di Alfredo Verdicchio - 22 June 2022

Roam Motors, il progetto della prima moto elettrica africana

Cambia il nome da Opibus a Roam Motors, ma non l’obiettivo finale della startup keniota (con partecipazione svedese, nata nel 2017): motorizzare il Kenya - e i paesi vicini come il Ghana, il Congo, la Sierra Leone - con le proprie moto a “combustione” elettrica. Scoperti anche nuovi disegni depositati

Dopo aver fatto esperienza elettrificando vecchi veicoli fuoristrada utilizzati nei Safari e autobus per il trasporto pubblico, Roam Motors (ex Opibus) continua la sua idea di elettrificare la mobilità urbano africana realizzando moto di propria produzione perché sul mercato non c’è nulla che risponda alle esigenze del mercato africano, dove la robustezza, la versatilità, la facilità della manutenzione e l’economicità sono fattori primari.

Ecco, forse, perché le moto prodotte dalla startup keniota-svedese ricordano tanto le on-off che brulicano per le strade dei paesi in via di sviluppo (tipo le Baja, tanto per intenderci), semplici nella tecnica, con ciclistiche basiche, freni a tamburo, on-off quanto serve e con forme Anni 80 rese moderne dall’uso di linee tese e spigolose. Tutte soluzione adottate per tenere bassi i costi di produzione e, di conseguenza, avere prezzi di vendita competitivi rispetto alle concorrenti a benzina.

Nella dotazione di base di questa moto non manca il grosso portapacchi posteriore (in queste zone del mondo sono avvezzi al trasporto di grandi quantità di oggetti, come accadeva da noi fino a qualche decennio fa) a cui sono collegate delle vere e proprie pedane per i piedi del passeggero, utilizzabili all’occorrenza come supporti ausiliari di carico.

Sotto il finto serbatoio squadrato (che funge da portaoggetti), trovano posto due batterie estraibili dotate di un caricatore portatile e collegabile a qualsiasi presa, anche se nei programmi della startup afro-svedese c’è la realizzazione di stazioni di ricarica dove sostituire le proprie “pile” scariche con altre pronte all’uso, creando così una sorta di ecosistema sulle orme di altre Case orientali (vedi le GoStation di Gogoro usate anche da Yamaha e Kymco con iOnex).

Ad oggi Roam Motor ha in circolazione 150 moto-test, su cui stanno basando il continuo sviluppo del prodotto finale. Tra le loro caratteristiche sono da evidenziare i 200 km di autonomia, una velocità massima dichiarata di 90 km/h e un tempo di ricarica per singola batteria di circa 4 ore.

A guardare i nuovi disegni depositati (divulgati dai colleghi di Cycle World) e confrontandoli poi con le immagini della moto in produzione, si nota come Roam Motors abbia sì ritoccato l’estetica della moto ma anche riposizionato il motore all’interno del telaio, spostandolo da sotto il pacco batteria alle spalle dello stesso, così da centrare le masse, garantire un tiro catena ottimale e permettere l’alloggiamento di due batterie (e non più una come a inizio progetto).

Secondo quanto riportato da un articolo della CNN pubblicato a marzo, l’obiettivo di Roam Motors è di produrre 12.000 moto nel 2023 per il mercato africano (grazie anche a un accordo di fornitura con Uber).

Per quanto riguarda il prezzo di vendita, la versione a singola batteria costa 1.500 dollari (1.420 euro), mentre il prezzo di quella a due batterie dovrebbe attestarsi intorno ai 2.050 dollari, all’incirca 1.950 euro.

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