nebbia, pioggia, ecc.) e di luce, limitanti, sono più sensibili sull’argomento. Sulle strade inglesi, per esempio, è molto più semplice motociclisti spalmati di bande riflettenti. Uno studio neozelandese che ha preso in considerazioni centinaia di casi di motociclisti coinvolti in incidenti stradali oltre a ricordarci che la maggior parte avviene in città a 50 km/h, rivela che i motociclisti che indossano abbigliamento reflex o fluorescente hanno il 37% in meno di possibilità di incorrere in incidenti; quelli che utilizzano un casco bianco anziché nero il 24 % in meno; e, ancora, quelli che utilizzano caschi chiari e non scuri il 19%. Secondo studi della 3M fatti sulla visibilità dei pedoni sulla strada un pedone che veste abbigliamento scuro è visibile da un automobilista che guida con gli anabaglianti da 20 metri, spazio che non consente di frenare in tempo e quindi di evitare l’impatto; lo stesso pedone vestito con capi chiari è avvistabile da 50 metri. Infine lo stesso anche se vestito di nero ma dotato di inserti rifrangenti è avvistabile da 150 metri. Altre ricerche aggiungono che con capi fluo si è visibili da 70 m. I materiali riflettenti Scotchlite della 3M funzionano secondo un principio che non esiste in natura per cui rimandano la luce alla loro sorgente. Sono composti da sfere di vetro “inventate” ai fine della sicurezza negli anni Venti, dall’osservazione degli occhi dei felini che, di notte, rinviano la luce dei fari delle auto. Una superficie riflettente tanto quanto un retrovisore o un trasparente di un faro se sporchi avranno delle performance inferiori, pertanto è bene seguire alcuni consigli per allungarne l’efficacia e quindi anche la vita. Fra le forze dell’ordine i vigili del fuoco sono gli utilizzatori più attenti al tema dell’abbigliamento ad alta visibilità e la loro divisa è l’unica a rispondere ad una normativa, la EN 471, che stabilisce i requisiti per gli indumenti atti a “segnalare la presenza dell’utilizzatore, in situazioni pericolose in qualunque condizione di luce diurna e alla luce dei fari dei veicoli nell’oscurità”. Più semplicemente prescrive quanto materiale rifrangente deve essere presente, ma anche quanto materiale di fondo fluorescente, perché un capo ad alta visibilità lo deve essere anche di giorno, anche perché la nostra visione funziona per contrasto. Catarifrangenza e fluorescenza non sono due sinonimi, tanto è vero che indicano due modi di “illuminare” affatto diversi: nel primo caso la luce incidente sulla superficie di una pellicola retroriflettente, viene rinviata alla sua fonte (mettiamo i fari di un’l’automobile), nel secondo caso ci troviamo di fronte alla proprietà di alcune sostanze (come certi pigmenti fluorescenti con cui sono colorati gli indumenti dei pompieri o dei gilet degli automobilisti) di assorbire luce ultravioletta ed emetterla nello spettro visibile consentendo una “luminanza” anche di giorno. In pratica sono più brillanti. La norma stabilisce anche dove deve essere applicato il materiale reflex. Applicando delle bande sulle maniche, per esempio, l’automobilista capisce che davanti a lui c’è una persona che, appunto, si muove, e non un oggetto. I vigili del fuoco hanno anche sviluppato norme tecniche legate alla loro attività che richiedono al capo particolari doti di resistenza al calore e alla fiamma. “Andrebbe fatta una normativa ad hoc per i motociclisti – ci dice un tecnico della 3M, azienda leader nella produzione di materiali riflettenti – ma nel gruppo di lavoro che nell’UNI si occupa di abbigliamento da moto non si parla di luminosità. Sono stati fatti diversi tentativi in questo senso ma senza successo. Forse anche perché i produttori sanno che l’utilizzatore finale non sarebbe disposto a spendere qualche euro in più per avere un capo più visibile. Sarebbe necessario stabilire dei requisiti minimi anche per il vostro abbigliamento, che possono anche non conformarsi del tutto con la EN 471. Le Case potrebbero decidere, per esempio, che le bande debbano essere inferiori ai 5 cm richiesti, quindi interpellare il gruppo dell’alta visibilità, di cui fa parte 3M, per concordare degli standard accettabili. Ma non ci sono per ora input in questo senso”. La multinazionale americana si occupa di visibilità dagli anni ’30, quando non riguardava ancora i tessuti bensì la segnaletica stradale, per cui ha cominciato a studiare i problemi legati alla percezione della cartellonistica (inclinazione, distanza, colori, ecc.) da parte dell’automobilista e, oggi, del motociclista che, rispetto al principio di funzionamento dei materiali riflettenti è meno sfavorito, in quanto l’angolo di osservazione, formato tra i fari della moto, il segnale e gli occhi del pilota è inferiore. La diffusione dei SUV ha alzato la seduta degli automobilisti allontanandoli dal fascio di luce prodotto dai fanali; inoltre la diffusione di fanali a scarica di gas, come quelli allo xeno, che producono una luce concentrata sulla strada e meno su tutto ciò che si stacca da essa, complica la percezione. Come si mantengono i materiali riflettenti? Per l’abbigliamento valgono le stesse regole che per la moto: plastiche, metalli vernici e tessuti non gradiscono trattamenti intensivi, come alta pressione, alta temperatura di lavaggio o detersivi aggressivi, sia di tipo basico (i normali detergenti), sia con componente acida (alcuni sbiancanti, candeggina). Qualunque normale prodotto per la pulizia delle superfici verniciate o detersivo per capi sportivi o il classico sapone di Marsiglia, può essere impiegato per la pulizia. Il lavaggio può avvenire sia a secco sia in lavatrice, ma in questo secondo caso è importante che il cesto sia pieno. Mediamente il materiale riflettente può durare dai 10 ai 40 cicli di lavaggio. Per essere sicuri di non sbagliare aiutatevi leggendo le etichette. Si deve sapere, comunque, che gli inserti riflettenti di alta qualità utilizzati indistintamente nell’abbigliamento motociclistico o nelle divise delle forze dell’ordine per ottenere le necessarie omologazioni devono superare molti test, tra cui quelli di resistenza all’abrasione, ai lavaggi, all’invecchiamento e di mantenimento di prestazioni minime anche se sporchi.

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